David Casademunt debutta alla regia con un film ambientato nel 19° secolo, dove una famiglia isolata vive un’esperienza terribile.
Il debutto cinematografico di questo regista trentenne fa appello all’horror, un horror essenzialmente psicologico.
La storia è ambientata nel XIX secolo e segue una famiglia formata da Lucía (Inma Cuesta), Salvador (Roberto Álamo) e il loro figlio Diego (Asier Flores), che si sono isolati dalla civiltà a causa della guerra, costruendo la loro casa in una pianura di Teruel, il páramo del titolo.
Così, in fuga dalla violenza e dalla follia, questa famiglia ha deciso di stabilirsi letteralmente in mezzo al nulla. Nonostante ciò Salvador esce per accompagnare un Diego spaventato alla latrina che si trova a diversi metri oltre la casa.
E sebbene il padre sia la figura protettiva, il ragazzo è molto vicino alla madre, che lo fa assistere a molte delle sue attività, mentre il padre vede con rassegnazione come non possa ancora insegnargli ad essere ancora uomo.
Nelle loro giornate raccontano anche storie dell’orrore, molte delle quali disturbano, ma non spaventano Diego, fino a quando suo padre non racconta la storia della “bestia”, una creatura leggendaria che gira per il mondo alla ricerca delle persone più fragili.
Un “mostro” che chiaramente disturba Salvador. L’uomo confessa che la bestia si avvicina quando le persone lo temono, si nutre delle paure della gente e che, anche se non si vede, c’è. Lui lo sa perché ha ucciso anche sua sorella.
Una leggenda che segna l’inizio della fine della tranquillità per questa famiglia. Un giorno una barca appare nel vicino fiume. A bordo della quale viaggia un uomo gravemente ferito, che poi si toglie la vita davanti agli occhi spaventati di Lucia e Diego.
Dopo aver trovato una foto della famiglia tra gli oggetti personale dell’uomo, Salvador decide di prendere il suo cavallo per consegnare il corpo a chi gli era più vicino, lasciando la moglie e il figlio soli per alcuni giorni. Tuttavia, il tempo passa e di lui non c’è traccia. Al posto suo emerge qualcos’altro.
Un essere che Lucia vede quasi ogni giorno. Lo spara in continuazione anche se non è mai ben chiaro a cosa stia sparando. A ciò si aggiunge l’evidente cambiamento nella personalità della donna, che non si preoccupa più del figlio o della casa come una volta.
La condizione della donna peggiora dopo un forte temporale e il ritorno del cavallo di Salvador, ma senza di lui, e Diego scorge una strana figura nel cuore della notte. È la bestia che è stata presente o solo il prodotto della solitudine e di un’immaginazione ferita?
Un dilemma che attraversa gran parte della narrazione di El páramo; film che, soffre di un ritmo lento, quasi tartarughesco.
Se togliamo la scenografia (e l’ambientazione storica sprecata)… c’è poco da salvare in questo film horror. I dialoghi non sono sicuramente da incorniciare e fa abuso degli effetti per suscitare spavento – soprattutto aumentando il volume in alcune situazioni – senza riuscirci. Ho trovato errato l’uso delle narrazioni ad alta voce dei pensieri dei personaggi. Sebbene sia utile come strumento, è un modo povero e poco originale per presentare questa storia.
In compenso, devo fare un nuovo applauso alla scenografia. Qui abbiamo una grande fotografia ragazzi. L’illuminazione è l’elemento principale della scena e da vita ad elementi inerti e altera in modo eccezionale le dimensioni dello spazio. La retroilluminazione funziona in modo efficace e la tavolozza interna calda, ma a volte pallida, è in contrasto con le terrificanti scene esterne notturne fredde che lasciano lo spettatore con il fiato sospeso. In conclusione, la fotografia di Isaac Vila è brillante e decisiva nel creare l’atmosfera horror.
Purtroppo però non è sufficiente. Fammi sapere se anche tu hai visto il film e se sei d’accordo con il voto.
La Recensione
El páramo - Terrore invisibile
El páramo - Terrore invisibile è un film horror spagnolo ambientato nel 19° secolo. Ottima la scelta dell'ambientazione. Il luogo è tetro e la scenografia viene sfruttata al meglio. La fotografia è davvero magnifica. Purtroppo però il ritmo è veramente lento e il film si perde piano piano per la strada, così come il padre di famiglia.
PRO
- Ottima fotografia
CONTRO
- Veramente lento
- Dialoghi non eccelsi
- Finale prevedibile