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La recensione dettagliata per Jackie:
Piuttosto che essere un film biografico sulla più famosa First Lady della storia americana, questo film è incentrato su alcuni giorni della sua vita così da offrire alcune intuizioni che raccontano non solo la personalità della donna in questione, ma anche la cultura delle celebrità e della eredità politica. Sì, è un film provocatorio e complesso, ma abilmente diretto dal regista cileno Pablo Larrain (Neruda) ed interpretato magicamente da Natalie Portman.
La storia inizia all’indomani dell’assassinio di John F. Kennedy nel 1963, quando Jackie (Portman) si ritira nella sua casa al mare in Massachusetts per progettare il suo futuro. Riceve la visita di un giornalista (Billy Crudup), che le chiede di parlare del suo stato d’animo dopo che il marito (Caspar Phillipson) è stato assassinato mentre era seduto accanto a lei in macchina. In questi giorni, Jackie ha dovuto affrontare alcune grandi questioni. Chi organizzerà il funerale? Che ne sarà di lei? I suoi bambini? Il pubblico americano? Le future generazioni si ricorderanno del marito? Le uniche persone con cui puo’ confidarsi sono il fratello in legge Bobby (Peter Sarsgaard), la sua assistente Nancy (Greta Gerwig) ed un prete senza peli sulla lingua (John Hurt). Il marito può essere stato un donnaiolo implacabile, ma Jackie è consumata dal dolore e perplessa riguardo ad alcune tematiche future.
E’ raro che un film debba affrontare così tanti temi ricchi di significato, e la sceneggiatura di Noah Oppenheim si destreggia in tutte queste grandi idee senza sforzo, senza mai perdere di vista la donna al centro della tempesta. Portman offre una performance magnifica in questo film. Attraverso la sua interpretazione scopriamo i vari lati di Jackie, sia nel settore privato che in quello pubblico.
La direzione di Larrain è impeccabile, non cade nel tranello dello stile Hollywoodiano ma crea qualcosa di molto più strutturato ed intrigante. I colori vivaci sono combinati benissimo attraverso impostazioni sontuose, come la tonalità, che rimane granulosa ed onesta. Le riprese in formato episodico frenetico replicano le turbolenze psicologiche di stress post-traumatico, come la linea di demarcazione tra passato e presente. La scena di Jackie sola nella casa bianca nel primo giorno da vedova delinea perfettamente questo passaggio. I personaggi di contorno sono ben interpretati e realistici, e la colonna sonora di Mica Levi ed il montaggio riescono a rappresentare al meglio l’angoscia e personalità di questa donna. Si tratta di una collisione unica tra politica, spettacolo, glamour e tragedia. Varrà l’oscar per la Portman?
La Recensione
Il Verdetto su Jackie
Si tratta di una collisione unica tra politica, spettacolo, glamour e tragedia.