Quante volte vi è capitato di andare a vedere un film straniero e non porvi il minimo problema della lingua? E’ una strana domanda, perchè probabilmente la maggior parte di voi nemmeno se la pone. Non ce n’è il bisogno: noi tutti sappiamo perfettamente che nel momento in cui ci siederemo al cinema e le luci si abbasseranno capiremo perfettamente tutto quello che gli attori di fronte a noi si diranno. Ma vi siete mai chiesti cosa c’è dietro questo procedimento apparentemente scontato?
Ho sempre pensato, nel loro piccolo, che i doppiatori siano degli eroi: sono quelle persone che danno la voce ai personaggi che amiamo ma inevitabilmente finiscono per rimanere nell’ombra. E’ come se non ci fossero, ma fidatevi che se non ci fossero la differenza la sentiremmo subito.
Molto freddamente, il doppiaggio è quel processo tecnico attraverso il quale si sostituisce la voce originale di un attore o di un attrice (o di un personaggio animato) con quella di un doppiatore. “E a me non interessa nulla”, diranno alcuni di voi, “perchè mi guardo le serie TV in lingua originale con i sottotitoli”. Niente di più sacrosanto se si è legati al prodotto originale, ma allo stesso tempo, siate consapevoli che non si può ragionare in questo modo in maniera universale, perché là fuori esisteranno sempre delle persone che non hanno interesse a seguire un prodotto in lingua originale, o semplicemente dopo una lunga e spietata giornata di lavoro non hanno la voglia – né la concentrazione – di seguire i famigerati sottotitoli.
Il doppiaggio è qualcosa di invisibile, ma allo stesso tempo qualcosa di così importante da rendere un prodotto unico e inimitabile. E’ il mezzo attraverso il quale tutti i prodotti diventano fruibili per le persone, anche quelli più difficoltosi da seguire (basti pensare agli anime giapponesi).
Ma in cosa consiste il doppiaggio, di per sè? Scopriamolo insieme.
Una stanza buia, il leggio, il microfono e un paio di cuffie. Cosa significa doppiare
La prima cosa che bisogna considerare di un doppiatore è che prima di tutto è un attore. Qui non ci sono grigi ma solo bianco e nero. Un doppiatore recita, necessariamente, e deve essere predisposto in maniera naturale ad indossare delle maschere e una pelle che non sia la propria. E’ un mestiere che costringe le persone a mantenersi in continuo mutamento: proprio qui sta la bellezza e la dinamicità di questa professione.
Quando si doppia – adesso, a differenza del passato – si è “soli” (tra virgolette perché si è sempre accompagnati dal direttore del doppiaggio). Si è in una stanza (la sala di doppiaggio) buia, la maggior parte delle volte, insieme a un leggio dove è presente il copione del personaggio da doppiare e un paio di cuffie grazie alle quali è possibile ascoltare la propria voce e quella del personaggio a cui si sostituisce la voce.
I doppiatori si mettono dietro a un leggio, con un microfono e uno schermo sul quale vengono proiettate le scene del prodotto in lingua originale. Dopo aver ascoltato la scena una o più volte, si mette in muto e dopo una o più prove si incide: a questo punto sarà il direttore di doppiaggio a scegliere se l’interpretazione è buona, con il supporto dell’assistente di doppiaggio e del fonico del suono.
Doppiaggio sì, doppiaggio no: l’eterno dilemma
Ci sono diverse motivazioni per cui un prodotto potrebbe aver bisogno di essere doppiato. Vediamo i principali:
- Perchè i dialoghi devono essere comprensibili per gli spettatori di diverse nazionalità: così la distribuzione commerciale del prodotto sarà di conseguenza più ampia;
- Per dare voce ai personaggi dei film d’animazione o ad oggetti, animali, etc.;
- Per sostituire la voce di un attore che, ad esempio, presenta un’eccessiva inflessione dialettale;
- Per realizzare la traccia audio di film non girati in presa diretta (ad esempio quando ci sono scene problematiche, o a causa di fattori quali vento e pioggia, che rovinano notevolmente l’audio);
- Aggiungere al film una voce fuori campo, come quella del narratore;
- Sostituire la voce di attori non professionisti, che non riescono a recitare con precisione le battute del copione per mantenere la spontaneità della recitazione, rimediando ai piccoli errori col successivo doppiaggio.
Le difficoltà e le critiche
Certo è che il mestiere del doppiatore non è il più semplice del mondo, e spesso si possono incontrare delle difficoltà. Prima fra tutte è la traduzione e il successivo riadattamento dei dialoghi originali nella nostra lingua. Come molte persone, estremamente legate ai prodotti originali, fanno notare, è che spesso alcune battute in lingua originale, nel momento in cui vengono “trasportate”, vengono stravolte, ma questo può di fatto avvenire per diversi motivi, e per farvelo capire vi porterò alcuni esempi.
Pensate dover esprimere un concetto in italiano con lo stesso numero di parole con cui questo viene fatto in inglese. Non solo, perché il doppiatore deve essere bravissimo a far corrispondere ogni singola parola con il movimento delle labbra dell’attore straniero in modo di non andare fuori sincrono. Ci sono delle frasi in lingua straniera che una volta riportate nella nostra lingua non hanno il ben che minimo senso: magari perché legate alle tradizioni del territorio, o perché si riferiscono a qualcosa che è accaduto solo nel paese d’origine. Anche se non sembra, tutti questi elementi sono estremamente delicati e non vanno in alcun modo sottovalutati.
I doppiaggi che hanno rovinato i prodotti
Non sempre però i doppiaggi funzionano alla perfezione. Vuoi per il modo in cui vengono riadatti i dialoghi, vuoi per altre motivazioni, può capitare che alcuni prodotti non godano del miglior doppiaggio di sempre. Un esempio che recentemente ha fatto molto scalpore è l’iconica serie animata “Evangelion”, da poco ridoppiata, che potete trovare su Netflix. Buona fortuna a chiunque non vorrà vederlo in lingua originale!
Purtroppo ci sono diversi esempi che vengono in mente quando si pensa ai doppiaggi che non hanno del tutto funzionato: spesso la colpa però non è tanto per il doppiatore in sé, quanto piuttosto per il fatto che l’attore originale sia inimitabile. Un esempio che calza a pennello è l’attore Tom Ellis, che interpreta Lucifer nell’omonima serie: il suo accento e la sua voce sono unici e inimitabili, per quanto il doppiatore ci provi; o ancora, basti pensare a Joseph Morgan (Klaus) nella serie The Originals, o Viola Davis (Annalise Keating) in How to get away with murder. Tutti casi in cui l’originale rimane così iconico che è davvero difficile trovare una voce che riesca a sostituirlo senza risentirne.
I prodotti che per storicamente non godono di un doppiaggio perfetto sono di sicuro i videogiochi, che per anni ci hanno deliziato con i dialoghi più cringe e improponibili della storia del doppiaggio. Se vi va di sorridere, vi consiglio di leggere questa simpatica lista dei peggiori doppiaggi italiani in materia videogiochi!
Le eccellenze
Avete mai sentito dire che il doppiaggio italiano è forse uno dei migliori al mondo?
Benché non possa esserci una risposta definitiva a questa affermazione, sicuramente il doppiaggio italiano rappresenta un’eccellenza di cui dovremmo andare molto fieri. Questo è anche legato a una tradizione che ormai vive nel nostro paese da lunghissimo tempo: motivo per cui questo mestiere è sempre stato legato a un concetto di élite.
Potremo rimanere qui a citarvi un mare di prodotti che hanno segnato la storia del doppiaggio: uno tra questi è sicuramente il film “Shining“, in cui il protagonista, Jack Torrance, è doppiato dal magistrale Giancarlo Giannini, che ha ricevuto i complimenti dallo stesso regista Stanely Kubrick per la sua performance. Una curiosità? Il figlio, Adriano Giannini, ha doppiato l’iconico personaggio di Joker nell’omonimo film del 2019, anche lui distinguendosi per un lavoro notevole.
“I segreti di Brokeback Mountain“, “Anna Karenina (1997)”, “Alexander“, “Dracula di Bram Stoker“: questi sono solo alcuni dei titoli che rientrano nella cerchia dei prodotti con il doppiaggio migliore di sempre, o comunque di una qualità che ha quasi superato l’originale.
Ad oggi, anche molte serie tv e serie animate ci deliziano con doppiaggi curati nei minimi dettagli. A partire da un po’ più datato “Death Note“, con i giovanissimi Flavio Aquilone e Stefano Crescentini che davano rispettivamente la voce a Light ed L; per poi spostarci verso i più recente “Attack On Titan“, “Tokyo Ghoul“, “Dragon Ball Super“, “My Hero Academia“: tutti prodotti che presentano una rosa di giovanissimi grandi talenti che sicuramente segneranno in futuro la storia del doppiaggio.
Per rimanere sempre aggiornati
Non è certamente facile diventare doppiatori, ma non impossibile. Sicuramente, la prima cosa da fare è avvicinarsi a una delle città che storicamente sono più legate a questa professione: Roma, Milano e, anche se in forma minore, Torino. Passione per la recitazione, tanta pazienza e pratica faranno il resto.
Il doppiaggio è un tipo di professione che, probabilmente grazie a nuovi mezzi come ad esempio Youtube, è stato approfondito e sdoganato molto di più rispetto al passato. Ci sono moltissimi canali dedicati a questo antico mestiere, ma sicuramente uno di quelli a cui non ci si può fare a meno di affezionare è quelli di Maurizio Merluzzo, doppiatore e Youtuber che raccoglie tutta la sua esperienza e la mette in video divertenti e ben pensati, piccole perle per chiunque sia interessato ad avvicinarsi a questo mondo.
Un altro canale che non può mancare nella vostra lista è sicuramente quello di Orion – Web Dubbing, in cui un team di giovani aspiranti doppiatori si cimentano in doppiaggi divertenti dei vostri anime preferiti. Non potete perdervi, ad esempio, il divertentissimo “Attack On Titan in 9 minuti“!
I libri sul doppiaggio
Se siete più attaccati alla tradizione e preferite leggervi un buon vecchio libro sull’argomento, allora vi consiglio di dare un’occhiata a questi:
- “Tradurre per il doppiaggio“ – di Eleonora Di Fortunato e Mario Paolinelli – Hoepli 2005;
- “L’arte del doppiaggio – Doppiatori e direttori del doppiaggio” – di Andrea Lattanzio – Felici Editore 2011;
- “Senti chi parla – Le 101 frasi più famose del cinema (e chi le ha dette veramente…)” – di Massimo M. Veronese, Maurizio Pittiglio e Simonetta Caminiti – Anniversary Books 2017;
- “Il doppiaggio nel cinema europeo“ – di Enrico Lancia, Massimo Gilardi e Fabio Melelli – Bulzoni editore 2018.
Doppiaggio sì o doppiaggio no? Voi da che parte state in questo eterno dilemma? Fatemi sapere nei commenti!