Con la seconda stagione dell’anime di “Vinland saga” ci siamo finalmente potuti immergere di nuovo nel mondo sanguinoso, rozzo e senza regole dei vichingi che tanto abbiamo imparato a conoscere, e a suo modo amare, nel corso della prima stagione.
O anche no.
Perchè questa nuova tranche di episodi tratti dall’omonima serie manga di Makoto Yukimura, fin dalle prime puntate ci allontana dalla vita tipica dei clan del nord, impegnati costantemente nelle razzie e nei viaggi, per immobilizzarci all’interno di una fattoria, quella del padrone Ketil e famiglia.
Qui è infatti dove lavora in qualità di schiavo un ormai cresciuto e praticamente irriconoscibile (non solo come aspetto, ma anche e soprattutto come carattere) Thorfinn, ben lungi ora dall’essere il riottoso ragazzino di un tempo.
Insieme ad un altro schiavo di nome Einar, Thorfinn trascorre tutte le sue giornate nel medesimo modo: lavorare la terra per poter ottenere il profitto necessario a ricomprarsi la dovuta libertà.
Per un buon numero di puntate assistiamo così alle attività agricole quotidiane dei due uomini, con tutti i problemi naturali che esse portano con sé: capire cosa e dove seminare, affrontare il gelo dell’inverno, disboscare aree abbastanza vaste et similia, ma non solo. Thorfinn ed Einar si troveranno ben presto a dover far fronte anche all’invidia degli altri schiavi, che non perdonano l’occhio di riguardo che il padrone rivolge continuamente loro.
La prima parte della seconda stagione di “Vinland saga” risulta essere dunque abbastanza noiosa e piatta, una ripetizione prolissa dei medesimi schemi, senza alcun elemento innovativo o colpo di scena che possa riaccendere per più di qualche attimo l’attenzione dello spettatore.
L’unico faro in questa spessa nebbia è rappresentato dai dialoghi, molti dei quali, così come era accaduto nella prima stagione, sono delle vere e proprie chicche che fanno riflettere profondamente su molteplici aspetti della vita che spesso tutti noi tendiamo a dare per scontati.
Questa fase dell’anime presenta inoltre al centro di sè un elemento che accumuna in modo totalmente diverso due dei personaggi cardini della trama, Thorfinn e Canuto: il cambiamento.
Se da un lato il primo muta le proprie ideologie, comprendendo una volta per tutte che la vendetta e il rancore non servono a nulla e che non ha più alcun nemico da combattere, il secondo per contro fa della violenza il punto saliente della propria strategia, allo scopo di annientare tutti gli oppositori che si interpongono sulla sua strada per diventare re.
La seconda parte della seconda stagione è invece più interessante e dinamica: quando le terre di Ketil sono prese d’assalto da Canuto, viene dato il via a una sanguinosa lotta tra i contadini locali e gli uomini del sovrano. La battaglia è resa drammaticamente bene, e non ci vengono risparmiate numerose scene truculente.
Il finale, aperto su un arco narrativo dominato nuovamente (a quanto sembra) dai viaggi e dalle avventure, non può che far venire voglia di continuare a seguire Thorfinn e i suoi nel lungo cammino alla ricerca di Vinland.
Per concludere, la seconda stagione di “Vinland saga” è senza infamia e senza lode, perfettamente bilanciata negli aspetti positivi (personaggi ben caratterizzati, comprese le new entry, dialoghi ad effetto, animazioni bellissime e tematiche attuali, come l’invasione della propria terra, la schiavitù, la perdita e la violenza) e in quelli negativi (troppi momenti morti, trama che stenta a decollare).
Una menzione d’onore alla sigla dei primi quindici episodi, la meravigliosa “River” di Anonymouz.
La Recensione
"Vinland saga" seconda stagione
Una stagione che è molto lenta e prolissa, soprattutto nella prima parte. La seconda parte si rianima, grazie anche agli ottimi personaggi e alle splendide animazioni.
PRO
- Personaggi ben caratterizzati
- Animazioni fantastiche
- Bellissima prima sigla
- Dialoghi che fanno riflettere ed emozionare
CONTRO
- Poca dinamicità, in particolare nella prima parte
- Alcune puntate eccessivamente prolisse, in cui non capita nulla
- Trama che fatica a decollare
- Tanti momenti morti