Di recente è uscita la pellicola Kinds of Kindness di Yorgos Lanthinomos. Il film si suddivide in diversi episodi i quali ruotano attorno a un unico personaggio, apparentemente, senza alcun filo conduttore. Tuttavia, in questo articolo tenterò di smembrare il film e di offrire una ricostruzione sensata della pellicola, seppur fantasiosa. Invero, secondo il mio parere, i tre interi episodi sono ambientati nel mondo onirico.
Sweet Dreams
Il film si apre con un chiaro riferimento occulto ai sogni. Infatti, il primo suono o audio udito è la canzone dance degli Eurythmics “Sweet Dreams”. Coincidenze? Analizzando la prima strofa del testo, inoltre, ci sarà una chiara anticipazione delle tematiche che collegheranno i tre episodi:
Some of them want to use you
Some of them want to get used by you
Some of them want to abuse you
Some of them want to be abused.
Sweet Dreams – Eurythmics 1983
L'”Uso” e l'”Abuso” sono argomenti ricorrenti nel film. Invero, il primo episodio parla di un rapporto di stretta subordinazione, il secondo di un abuso subito, il terzo illustra quanto sia limitante vivere in e per una setta. Ad ogni modo, il reale vettore comune degli episodi sono i sogni, e ciò si può desumere anche da diversi altri indizi.
M.F.R
M.F.R chi è? Potrei azzardare sostenendo che si tratta dell’uomo sognato da tutti, ovvero di un personaggio che ogni notte insedia i sogni di milioni di persone. Chiaramente, ahimè, mi sembra improbabile che la sceneggiatura abbia voluto fare incarnare a questa sporadica ma significativa comparsa un mito urbano. Inoltre, la teoria sarebbe sensata se il film fosse un insieme di sogni ingenerati da più personaggi. La verità, probabilmente, è che il film descrive tre sogni differenti prodotti dall’inconscio della stessa persona. Quindi M.F.R non sarebbe altro che una parte della personalità di tale ignoto sognatore. Probabilmente, potrebbe trattarsi di un lato di sè tanto ammantato dal cupo, quanto utile: una parte della nostra coscienza che ciclicamente salviamo, uccidiamo e ci soccorre dai traumi della quotidianità. Quale parte della coscienza possa essere M.F.R è pressoché impossibile da definire. Insomma, siamo davanti a un grande capolavoro da interpretare. Tuttavia, prima di passare avanti al prossimo punto, mi preme evidenziare quanto M.F.R sia grottesco, utile, silenzioso e disponibile. Probabilmente è una parte di noi, quella parte maturata dal “Disagio della civiltà”.
Il sonno
Nel film il “Sonno” e i “Sogni” sono un elemento cruciale. Se ne parla sempre, se ne discute continuamente e se ne raffigura l’esistenza con inquadrature peculiari. Si veda a tal proposito anche l’immagine selezionata per l’articolo che state leggendo. Ad esempio, comunque, nel secondo episodio c’è un chiaro riferimento a un disturbo del sonno: DSPD. Uno dei due protagonisti dell’episodio, infatti, è un poliziotto che lavora presso il DS Police Department. Peccato che l’acronimo di questa stazione di polizia sia appunto anche quello che viene tradizionalmente utilizzato dai medici per indicare la presenza della “Delayed sleep phase disorder”. È un comune disturbo del sonno che può causare diversi effetti collaterali.
Il filtro
Il filtro utilizzato è sempre molto trasognate, particolare e riporta molto al sogno. In alcuni punti pare essere estremamente vivido, in altri la filigrana impedisce allo spettatore di godersi lo spettacolo. Anche questo effetto è comune nei sogni: quando noi ci svegliamo, la narrazione di ciò che abbiamo vissuto la notte precedente è sempre grottesca e mai definita linearmente, creando parecchie difficoltà nella descrizione degli eventi onirici. Questo filtro, inoltre, sopprime la spensieratezza dello spettatore, annichilendola definitivamente. Ovviamente, anche le inquadrature contribuiscono a creare una cornice soffocante e claustrofobica, come nei sogni.
I protagonisti
I due protagonisti della vicenda, probabilmente, rappresentano i due lati di una medesima personalità. Ma perché? I colori di Emma Stone e Jesse Plemons sono davvero molto simili. Entrambi sono biondi, carnagione pallida, occhi cerulei. L’unico episodio in cui l’aspetto dei due differisce è quando Jesse Plemons è rasato. In quel caso, non essendovi più un obbligo di conformazione per il cuoio capelluto, Emma Stone ha una tinta rossa, molto elettrizzante e un tailleur del medesimo colore. Il suo vestiario, nel complesso, in questo episodio, sembra richiamare vagamente l’aspetto degli Eurythmics nel video musicale di Sweet Dreams. Questa comunanza di tratti somatici mi lascia pensare che, in realtà, i due possano essere le due personalità di una stessa persona, di un sognatore anonimo di cui non conosciamo realmente l’identità ma che ha rapporti frequenti con tutti i principali recitatori in scena. Ciò anche perché Emma Stone e Jesse Plemons sembrano sempre essere coordinati da intenti, finalità comuni, ma da temperamenti diversi. Nel primo episodio ambedue i personaggi sono costretti a vivere un’esistenza servile; nel secondo, invece, instaurano un rapporto basato sulla sopravvivenza viscerale (Emma Stone sopravvive all’esperienza traumatica di un’isola deserta, Jesse Plemons al parassita fantasioso della moglie, divenendo lui stesso predatore di quell’altra parte di se che il sognatore intende rinnovare); nel terzo episodio i due sono accomunati dalla ricerca della donna con capacità sovraumane, in grado di risvegliare i morti dal lungo sonno che è l’aldilà.Ovviamente, essendo lati della personalità distinti della stessa persona non è necessario che siano identici. Ognuno di noi, nella peculiare struttura soggettiva che ci accomuna, possiede comunque delle sfaccettature che differenziano il nostro temperamento. Sebbene le nostre sfumature si muovano verso un’unica direzione, ciascuna assurge alla finalità di intenti in modo unico.
La promiscuità
La promiscuità è uno dei principali elementi necessari del film. Questa eccessiva attenzione al sesso, questo contatto carnale che vellica la fantasia di ciascuno. Ognuno di noi nella vita ha almeno una volta sognato contenuti erotici, è innegabile. Questo perché immagini dissolute, situazioni salaci garantiscono al nostro subconscio di potersi sfogare, di svilire qualsiasi valore umano che scinde l’uomo civile dai suoi gesti primordiali però mai anacronistici. Tutto questo sesso non è altro che una rappresentazione dell’ES. Ordunque, probabilmente il sognatore in questione non giova di una spiccata attività sessuale e proprio per tale ragione necessita di confluire i suoi sforzi onirici nella dimensione libidinosa della voluttà, in un’attività dissipata. La dissolutezza delle sue azioni riportano a una moltitudine di piaceri: affettivi, carnali, al cibo, al bere, a qualsiasi dimensione del peccato tale da attribuire un potere che si erge a contraltare della soddisfazione, abbandonando quel placido e cheto momento che consiste nello scontro efferato per tutelare la coscienza da quella sfera di incoscienza, intenta a proprinare venefici comportamenti, i quali danneggiano la superficie della soggettività sociale. Orbene, se ne deduce che tale promiscuità non è unicamente pentrativa, ma specialmente altra.
Le narrazioni
Le storie non sono sempre collegate, però sono legate da alcuni elementi interessanti che emergono dai dialoghi e non solo. Vi è mai capitato di finire un sogno nel bel mezzo dell’azione e di risognare, qualche giorno dopo, da dove avevate interrotto? È un fenomeno comune, soprattutto quando si tratta di sognatori capaci di creare un legame tra conscio e inconscio, innalzando i presupposti per i cosiddetti “Sogni lucidi”. Diciamo che, tendenzialmente, è un accadimento che può avvenire, specialmente quando si tratta di interrompere un sogno i cui schemi essenziali sono già definiti, ma i ruoli o gli incarichi definitivi no. È per questo che il primo episodio si chiude con la moglie scomparsa e il secondo si apre con la ricerca della stessa. Ed è per questo che ci sono sempre i medesimi personaggi che ruotano all’interno del film. I personaggi, i presupposti base delle storie sono già tratteggiati, possono però cambiare i ruoli che si assegnano agli stessi o le modalità narrative. Alla fine, come riportò John Milton in Paradise Lost: “La mente è un luogo a se stante”. Questo collegamento intercorrente tra i sogni, inoltre, verrebbe spiegato anche dall’utilizzo di un’insolita parola: “Pesce”. Nel secondo episodio il “Pesce” riporta esperienze traumatiche, mentre nel terzo si suggerisce di non consumare il “Pesce” per evitare inaspettate e sgradite ripercussioni collaterali. La teoria sembra essere creata da una mente immaginifica -e probabilmente la è- però si espone eccessivamente a un interrogativo irrisolto: come il terzo episodio sarebbe connesso? Il film va, innanzitutto, diviso in quattro parti: i tre episodi e la scena dopo i titoli di coda. Si potrebbe così ricostruire, allora, un pellicola arzigogolata che vede come primo atto M.R.F mangiare un toast dopo i titoli di coda, poi recarsi presso l’abitazione del primo episodio, morire e venire resuscitato e, a sua volta, riportare in vita Emma Stone per come trascritto nel copione del secondo episodio. Ovviamente, i sogni non possono seguire uno schema delineato, quindi è bene che il regista abbia sciorinato la bottiglia creativa, inscenando un unico film apparentemente inanellato in modo o maniera casuale. La realtà, però, è che l’intenzione del regista è quella di proiettare un film estraneo alla lucidità della coscienza e quindi trascenderla, valicando qualsivoglia vallo oscuro che si frappone tra il Super Io e l’Es.
Lo spirito
Il film propone sempre situazioni diverse ma identiche pulsioni, emozioni, sentimenti o posizioni. Il sesso è un elemento comune in ogni frammento dell’opera. Il rapporto di subordinazione è coerente in ogni momento dell’opera in quanto Jesse Plemons sta a William Dafoe come Emma Stone sta a Jesse Plemons; a sua volta Emma Stone sta a Jesse Plemons come Emma Stone sta a William Dafoe. Tre personaggi, un’ossessione unica di controllo o di venire abusati; e allora ci si domanda: è questa o no la linea musicale offerta dal testo ivi analizzato degli Eurythmics? A sua volta tutti gli episodi sono legati dall’amore poligamo, singolare, soggettivo, però sempre volto a qualcosa non attinente alla propria libidinosa soddisfazione. È come se l’inconscio, in uno stato di forte pressione, riuscisse a godere delle difficoltà provocate dallo stress, rigettandole altrove mediante il sacrificio di sè. Gli istinti in ogni episodio sono accomunati da un unico punto condiviso: la sopravvivenza. Ciò perché l’uomo calato in un universo in crisi profonda deve tentare di rinascere spiritualmente, esiliandosi dal capitalismo, consumismo, abitudini maldestre, benessere superfluo. È un po’ il messaggio del capolavoro di David Fintcher con Brad Pitt, Edward Norton e Helena Bonham Carter: sfuggire dalla quotidianità per custodire l’essenziale spirito.
Il sogno
Il sogno è spesso un luogo dove i traumi vengono mostrati, esplicati, alle volte con maestosa freddezza vengono riprodotti nel contenitore della nostra mente e completamente obliati durante il resto della giornata. E questo lo abbiamo dato per scontato. E se vi dicessi, inoltre, che nel film vi sono sogni dentro i sogni? In realtà le immagini in bianco e nero non sono altro che sogni riprodotti dalla mente dentro lo stesso universo onirico. Anche questo fenomeno è in se per se riaggangiabile ai “Sogni lucidi” e quindi a quella sfera assurda che garantisce una sorta di controllo del nostro riflesso notturno. Questa mia teoria trova avallo solido nel primo episodio, quando Jesse Plemons mangia un hamburger e poi si presenta da William Dafoe, sostenendo di aver sognato la medesima scena la notte prima. Ora, probabilmente ciò significa che l’assenza di colori indica il viaggio catastrofico e colmo di brillantezza che la mente del sognatore sta affrontando. Ovviamente, non mancherebbero discordanze, però ciò vale ulteriormente a vellicare l’intelligenza dello spettatore, costantemente depistato dalle immagini provenienti dal passato e riprodotte con i medesimi mezzi in altre creazioni. Insomma, sembra che Yorgos Lanthinomos abbia usufruito di una consueta tecnica moderna, la quale, per via dell’abuso contemporaneo nelle preparazioni attuali, riporta automaticamente lo spettatore ad attivare un inconscio collegamento tra bianco e nero e situazione nel e del passato. Il callido regista greco pare averci seminato tutti per mezzo della sua facondia artistica e per la sua genialità espressiva nell’inscenare il complesso.
Il tempo
Il tempo non è mai conteggiato nel film. Si può dire che la pellicola è senza tempo. Invero, uno degli elementi cruciali dei sogni è proprio la mancanza di un oriolo puntuale.
La carne
La carne è essenziale nel corso degli eventi. Si può assistere a molte scene mai violente ma tanto emotivamente forti quanto carnali. La carne riporta a una dimensione interna di noi, a qualcosa di puro, vero, reale, sorprendentemente riconducibile a scenari sentiti e percepiti come intestini o interiori. È una minaccia a noi stessi o un mutamento.
La morte
La morte non è mai un elemento superfluo, bensì è qualcosa di essenziale nei sogni che coincide con una rinascita. Al contempo, anche gli eventi straordinari originano identici stimoli altrettanto non comuni. La morte è un fattore strabiliante.