La Belva è un film con protagonista un veterano delle forze speciali italiane che si incazza e non poco quando scopre che la sua giovane figlia è stata rapita.
Leonida Riva (Fabrizio Gifuni) non dorme più. È stato congedato tre anni fa dalle forze speciali e lo stress post traumatico lo ha reso un uomo distrutto, estraniato dalla moglie e dai figli e che segue solo la terapia – forse nemmeno quella – prescritta dalla sua psichiatria. La cura però non sembra aiutarlo a superare i continui incubi che ha di notte. “Posso continuare a diagnosticarti farmaci fino a quando non dimenticherai il tuo nome”, gli dice la sua psichiatra. “Oppure possiamo provare a inventare qualcos’altro.” Ma a quanto pare, questo qualcos’altro trova invece Riva.
La sua giovane figlia, lasciata incustodita in uno street food dal fratello adolescente, viene rapita. Riva e la polizia arrivano contemporaneamente sulla scena del crimine e l’ispettore capo gli assicura che la polizia farà tutto il possibile per trovare sua figlia. Frasi di circostanza che Riva conosce bene. Soprattutto perché i rapitori stanno scappando e i poliziotti sono in piedi e Riva è un uomo d’azione… e sa come muoversi in queste occasioni.
Infischiandosene delle regole, Riva diventa una belva. “Non vedi l’ora di saltare nel vuoto”, gli dice il suo vecchio compagno di esercito. “Andare in missione. È l’unica cosa che sappiamo fare, giusto?” Riva insegue i rapitori ovunque e alla fine scopre che la figlia è stata rapita da una coppia di drogati… ma non possono essere loro i veri rapitori. Allora, con le buone o con le cattive, si prende qualche indizio in più. I poliziotti in questo film sono quelli scarsi e pensano che Riva potrebbe essere collegato con il rapimento… ma allo stesso tempo non fanno nulla per catturarlo… del tipo presidiare la casa della moglie, l’unico posto in cui potrebbe rifugiarsi.
Riva, un ex soldato distrutto, trova la sua strada verso la redenzione nell’unico modo che sa fare, cioè liberando la figlia da una banda di criminali. Ormai la figlia sembra essere l’unica persona rimasta sulla terra che lo ama ancora. Anche se la fotografia ricorda per certi versi Suburra (Netflix), La Belva non riesce a catturare quell’atmosfera che la serie tv è riuscita a dare.
Come Liam Neeson in Taken, anche Fabrizio Gifuni è una presenza fisica forte in La Belva. Quando è giunto il momento di spaccare teste non si tira indietro… soprattutto se è alla ricerca della verità. È una macchina, una volta inattiva, ora alimentata dal desiderio di vendetta. Come ispettore del caso, Lino Musella fa il suo, ma non ha molto da fare oltre a bere caffè e inseguire la belva nel pronto soccorso. Anche Angela, la moglie di Riva, Monica Piseddu, ha ancora meno da fare. L’unico a portare la croce sembra essere Gifuni e, nonostante la sua forza, in alcuni frangenti pare aver bisogno di aiuto.
La Recensione
La Belva
La prima scena con la psichiatra è stata ripresa solo per dimostrare quanto sia testardo Riva e che farà di tutto per ottenere ciò che vuole. Da qui in poi il film dovrebbe seguire un filone logico: azione e nulla di più, mantenendo un ritmo costante fino alla fine. Purtroppo il regista non aiuta Riva nella sua incessante voglia di vendetta e riprende degli spezzoni inutili che danno poco o nulla alla storia e... non sviluppandoli al meglio. Regia e montaggio non aiutano Riva nemmeno nei combattimenti, che in alcuni frangenti appaiono irregolari. Nello scontro sulle scale della villa sembra che Riva non tocchi nemmeno per sbaglio il cattivo di turno e questa cosa non deve succedere in un film d'azione. Detto questo, Fabrizio Gifuni è una vera forza della natura... e avrebbe meritato un lavoro di supporto migliore di quello che ha ricevuto.
PRO
- Fabrizio Gifuni
CONTRO
- ... il resto del cast
- Regia e montaggio scadenti
- Non si riesce a percepire una localizzazione geografica
- Si butta sul'action commerciale internazionale non prendendo spunto da film e serie tv italiane che hanno funzionato egregiamente negli ultimi anni