In questi giorni è in atto una sorta di provocazione mediatica lanciata da diversi attivisti per i diritti civili e raccolta dal critico Wren Graves dalle pagine della testata online “Consequence of Sound”: “Imagine”, il brano simbolo della pace mondiale pubblicato da John Lennon nel 1971, potrebbe diventare il nuovo inno nazionale americano?
Secondo gli attivisti – e come osservato dal giornalista, l’inno statunitense “The Star-Spangled Banner” – composto nel 1814 da Francis Scott Key, sarebbe fortemente inadeguato al momento storico che gli Stati Uniti stanno vivendo da qualche settimana a questa parte.
Ad essere messo in discussione sembrerebbe proprio il significato delle parole, e di conseguenza, le qualità di paroliere del giurista statunitense. Citando le ricerche dello storico Jason Johnson e del giornalista Kevin Powell, Wren Graves osserva come Key non solo fosse uno schiavista, ma anche un convinto razzista. Chiaramente oggi si dovrebbe attuare una decontestualizzazione del brano, ma a quanto pare, le parole utilizzate all’epoca sembrerebbero decisamente vetuste agli occhi di ha lanciato tale proposta:
Nella terza strofa del testo Key farebbe riferimento a una “banda” di “mercenari e schiavi” il cui “sangue ha cancellato la contaminazione delle loro sporche impronte”. Secondo l’interpretazione di Johnson, il riferimento sarebbe alla popolazione afroamericana liberata dall’esercito inglese per combattere a favore delle truppe britanniche durante la guerra anglo-americana scoppiata nel 1812. Per questi motivi, “The Star-Spangled Banner” non sarebbe più adatto a rappresentare – secondo Graves – lo spirito degli Stati Uniti d’America.
Di qui, l’idea del critico, di puntare su una canzone popolare come “Imagine” che oltre ad essere citato come uno dei brani musicali più belli della storia della musica rock, e posizionata dalla rivista “Rolling Stone” al terzo posto nella classifica dei migliori brani musicali di tutti i tempi ha goduto in passato dell’assenso del’ex presidente Jimmy Carter, il quale dichiarò che in molti paesi del mondo la canzone avrebbe goduto dello stesso rispetto che viene riservato agli inni nazionali.
Il celebre brano composto dall’ex Beatle è tra quelli realizzati durante la sua carriera da solista. “Imagine” fu pubblicata all’interno dell’ album omonimo e successivamente come singolo negli Stati Uniti d’America assieme a “It’s So Hard”. Successivamente nel 1975 il brano fu ripubblicato come singolo anche per il mercato britannico come lato B di “Working Class Hero”.
Co-prodotta da Lennon e Yōko Ono insieme al compositore Phil Spector che lavorò ai più celebri album dei Beatles, la canzone venne incisa nello studio casalingo di Lennon a Tittenhurst Park, Ascot in Inghilterra nel maggio 1971 in chiave pacifista, così come i suoi versi celebrano. Allo stesso tempo però Lennon stesso ammise, con un pizzico di provocazione, che i contenuti del testo di “Imagine” la avvicinano più al “Manifesto del Partito Comunista” che a un inno alla pace: la canzone è lo specchio di una società laica in cui non trionfano i valori del materialismo, dell’utilitarismo e dell’edonismo, gli stessi elementi capitalistici che rappresentano gli USA e tutti i paesi industrializzati. Lennon affermò che il brano era “anti-religioso, anti-nazionalista, anti-convenzionale e anti-capitalista, e viene accettato solo perché è coperto di zucchero”.
Yōko Ono, invece, disse che il messaggio di “Imagine” si poteva sintetizzare dicendo che “siamo tutti un solo mondo, un solo paese, un solo popolo”. A tale proposito il promotore di questa iniziativa Wren Graves ha detto:
“Sembra improbabile che l’intera America si riunisca sotto le parole di un artista britannico che ha aiutato a sperimentare l’uso dell’LSD”.
Seppur l’idea sembrerebbe innovativa e altamente democratica, lo stesso critico sa in cuor suo che tale idea potrebbe restare come “sogno nel cassetto” di chi ha percepito appieno il messaggio di Lennon, il quale utopisticamente si è prostrato alla mercé della realtà che circonda tutt’oggi gli USA, un paese in eterna contraddizione.
Il testo di “Imagine”, dopo circa cinquant’anni, ha ancora una forte carica profetica. Tuttavia le potenze governatrici che dovrebbero leggerlo e comprenderlo con attenzione non sono del tutto propense ad assolvere ai loro obblighi “democratici” e a salvaguardare i valori che il brano veicola.
“Imagine” è una canzone anticonformista, scritta in un momento in cui gli Stati Uniti d’America mostravano tutta la loro potenza e il loro lato paradossale ad un mondo in preda al panico. Essa è il simbolo di una “nuova utopia” umana poiché simbolo di una pseudo-nazione “Nutopia” il paese immaginario fondato dallo stesso John Lennon e da Yoko Ono per affrontare i problemi di immigrazione con mezzi satirici, concetti presenti nell’album di Lennon Mind Games (1973) che a sua volta contiene “Nutopian International Anthem”, composta da quattro secondi di silenzio, un brano che sintetizza l’ironico statuto di questa nazione:
“Non c’è leadership e non tutte le cittadinanze sono state registrate. Di conseguenza, la popolazione è sconosciuta”.
Lennon è stato un visionario e un artista totalmente fuori dagli schemi, al quale farebbe sicuramente piacere che “Imagine” fosse usata come inno del paese da lui fortemente criticato, ma probabilmente egli stesso ha sempre saputo che tale messaggio sarebbe stato messo in pratica solo a Nutopia e non nel mondo reale.