Il prossimo 9 giugno “Jurassic Park” compie 25 anni e io credo di non essere pronta.
Non so pronta perché l’uscita di quel film, per ogni cinefilo filo-nerd, rappresenta un evento epocale e poter dire: “Io mi ricordo, io ero lì!” ti restituisce perfettamente la dimensione del tempo che scorre. E della tua età.
Un’avventura lunga un quarto di secolo… E qualche milione di anni!
Correva l’anno 1993, e se il capolavoro di Steven Spielberg uscì nelle sale americane il 9 giugno, in Italia arrivò qualche mese più tardi, a settembre. Io avevo dodici anni (no dico, DODICI!) e per me i dinosauri erano poco più di lucertoloni malfatti visti in qualche film di serie B: non ne sapevo quasi nulla e nemmeno mi interessavano!
Tuttavia quello era il nuovo film di Steven Spielberg, colui che già allora consideravo il fautore di ogni sogno della mia seppur breve vita, e per me era d’obbligo vederlo.
Il primo giorno di programmazione, al primo spettacolo, io ero lì. Il via vai di giornalisti che stazionavano nella hall del cinema intervistando gli spettatori che entravano é un qualcosa che non mi é mai più capitato di vedere, soprattutto perché la mia è una piccola città e a queste cose non siamo certo abituati.
Una volta seduta in sala, a luci spente, iniziò quella che per me rimane una delle avventure cinematografiche più belle di sempre.
Perché “Jurassic Park” é stato fondamentalmente questo: un’ avventura magnifica nel quale fummo tutti catapultati dal primo fotogramma. Ognuno di noi é stato a Isla Nublar e non si era mai visto nulla di simile prima!
Effetti speciali avveniristici
Ricordo quando apparve il primo dinosauro del film, il brachiosauro: il dott. Grant (Sam Neill) che alza lo sguardo impietrito ed incredulo, che afferra la testa della dott.ssa Sattler (Laura Dern) che meravigliata continua ad osservare una pianta che a suo dire doveva essere estinta milioni di anni prima. Beh, la loro espressione di meraviglia davanti a quella creatura gigantesca, era la stessa che avevamo tutti. Quel che vedemmo da lì in poi non aveva precedenti: Spielberg aveva alzato ancora una volta il livello della sua maestria.
La ILM (Industrial Light&Magic) di George Lucas, deteneva il monopolio degli effetti speciali fin dai tempi del primo “Star wars” ma con “Jurassic Park” superò se stessa: gli effetti digitali vennero per la prima volta utilizzati in un film (vedi i dinosauri che corrono) ma il 90% dei dinosauri che apparivano sullo schermo erano veri e propri capolavori di meccatronica, modelli meccanici in scala 1:1 e questo rese il film assolutamente reale.
Quello, per il cinema, fu l’inizio di una nuova era.
Oggi siamo abituati a vedere tutto senza sorprenderci per niente, ma 25 anni fa il film divenne un vero e proprio fenomeno di massa. Il mondo era pazzo per i dinosauri, nessuno ce li aveva mai mostrati così veri, perfettamente ricostruiti su indicazione dei veri paleontologi che lavorarono nella produzione.
Spielberg ha raccontato più di una volta, come quei dinosauri cambiarono la sua vita e quanto tuttavia fu difficile finire il film, dato che dovette seguire il montahgio finale, dalla Polonia dove si trovava per le riprese di “Schindler’s list” un altro dei suoi capolavori assoluti.
Quando finalmente iniziai a girare [Schindler’s List] in Polonia, ricordo che dovevo tornare frettolosamente a casa due o tre volte alla settimana e collegarmi con la California per approvare le riprese [di Jurassic Park] con il T-Rex. Ero molto nervoso, dovevo passare dal peso emozionale di un lavoro come quello condotto su Schindler’s List a dei dinosauri che inseguivano Jeep. Ricordo che non facevo che esprimere quanto la cosa mi rendesse furioso.
Ora sappiamo che in entrambi i casi, il risultato fu indiscutibilmente straordinario.
Ritorno a Jurassic Park
Al film originale del 1993 seguirono altri due film, entrambi tratti come il primo, dai libri di Michael Crichton, “Il mondo perduto” e “Jurassic Park III” (definito il peggiore della saga, ma a onor del vero fu l’unico dei tre a nom essere diretto da Spielberg). Con la morte di Crichton aembrava che la saga si concludesse con una trilogia, ma nel 2013 la Amblin di Spielberg decise di riprendere in mano il progetto di una seconda trilogia e affidò il quarto capitolo a Colin Trevorrow. Nel 2015 uscì “Jurassic World”: il film racconta dell’apertura del parco vent’anni dopo i fatti narrati nel primo film. Il successo fu enorme e rilanciò alla grande il franchise; pur non avendo lo spessore del primo, il film é un continuo omaggio non solo al “Jurassic” di Spielberg, ma alla sua intera cinematografia.
Il 7 giugno prossimo uscirà “Jurassic World – The Fallen Kingdom” di Juan Antonio Bayona, quinto e (presumibilmente penultimo) capitolo della saga.
Le prime critiche giunte da oltreoceano sono a dir poco entusiastiche; a quanto pare il pubblico é stato letteralmente, ancora una volta, rapito dai fantastici lucertoloni giganti.
Certo, il registro narrativo negli anni é completamente cambiato, dall’avventura più pura siamo passati a fughe roccambolesche ed esplosioni, ma la produzione ha promesso che il quarto capitolo, in uscita nel 2021, sarà il più simile di tutti all’originale di Spielberg e al concetto creato dallo stesso Michael Crichton, quel “La vita vince… Sempre” che oggi suona come un monito più che mai attuale.
A noi intanto, non resta che aspettare il 4 giugno ma proprio per celebrare il 25mo compleanno della saga, i primi tre film sono stati riproposti in un cofanetto celebrativo in versione 4k.
Buon ritorno a Isla Nublar!