Il cinema del 2018 ha prodotto un capolavoro in ogni genere
Il 2018 è stato un anno pieno di grandi pellicole cinematografiche la quali hanno fortunatamente il potere di vedere nella settima arte ancora un grande potenziale che vive rispettando la televisione, la grande serialità, netflix e le paytv senza mai farsi sopraffare.
Alle porte delle grandi cerimonie che premiano i migliori film e alle porte di un nuovo anno, ripercorriamo i 10 film che hanno segnato questo 2018.
Molti titoli appartengono alle nomination degli Oscar, altri biopic altri ancora a grandi autori del cinema italiano. Un mosaico che mostra tutte le sfaccettature dei film contemporanei.
10. Ready Player One – Steven Spielberg
In un prossimo futuro, l’adolescente emarginato Wade Watts scappa dalla sua squallida casa collegandosi ad OASI, una utopia nel mondo virtuale della rete dove gli utenti possono vivere delle idilliache vite alternative. Quando l’eccentrico miliardario che ha creato l’OASIS muore, offre la sua vasta fortuna, come premio in una elaborata caccia al tesoro. Insieme a giocatori provenienti da tutto il mondo, Wade si unisce all’avventura, e si trova rapidamente contrapposto a potenti società nemiche e ad altri concorrenti senza scrupoli che faranno di tutto, nelle oasi o nel mondo reale, per raggiungere il tesoro per primi.
Il film è l’adattamento del romanzo “Player One” di Ernest Cline il quale ha partecipato alla stesura della sceneggiatura insieme a Zack Penn, mentre Steven Spielberg è stato producer e regista.
Un film distopico che ci fa sentire in un futuro troppo vicino al quale non siamo realmente pronti, ma che si basa su un forte legame al passato, la pellicola infatti è piena di citazioni del mondo anni 80, alcune comprensibili a tutti gli spettatori, altri solo ai più attenti. Una favola futuristica dove alla fine conta solo chi sei veramente.
9. Sulla mia pelle – A. Cremonini
Il film racconta i sette giorni che hanno preceduto la morte di Stefano Cucchi, un geometra trentenne romano che, nell’ottobre 2009, venne arrestato con l’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti. Processato per direttissima, venne tradotto nel carcere di Regina Coeli in regime cautelare. Pochi giorni dopo, ne uscì cadavere: sul suo corpo, evidenti segni di violente e inaudite percosse. La famiglia Cucchi ha iniziato una lunga battaglia legale per chiarire la vera dinamica e i colpevoli della morte di Stefano.
Il film fuori concorso apre, dopo First Man, la 75esima Mostra del Cinema di Venezia. Prodotto da Netflix e uscito solo in poche sale italiane, il film ha conquistato la quasi totalità del pubblico. Tutta la sua forza sta nella storia, reale, cruda, di sofferenza e fragilità. Lo spettatore non riesce a non empatizzare con Stefano Cucchi, solo grazie alla magistrale interpretazione di Alessandro Borghi, uno degli attori italiani miglio di questa generazione e che con questa interpretazione, dove ha dovuto perdere oltre 20kg, e dove alla fine sentiamo il paragone con la voce originale di Cucchi, così simile da far rabbrividire, ne ha dato dimostrazione.
La regia di Cremonini si avvicina più ad uno stile documentaristico che narrativo, il film ti emoziona ma probabilmente se la storia non fosse stata di questa portata, sarebbe risultato noioso e prolisso.
8. A star is Born – B. Cooper
Jackson Maine, attore e cantante di musica country, intuisce il potenziale artistico di Ally e la aiuta a raggiungere il successo. Nel frattempo, fra i due nasce l’amore. Ma, mentre Ally scala le vette della fama, Jackson precipita nella spirale dell’alcool.
Ennesimo remake del film originale del 1937, questa volta a prendere il timone del progetto saranno Bradley Cooper e Lady Gaga. La loro forza sta nell’esserci per la prima volta cimentati in un ambito che non hanno mai sperimentato al cento per cento. Bradley Cooper, attore di successo, si cimenta nella regia e si rivela un grande cantante mentre Lady Gaga seppur aveva già avuto un ruolo secondario in American Horror Story, stavolta è la protagonista. Il tutto funziona per la fiducia reciproca come artisti.
Il film non ha una storia originale e la regia è debole, si nota la mano inesperta di Cooper e forse volutamente un po’ vintage. Tutta la forza sta nella musica e nella voce di Lady Gaga, senza di lei il film non sarebbe stato lo stesso.
7. Dogman – M. Garrone
In periferia, il mite Marcello lavora come toelettatore di cani e si dedica interamente alla figlia. Simone, prepotente e violento, temuto dall’intero quartiere, tiranneggia e umilia Marcello, approfittandosi di lui e della sua paura.
Il film forse più amato dalla critica ha visto deluse tutte le sue aspettative rimanendo escluso dalle nomination sia dei Golden Globes che dagli Oscar. Il cinema italiano contemporaneo che non smette di guardare al grande passato neorealista, una storia vera e un personaggio reale, caratteristico, non professionista come Marcello Fonte, ha reso questo film un capolavoro.
Seppur la pellicola non ha avuto le nomination sperate, Marcello Fonte vince il premio come Miglior attore al Festival di Cannes, il Nastro d’Argento come miglior attore protagonista e l’European Film Award come miglio attore.
6. Roma – A. Cuarón
Città del Messico, anni Settanta. Cleo è una domestica a servizio presso una famiglia borghese in un quartiere della città conosciuto come Roma. È un momento cruciale della storia messicana, un periodo di disordini politici e cambiamenti sociali profondi.
Un film poetico, in bianco e nero, che racconta la storia di un paese e la storia di alcune donne. Così diverse ma così simili che affrontano un periodo storico complesso, che il film fa rivivere a trecentosessanta gradi. Qui ciò che più affascina è una regia curata nel dettaglio, l’attenzione ai particolari, come la scena del parcheggio dell’auto da parte del pater familias, assente e traditore, e della madre, premurosa e accogliente. Due montaggi a confronto capaci di mostrare le due personalità dei personaggi.
Il film prodotto da Netflix è uscito sulla piattaforma il 14 dicembre e ha vinto il Leone d’Oro alla 75 Mostra del cinema di Venezia che vedeva Guillermo Del Toro alla giuria.
5. L’isola dei cani – W. Anderson
Giappone: Atari è un ragazzo di 12 anni alla ricerca di Spots, il suo fedele cane, finito su un’isola piena di rifiuti e abitata da altri cani esiliati laggiù perché hanno contratto una malattia contagiosa.
Il capolavoro in stop motion di Wes Anderson che metter sullo schermo tutti gli elementi più complessi del cinema, bambini, animali e distopia, coniugandoli in una fiaba magica che prende riferimenti dai manga, dalla pittura ottocentesca e al teatro.
4. Bohemian Rhapsody – B. Singer
Il film racconta la storia di Freddie Mercury e della band di cui era il frontman, i Queen, dalla loro formazione fino al concerto per il Live Aid del 1985.
I fan di Freddie Mercury lo hanno odiato, gli spettatori medi lo hanno amato, la critica si è divisa. Che si amino o no i Queen, è una pellicola che emoziona e che seppur i problemi produttivi hanno visto il lavoro di due registi diversi, il film è coerente e il concerto finale di Wembley viene raccontato perfettamente inquadratura dopo inquadratura.
È impossibile creare in biopic perfetto, Bohemian Rhapsody infatti manca di coraggio, non scava la personalità controversa di Freddie, lascia tutto sottinteso tutto in superficie, basta uno sguardo con un uomo nel bagno o un tavolo in cristallo sporco di coca per far capire tutto quello che sta passando. Manca la tridimensionalità della storia ma soprattutto del personaggio che però è stato interpretato da un Rami Malek perfetto nel ruolo.
3. Tre Manifesti a Ebbing, Missouri – M. McDonagh
Frances McDormand è una madre in cerca di giustizia, l’antieroina furiosa di una commedia provocatoria, cruda e divertente, dove la rabbia genera una valanga di rabbia.
L’interpretazione di Frances McDormand coniuga tutti i personaggi del film, un ex marito fallito e un poliziotto razzista e omofobo. Ha una forte sceneggiatura basata sull’humor nero seppur si stia parlando del dolore atroce che può provare una donna per la scomparsa di una figlia e che è pronta a combattere contro tutto e tutti pur di avere giustizia.
2. Chiamami col tuo nome – Luca Guadagnino
Estate 1983, tra le province di Brescia e Bergamo, Elio Perlman, un diciassettenne italoamericano di origine ebraica, vive con i genitori nella loro villa del XVII secolo. Un giorno li raggiunge Oliver, uno studente ventiquattrenne che sta lavorando al dottorato con il padre di Elio, docente universitario. Elio viene immediatamente attratto da questa presenza che si trasformerà in un rapporto che cambierà profondamente la vita del ragazzo.
Una poesia raccontata con le immagini. Luca Guadagnino si cimenta con una storia non sua ma che la stravolge con una regia dall’ampio respiro, calma e curata che cala perfettamente i due protagonisti nel loro tempo e nel loro luogo raccontando finalmente di una relazione omosessuale, come “solo” una storia d’amore.
1. Loro – Paolo Sorrentino
Faccendieri ambiziosi e imprenditori rampanti, cortigiane, politici corrotti, giullari, acrobate: è il circo intorno a Silvio Berlusconi, nella rielaborazione a fini artistici messa in scena da Paolo Sorrentino. Il film, rimanendo ai margini della sostanza etica della storia che racconta, prima di tutto mette al centro, Loro, quelli che contano poco, gli squallidi frequentatori del circo; solo più avanti, chiamato per nome proprio, Lui-Lui, Silvio. Davanti alla sua corte, appare generoso, simpatico, ingiustamente isolato e vessato da una moglie depressa e radical-chic che legge Saramago credendosi un’intellettuale.
Paolo Sorrentino è uno dei registi più acclamati del panorama italiano, e con questo biopic affascinante, irriverente e provocatorio delinea ancora di più il suo stile di racconto. Fra i due capitoli del film c’è un abisso: Loro 1, un film su Silvio Berlusconi senza Silvio Berlusconi. Incoerente? Ambizioso? Sì, ed è per questo che funziona; non si può parlare di Silvio senza prima conoscere il suo mondo, la sua gente e i suoi intrecci. Tanti personaggi ben gestiti, attori sensazionali (soprattutto l’interpretazione di Toni Servillo) e un montaggio ritmico veloce e incalzante.
Loro 2: C’è Silvio, la personalità politica e dello spettacolo più controversa, esagerata e discussa, ma il film segue un altro filone, segue Berlusconi l’uomo; e la regia lo accompagna con un tono molto più lento, quasi stucchevole, manca la verve del primo capitolo.