Con “Io Capitano”, candidato agli Oscar 2023 Garrone ha dato vita a un dramma di straordinaria attualità.
Il film racconta l’epico viaggio di Seydou (Sarr) e Moussa (Moustapha Fall), due giovani che lasciano Dakar per attraversare l’Africa verso un sogno chiamato Europa. Un’odissea contemporanea attraverso i pericoli del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare.
Il progetto, ha osservato Garrone, è iniziato ascoltando le testimonianze reali delle persone sopravvissute a questa dura prova. Ha deciso di orientare la macchina da presa dalla loro prospettiva, offrendo una sorta di campo inverso rispetto alle immagini che siamo abituati a vedere da una prospettiva occidentale, dando voce a chi normalmente non ne ha una.
La scintilla per Io Capitano è arrivata molto tempo fa, ma il produttore del film, Paolo Del Brocco, dice che “non riusciva a trovare la chiave giusta perché sentiva il disagio, il senso di colpa di raccontarlo con gli occhi e la cultura di un occidentale, di un italiano borghese”.
Del Brocco aggiunge: “Per un regista che sceglie sempre generi diversi nel suo cinema, temeva il rischio di diventare un intruso in una cultura che non gli appartiene e che sfrutta per l’ennesima volta il dramma di tanti migranti. Con il tempo gli è diventato chiaro che la soluzione era realizzare il film insieme a chi quella storia l’ha vissuta”.
“Io Capitano” Oscar: il provino organizzato in Senegal
Dopo un lungo processo di ricerca delle sue piste sia in Italia che in Francia, Garrone si è rivolto al Senegal. In un provino organizzato in una piccola cittadina a circa 100 chilometri da Dakar, ha trovato sia Sarr che Fall, li ha fatti provare insieme, “ed è scattata la magia”, racconta Del Brocco.
“Sarr si carica l’intero film sulle spalle come un professionista esperto, centrandolo in un primo piano finale straziante che descrive una ribollente confluenza di emozioni contraddittorie in un modo per il quale non esiste una parola”, afferma Revisione della scadenza.
Da notare inoltre che per la prima volta in Italia un film di produzione nazionale è stato distribuito solo in lingua originale con sottotitoli in italiano in tutte le sale. La strategia mirava a preservare la performance degli attori, “permettendo alla loro umanità di toccare direttamente gli spettatori”, spiega Del Brocco.
La visione degli immigrati in Italia
“Io Capitano” sta trovando pubblico anche nel acceso dibattito in Italia sulla politica del governo in materia di rifugiati e immigrazione clandestina. Dice Del Brocco:
“In Italia, in particolare, siamo quotidianamente bombardati da immagini che raccontano il destino, purtroppo spesso tragico, di tante persone che tentano la fortuna e rischiano la vita per arrivare nel nostro Paese: servizi di cronaca, foto, documentari, film, una materia vasta che rischia di abituarci anche a queste tragedie, facendoci spesso dimenticare che dietro i numeri ci sono persone, e che dietro ogni persona c’è una storia. Qui penso che “Io Capitano” riesca a sconfiggere la percezione del ‘già visto’ perché volge lo sguardo nella direzione opposta, mostrando tutto ciò che accade prima del viaggio vero e proprio per portarci dentro le vite e i sogni di questi due ragazzi, attivando una dinamica di immedesimazione che nello svolgersi della storia ci fa soffrire e sperare insieme a loro.”