La tigre bianca è tra i film candidati agli oscar 2021, che si terranno la notte del 25 aprile 2021, come Miglior sceneggiatura non originale, ed è disponibile su Netflix. Ramin Bahrani narra la storia di un giovane indiano e della sua scalata verso la ricchezza, passando attraverso una vita di sacrifici come servitore, ispirandosi al romanzo di Aravind Adiga.
La trama
Ha tutto inizio con una e-mail indirizzata al Primo Ministro cinese Wen Jiabao, in visita in India per incontrare i più rilevanti imprenditori del Paese, scritta dal protagonista della storia, Balram interpretato da Adarsh Gourav:
“Signor Jiabao, sua eccellenza, quando ho sentito che avrebbe incontrato degli imprenditori indiani, sapevo che io dovevo incontrarla. La nostra nazione è carente di acqua potabile, elettricità, sistemi fognari, trasporto pubblico, senso dell’igiene, disciplina, cortesia e puntualità. Ma è ricca di imprenditori. Seguo la crescita del suo Paese da tempo ormai, so che voi cinesi siete grandi amanti della libertà e dell’indipendenza, gli inglesi vi volevano come loro servitori, ma non glielo avete permesso. È una cosa che ammiro molto signor Primo Ministro, vede, una volta ero un servitore”.
Balram proviene da un povero villaggio, definito “delle tenebre”, ai margini di Nuova Delhi. Non gli è stato permesso di studiare, nonostante fosse stato designato dal suo insegnante “una tigra bianca”, ovvero uno dei pochi studenti meritevoli di ottenere una borsa di studio, e costretto al lavoro di spaccare pietre di carbone per portare denaro in famiglia, sotto la guida del capo-famiglia, sua nonna.
Col sacrificio comune di tutta l’ampia famiglia, che gli dona 300 rupie, Balram riesce ad ottenere la patente di guida, e a farsi assumere come autista dalla famiglia che raccoglie i profitti del suo villaggio e, più precisamente, come autista personale del figlio appena tornato dall’America, Ashok, Rajkummar Rao, insieme a sua moglie Pinky, Priyanka Chopra Jonas.
Le prospettive di Balram si espandono in un battito di ciglia: impara a conoscere modi di fare diversi, vede palazzi di venti piani, un modo di trattare il cibo diversamente, di amare diversamente, si approccia per la prima volta al concetto di igiene personale, e molto altro.
Ma non sono questi aspetti materiali ad infondere in lui il desiderio di riscatto. A poco a poco, Balram impara a conoscere la psicologia del suo padrone, e della moglie di quest’ultimo, a capirne l’ambizione e a diventare lui stesso ambizioso. Ma Balram sa bene che per un giovane uomo proveniente da una casta inferiore, le possibilità di riscatto sono poche, e che l’affidabilità dei servitori indiani è totale soprattutto perché i capi prima di assumere indagano sull’intera famiglia di appartenenza usando questo mezzo come ricatto in caso di tradimento.
Ed è a questo punto della storia che il protagonista decide, in un certo senso, di voltare le spalle alla famiglia, di tenere per sé i profitti del suo duro lavoro, fatto di umiliazioni costanti e di notti passate a dormire in garage pieni di scarafaggi mentre i padroni dormono il letto di una stanza lussuosa a cinque stelle. Ed è anche allora, che si affaccia in lui il desiderio di sottrarre ai ricchi e di prendere per sé stesso e per un futuro migliore, sentendosi quasi legittimato in questa scelta, ed è proprio questa la domanda con cui ci lascia il film: se provieni da un ambiente fatto di povertà e disperazione, dove bisogna posizionare il confine tra ciò che sei legittimato a fare per riscattarti e ciò che ti rende una persona peggiore?
Perché questo film merita l’oscar?
Tratto dal romanzo di Aravind Adiga, La tigre bianca è il racconto delle disparità tutt’ora presenti in India, un Paese molto evoluto in determinati ambiti, e in altri così arretrato. Il regista Ramin Bahrani ci mostra il ritratto di un India divisa fra le usanze e vecchie tradizioni delle periferie, e il massimo della modernità nelle grandi città.
Questo ottimo risultato Bahrani lo ha ottenuto ambientando il suo racconto in veri territori, il meno possibile artefatti e abbelliti dalla macchina da presa.
Riguardo all’interpretazione degli attori, va considerata La tigre bianca come l’esordio di Adarsh Gourav nel ruolo di protagonista, che ho prodotto una reazione della critica talmente positiva da poter affermare che senza di lui il film non sarebbe stato lo stesso, capace di immedesimarsi nello più sfortunato dei giovani, senza possibilità e futuro, per poi conoscere una lenta ma forte trasformazione a padrone della propria vita, attraverso lo spirito di un umile servitore capace di rendere se stesso un arrabbiato e affamato padrone. Adarsh Gourav è capace di riequilibrare la forza di questi sentimenti contrastanti alla fine del racconto, attraverso la sua affermazione, dopo un furto che cambierà le carte in tavola, ma non senza conseguenze:
“Quando ho pensato che cosa avrebbero fatto alla mia famiglia, possiamo dire che è come se mi fossi vendicato, in anticipo. Io non sono un politico, loro sono uomini straordinari, che uccidono e voltano pagina, io no. Non lasciai la camera per quattro settimane, poi i nervi si calmarono. L’ultima fase della mia storia di successo era di passare da un imprenditore sociale a imprenditore in affari, e non era facile”.
E l’ultima delle tante domande che il film solleva è se il vero successo si possa raggiungere senza conseguenze, se sia possibile, o in alternativa quali siano le conseguenze accettabili, domanda universale che non si confina alla sola India, paese delle disparità sociali come molti altri, ma valida anche all’interno di posti avanzati culturalmente ed economicamente.
La tigre bianca è un film insolito, assolutamente da vedere, che consacra ancora una volta Netflix come piattaforma in grado di dare voce a film capaci di rendere il panorama internazionale meno lontano e più accessibile e conoscibile.
Tu quali film candidati agli Oscar 2021 hai già visto?
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La Recensione
La tigre bianca
La tigre bianca è un film candidato agli Oscar 2021, e racconta la storia di riscatto di un giovane indiano verso un futuro roseo, ben capace di raccontare la realtà odierna di un paese come l'India.
PRO
- Balram, il protagonista, rende il film intenso ma scorrevole. L'ambientazione è realistica e rende il ritratto dell'India autentico.
CONTRO
- I capi di Balram interpretano i loro ruoli in modo più superficiale e la narrazione del protagonista è a tratti ridondante.