Questa recensione contiene spoiler anche perché trattasi di una storia vera.
“L’Infermiera” è una nuova miniserie danese composta da quattro episodi. Racconta le morti sospette avvenute nell’ospedale di Nykøbing Falster. In altre parole, si tratta di una storia accaduta realmente, raccontata in modo diretto e preciso.
La trama potrebbe suonare stranamente familiare alle persone che hanno già visto il film Netflix “The Good Nurse“, che affronta un caso molto simile a questo. Tuttavia, la storia in “The Good Nurse” riguarda fatti e azioni avvenuti negli Stati Uniti.
In questa serie, seguiamo Pernille Kurzmann Larsen (Fanny Louise Bernth), che inizia come nuova infermiera all’ospedale di Nykøbing Falster. Qui incontra Christina Aistrup Hansen (Josephine Park), una vera e propria superstar tra le infermiere del pronto soccorso. Forse è per questo che nessuno si accorge delle numerose morti che avvengono nel reparto.
Christina salva costantemente pazienti che vanno in arresto cardiaco. Tuttavia, Pernille sospetta che sia colpa di Christina se questi pazienti vanno in arresto cardiaco. Ma perché nessun altro se lo chiede? E si può dimostrare? Appare difficile perché tutte le infermiere indossano i guanti e possono prendere farmaci a proprio piacimento. Pare che non ci siano telecamere nelle stanze dove dormono i pazienti. Speriamo che attualmente gli ospedali si siano attrezzati per prevenire questi casi di omicidio… ormai sono parecchie le infermiere/i killer che lavorano nei reparti 😀
Tornando alla recensione…
Josephine Park interpreta il ruolo dell’infermiera Christina Aistrup Hansen in modo perfetto. È così energica e affascinante nel suo ritratto che capisci perché questa infermiera era così popolare. Allo stesso tempo, intravediamo qualcosa di sospetto nel suo comportamento.
Purtroppo questo disturbo non occupa molto spazio nella serie Netflix “L’Infermiera”. Viene menzionato ma non approfondito. Secondo me è una mancanza perché è proprio l’impulso di Christina Aistrup Hansen a svolgere un ruolo decisivo.
I pazienti arrivano tutti con piccoli problemi e improvvisamente vanno in arresto cardiaco.
Il fatto che nessuno si chieda o indaghi è ciò che spinge Pernille a prendere in mano la situazione.
Nel marzo 2015, la polizia danese ricevette una chiamata da Pernille. Accusava la sua collega, l’infermiera Christina Aistrup Hansen, di uccidere intenzionalmente i pazienti. Durante l’ultimo turno di Christina, tre persone morirono e una quarta era stata salvata all’ultimo minuto.
Se sei a conoscenza della vera storia dell’infermiera Christina Aistrup Hansen, saprai già cosa succede in questa serie. Da appassionato di storie crime, conoscevo alcuni dettagli e questa serie mi ha permesso di approfondire il tutto. Inoltre, va detto che Christina Aistrup Hansen ha sempre sostenuto la sua innocenza.
Questo dovrebbe essere tenuto a mente. Giusto per mettere le cose in chiaro.
Nel 2017, Christina Aistrup Hansen è stata condannata per quattro tentativi di omicidio e ha ricevuto una pena di 12 anni di prigione. Tuttavia, questo è stato il risultato del suo appello alla condanna del 2016 da parte del Tribunale, dove era stata condannata per tre omicidi e un tentato omicidio, ricevendo l’ergastolo.
L’intera miniserie è diretta da Kasper Barfoed. Questa miniserie ha successo perché non ha molti episodi. Solo 4. Kasper Barfoed ha precedentemente diretto episodi della serie thriller di Netflix “L’uomo delle castagne”.
“L’Infermiera” è basata sul libro omonimo scritto da Kristian Corfixen. I due principali sceneggiatori della serie sono Kasper Barfoed e Dorthe Warnøe Høgh (che è stata anche una delle creatrici di “L’uomo delle castagne”).
Concludendo la recensione, “L’Infermiera” è una serie crime-thriller intensa che affronta i temi del tradimento, della fiducia e della giustizia. La regia, la musica e le luci sono magistrali nel creare tensione e preparare il terreno per l’appassionante viaggio verso il finale. Le panoramiche, i tagli frenetici e le transizioni, insieme ai suoni perfetti, dai tonfi alle sirene, tutti a ritmo, creano un’atmosfera inquietante simile a una sciagura imminente. L’uso di luci fredde e scure contribuiscono a creare un alone di orrore e mistero. La serie si svolge nell’ambiente frenetico di un pronto soccorso, dove la posta in gioco è alta e ogni giorno si prendono decisioni vitali. Tra tante situazioni intense ci sono alcuni momenti bizzarri come il massaggio toracico fatto a ritmo di “I Will Survive” e una gara di corsa con sacchi tra alcune infermiere. Tuttavia, la vera forza della serie sta nella sua capacità di farci interessare ai personaggi, che diventano affascinanti nel giro di pochi minuti.
Questa è una storia che ti fa mettere in discussione le basi stesse della nostra società e delle nostre istituzioni. Ti fa chiedere quanti altri individui come Hansen si nascondono in bella vista, in attesa di nuocere a coloro che più confidano in loro. È un duro monito dell’oscurità che può risiedere nei cuori anche dei professionisti più stimati.
La miniserie “L’Infermiera” è disponibile su Netflix dal 27 aprile 2023. E tu l’hai vista? Dimmi cosa ne pensi attraverso i commenti. E dimmi se ora guarderai le infermiere che ti stanno per fare un’iniezione in modo diverso.
La Recensione
L'infermiera
"L'Infermiera" è un'avvincente e inquietante serie crime-thriller. Con una regia esperta, una buona narrazione e interpretazioni di alto livello, la serie ti porta in un appassionante viaggio nel cupo mondo del tradimento e della fiducia. Intreccia sapientemente diverse linee temporali ed emozioni, senza lasciare nulla di irrisolto e offrendo un finale soddisfacente, ma struggente. Per me merita un bel 8.
PRO
- Trama avvincente: offre suspense, emozioni e riflessioni sul tradimento e la fiducia nel settore sanitario.
- Interpretazioni eccezionali: gli attori offrono performance coinvolgenti e realistiche, creando buoni personaggi.
- Regia e sceneggiatura di alta qualità: direzione esperta, narrazione fluida e dialoghi naturali.
CONTRO
- Sequenze confuse: alcune transizioni tra le scene possono risultare brusche e disorientanti.
Mi è piaciuta.
L’ attenzione dello spettatore viene catturata subito dalle prime scene.
Spesso mi è successo di cambiare serie proprio per l’ esatto contrario.
L’ unica cosa che ho trovato strana, ma probabilmebte voluta, forse per creare
un’ atmosfera più da “noir”, è la mancanza di frenesia in quel P. S., dove tutto è ovattato e troppo tranquillo fino al momento dell’ “arresto cardiaco”.
Lb