Lunghe trecce azzurre, tatuaggi colorati, occhioni viola ed atteggiamenti fuori dagli schemi: Jinx è indubbiamente il personaggio più peculiare di “Arcane”, ed è difficile non rimanerne colpiti, nel bene o nel male. Eppure, al di là del personaggio di pura fantasia che rappresenta, la cara Jinx è qualcosa di molto di più, e molto più profondo: è a tutti gli effetti la rappresentazione di tre sentimenti, intensi e devastanti che indirettamente la accomunano a tante persone reali, in carne ed ossa, del mondo di fuori, e che dunque la rendono estremamente, intensamente umana.
Il senso di abbandono
In primo luogo, da bambina, Jinx (all’epoca ancora conosciuta con il suo vero nome, ovvero Powder), è la rappresentazione del senso di abbandono che pervade una mente ancora non ben consolidata, in fase di sviluppo, che necessita di una guida ferrea e stabile la quale, se viene a mancare, causa inevitabilmente uno scompiglio totale della persona.
Ed ecco che infatti la piccola Jinx/Powder, sentendosi tradita ed abbandonata dalla sorella maggiore Vi, che sembra essere spaventata da lei in seguito alla potenza distruttiva per mezzo della quale ha cercato vanamente di salvare Vender e i suoi amici (ottenendo però totalmente l’effetto contrario ed anzi causandone involontariamente la morte), perde contatto con la realtà, dimentica se stessa, ciò che era e ciò che è, affidandosi ciecamente alle cure del primo che le promette attenzione e dedizione, indipendentemente da chi egli sia e da cosa abbia fatto. Uno spiraglio – ben presto trasformatosi in una vera e propria voragine – di pericolosa debolezza di cui forse Vi non si rende conto (e non che possa essere biasimata poi così tanto, per questo, in fondo ha visto morire sotto i propri occhi alcune delle persone più importanti dela sua vita), ma che l’astuto Silco non si lascia di certo sfuggire, colmando quel vuoto dominante nel cuore e nella mente della bambina con la propria presenza, e con tante promesse di vita nuova e felice cui Jinx/Powder si aggrappa con tutta se stessa.
Follia paranoica e schizofrenica
Sotto le cure di Silco, Jinx cresce, diventa un’adolescente che si è lasciata alle spalle il suo vecchio nome, e con esso una vita che sembra non appartenerle più.
Ma è solo un inutile mentire a se stessa, il suo. In tale delicata fase, infatti, Jinx è il simbolo della follia paranoica e schizofrenica dovuta all’assunzione di droga, nella serie rappresentata dalla sostanza illegale chiamata “Shimmer“, di cui ella stessa fa più volte uso, non solo al fine di implementare notevolmente la propria forza fisica per compiacere Silco ed essere per lui uno strumento valido ed imprescindibile, ma anche e soprattutto nel tentativo di placare i propri demoni interiori. Jinx infatti non ha mai dimenticato il suo passato, per quanto si ostini a sostenere caparbiamente il contrario. È ancora legata ad esso, ed è ancora assillata dal ricordo di quegli amici che per colpa della propria avventatezza ormai non ci sono più, portando all’allontanamento della sorella maggiore e al crearsi della realtà esistenziale nel quale lei stessa si trova a vivere adesso. Una realtà che sembra piacerle e nel quale sembra essere a proprio agio, certo, lodata continuamente com’è da Silco, il quale è il primo ad averla davvero capita e ad aver valorizzato veramente le sue potenzialità, e che pertanto è come un padre, per lei, più di quanto probabilmente lo era Vender. Ma c’è ancora qualcosa che è infranto, in Jinx, e che pertanto fa male, un dolore atroce e pungente che ella cerca di dimenticare annegandosi nello Shimmer, ma senza ottenere risultati.
Rabbia cieca e dolore bruciante
Ma più di tutto, più del senso di abbandono e della follia, Jinx è la rappresentazione umana della rabbia e del dolore dettati dalla voglia di rivalsa, che causa fretta, quella fretta deleteria che a sua volta porta a non pensare, a non valutare con calma una situazione, cercando di individuarne le possibili alternative. Un lato del carattere di Jinx manifestato già nella più tenera età, quando ancora si chiamava Powder, quando non valuta il modo migliore per salvare Vi, Vender e gli altri dalla prigionia di Silco, non riflette sul fatto che magari loro, viste le mirabili capacità che possiedono, possano riuscire a salvarsi da soli (come poi effettivamente stava accadendo davvero), senza aver bisogno di lei; non riflette sul fatto che forse usare uno strumento ancora in parte ignoto, che in precedenza aveva distrutto un intero appartamento, non sia la scelta più sicura per preservare la sicurezza dei suoi stessi amici. Non riflette, Powder. Ha fretta di salvarli, e ancora di più di mostrarsi utile, di non essere relegata a semplice comparsa nella loro vita, e allora via, bum, agisce senza pensare, ottenendo di rimando il peggior risultato possibile.
Facendo un passo avanti nella storia fino all’ultima puntata della serie, invece, abbiamo una Jinx vera e propria che pur essendo cresciuta non è chissà quanto cambiata, anzi. Anche in tale caso, si fa prendere dalla smania di agire, di vendicarsi, di scrollarsi tutto il dolore e le bugie che le si sono incollati al corpo, lei che è così fragile nonostante si mostri sempre invincibile: spara all’impazzata, allora, anche in questo caso senza sapere bene cosa fare, nel tentativo forse di uccidere Vi, di uccidere Caitlyn, di soltanto difendere se stessa, chi lo sa.
Ma alla fine, anche stavolta, sbaglia. Sbaglia, e uccide Silco, l’unica persona che davvero si è presa sempre cura di lei, indipendentemente da tutto e tutti.
Ma la sua fretta distruttrice non termina qui. Provata dal dolore e dal rimorso per l’omicidio involontariamente appena commesso, Jinx cerca un bersaglio cui rivolgere la propria rabbia; lo trova nella consulta, verso la quale scaglia senza ripensamenti, quasi felice, il proprio razzo distruttivo. Incurante, come sempre, così tipicamente da lei, di come stiano davvero le cose, di come magari si sarebbe potuta risolvere la situazione in modo pacifico, non solo per lei ma anche per tutta la sua gente, per Ekko, per Vi e per tutti gli altri.
Lei a questo non pensa, vuole solo sfogarsi, ed ha fretta di farlo. E lo fa, com’è così tipico da lei, ancora una volta senza riflettere, al fine unico di appagare il proprio desiderio interiore di rivalsa, e in qualche modo di vendetta.
Jinx di “Arcane” non è dunque la classica eroina forte e fiera, priva di difetti e di colpe, che trasforma le proprie esperienze negative in buoni propositi e ottimi sentimenti.
Jinx sbaglia, tante volte, ma non impara dai suoi errori, anzi, li ricommette ancora e ancora. Chissà se poi ci ripenserà, un giorno. Se tornerà sui suoi passi, se si pentirà, se cambierà. O se forse, come spesso succede, tutti questi sbagli accumulati, tutte queste colpe interiorizzate, incideranno sulla sua pelle ulteriori cicatrici, invisibili ma onnipresenti, sempre pronte a ricordarle quanto è facile soffrire. Il che la rende terribilmente, devastantemente e tristemente umana.