Il bandito
Il bandito si chiama Sante Pollastri: nasce a Novi Ligure il 14 Agosto 1899 in una famiglia povera, e viene pertanto cresciuto a pane e miseria.
Il suo carattere ribelle e violento fa sì che gli venga ben presto attribuito un nomignolo dai compaesani: “Rangugin“, ovvero “attaccabrighe“.
A 11 anni è già un pregiudicato; amante della bicicletta, Pollastri sfreccia ogni giorno su di essa per commettere rapine e furti, diventando ben presto il criminale più ricercato dell’intera città. È considerato anche un omicida ed un anarchico, ed è inoltre a capo di una banda di gente forse fin peggio di lui.
Non gli manca nulla, insomma.
Le forze di polizia, per quanto si impegnino, non riescono però a catturarlo. Sante è troppo furbo e lesto, e nessuno è in grado di prevederne le mosse.
“Sante è il bandito, ha troppo vantaggio.”
(Francesco De Gregori, “Il bandito e il campione“)
Il campione
Il campione si chiama invece Costante Girardengo. Nasce anche a lui a Novi Ligure, ma sei anni prima di Sante, nel 1893, il 18 di Marzo. È il quarto di sette figli in una famiglia di contadini.
Intelligente e assennato, dopo le elementari inizia a lavorare nella ferramenta Cavanna (famiglia proprietaria anche della omonima scuderia), il che gli permette di sfruttare la sua grande passione, quella della bicicletta. È infatti sulle due ruote che il giovane Costante sfreccia per le vie del paese facendo le consegne ai clienti.
Ben presto per lui la bici si evolve, diventa qualcosa di più di un semplice mezzo di trasporto: diviene una compagna indissolubile di vita.
Le prime gare di ciclismo Girardengo le fa che è solo un ragazzino, con un premio in palio di appena due lire: le vince tutte, neanche a dirlo, e viene soprannominato “l‘Omin di Novi“. Non eccelle in nulla ma brilla in tutto, così dicono di lui i suoi compaesani, e chiunque vuole un gran bene a quel ragazzo dolce e in gamba.
Intanto il suo percorso sulle due ruote continua: Girardengo partecipa a diverse “Classicissima“, vincendone sei, dal 1914 al 1933. Vince anche due giri d’Italia, 3 giri in Lombardia e ben 9 campionati italiani (record assoluto), arrivando persino a sbaragliare il campione più noto del ciclismo, Alfredo Binda, nel 1928.
Ora Girardengo non è più chiamato “l’Omin di Novi“. Ora è diventato “Il campionissimo“.
“Vai Girardengo, vai grande campione, nessuno ti segue su quello stradone.”
Francesco De Gregori (“Il bandito e il campione”)
La promessa del campione
Velodromo d’inverno: Parigi, 1927.
Un agguerrito Girardengo partecipa alla Sei Giorni, ed è già in pista, sfrecciante e prossimo alla vittoria.
Ma questa volta c’è qualcosa di diverso.
Questa volta, tra il pubblico, c’è un ospite d’eccezione. È Sante Pollastri, il famoso bandito italiano, da sempre appassionato di ciclismo.
La Francia però ancora non lo conosce, non è un ricercato così famoso d’oltralpe, per cui può godersi in santa pace la corsa di Girardengo.
Che poi no, a dispetto della canzone di De Gregori Sante e Costante non sono mai stati grandi amici d’infanzia. Molto probabilmente si conoscevano, questo sì, provenendo dalla medesima città e avendo fatto parte entrambi della scuderia Cavanna per un certo periodo di tempo, ma nulla più di ciò. Tuttavia è proprio in occasione della Sei Giorni che i due si avvicinano realmente: complice la medesima passione di lunga data per la bicicletta e le simili origini povere, il bandito Pollastri durante una pausa dalla gara si accosta al campione Girardengo, e i due iniziano a conversare come se davvero si conoscessero da sempre.
Sante si apre fin da subito con l’altro; gli racconta del suo passato, ed anche del suo presente da criminale. Gli confida persino i suoi piani futuri. Sono lontani da orecchie indiscrete, è ovvio, ed oltretutto Girardengo promette solennemente a Pollastri di non rivelare ad anima via ciò che si sono detti quel giorno, in nome di quell’ amicizia appena sbocciata che entrambi sperano di riuscire a portare avanti.
Le strade dei due uomini tornano però a separarsi, poi. Girardengo torna in Italia, deve prepararsi per una nuova gara, mentre Pollastri rimane ancora un po’ in Francia, per rimanere ancora per un po’ lontano dalle continue ricerche e taglie che pendono sulla sua testa nel Bel Paese.
L’arresto del bandito
10 Agosto 1927.
Sante Pollastri si trova alla stazione metropolitana parigina della Station.
È solo, quando viene d’improvviso circondato dalle forze di polizia, braccato, arrestato per tutti i crimini che ha commesso fin dalla più tenera età. Il bandito non si ribella: a testa bassa, si lascia condurre in centrale, sconfitto.
Ed ecco che le voci di tradimento iniziano a correre, veloci come un pensiero; si dice infatti che Girardengo, una volta rientrato in patria, abbia denunciato Pollastri alle forze dell’ordine, mettendole dunque sulle sue tracce, e che esse abbiano collaborato con la gendarmeria francese per catturarlo una volta per tutte.
“Quel traguardo volante ti vide in manette, brillavano al Sole come due biciclette. Sante Pollastri il tuo giro è finito, e già si racconta che qualcuno ha tradito”.
Francesco De Gregori (“Il bandito e il campione”)
La fine del bandito e del campione
Sante Pollastri è condannato all’ergastolo.
Rimane però in prigione solo per 32 anni, perchè poi viene graziato dal Presidente della Repubblica. Ed anche in tale frangente c’è un’altra diceria, meno famosa della precedente, però: sembra sia stato infatti proprio Girardengo a favorire il suo rilascio, ponendo una testimonianza a suo favore.
Comunque sia, Sante esce di prigione, viene reintrodotto nel mondo, e diviene un venditore di stoffe, lavoro umile che gli permette di condurre una vita modesta, come è sempre stato abituato a fare.
Sante Pollastri, il bandito, muore nel 1979, il 30 Aprile.
È sopravvissuto di un anno a quel famoso Campione del ciclismo, Costante Girardengo, che se ne è andato per sempre il 9 Febbraio 1978, e che è probabilmente stato la causa della sconfitta dell’amico bandito, ma anche, in qualche modo, della sua rinascita.
la “meravigliosa canzone” è mia, testo e musica. E’regoarmente depositata alla SIAE a mio nome ed è stata registrata per la prima volta nel 1990 sulla musicassetta “Azzardo” e successivamente nel disco “Girardengoe altre storie” (Epic, 1994)