Dal 2 febbraio su Netflix si può vedere il docu-film diretto da Feliciy Morris dal titolo Il truffatore di Tinder. La storia vera è quella di Shimon Hayut, 31 anni, che seduceva donne ricche usando Tinder. Si spacciava per Simon Lievev, un miliardario e capitalista di diamanti e creava finti nemici dai quali scappava. Addirittura, aveva impiegato finti soci e collaboratori e si faceva vedere con delle finte guardie del corpo per rendere la sua copertura più credibile possibile. In questo modo, riusciva a farsi dare grosse somme di denaro dalle malcapitate, con la promessa di ridare tutto. Hayut è stato arrestato nel 2019 in Grecia
La determinazione di una donna diventa un’arma molto forte
Cecilie sa che non è per niente facile trovare l’amore in rete. Infatti, fa fatica a credere che un uomo single e ricco potrebbe essere quello giusto per lei. Cecile, però, si accorge troppo tardi che l’uomo le sta mentendo, perché quest’ultimo le ha già fregato i soldi. Così, finisce l’aspetto sentimentale e inizia quello del thriller. Cecilie vuole vendicarsi. Viene a sapere che lei non è stata l’unica a essere stata truffata. Insieme a lei ci sono tante altre donne e sono tutte pronte a vederlo dietro le sbarre. Le malcapitate hanno dichiarato che Hayut all’inizio le ammaliava con regali e viaggi e lo faceva usando il denaro delle sue precedenti relazioni. Una volta conquistate, chiedeva a loro dei soldi per potersi proteggere, visto quanto era importante nel mondo degli affari.
Il truffatore di Tinder è un docu-film che vuol far riflettere
Dopo essere stato catturato, Hayut si è dichiarato innocente e ha dichiarato in tv: “Mi hanno usato per la mia vita, hanno ricevuto regali costosi e tutto il resto. Quando ho chiesto aiuto hanno accettato di aiutarmi e sanno che ho dei problemi. Non sono scappato da nessuno, sono tutte fake news e bugie”. Hayut è stato condannato a un anno e tre mesi di prigione e a pagare 43.289 dollari di risarcimento. È stato rilasciato cinque mesi dopo. I produttori del documentario-film, però, sono stati precisi nella realizzazione dell’opera. Perché non si vuole divinizzare questo tipo di app, ma far pensare che le truffe si nascondono ovunque. Di questi tempi, soprattutto, online è molto più facile beccarle e farsi travolgere, senza quasi accorgersene.