Quando si parla di serie tv a tema Seconda guerra mondiale è impossibile non pensare subito a quei due veri e propri gioiellini prodotti da Tom Hanks e Steven Spielberg nel 2001 e nel 2010, ovvero rispettivamente Band of brothers – fratelli al fronte e The Pacific.
Due miniserie, queste, che raccontano attraverso due differenti eppure similissimi punti di vista la traumatica esperienza della guerra, vissuta via terra dai soldati di Band of Brothers e attraverso l’Oceano dai marines di The Pacific. Mancava dunque una terza e conclusiva visione, quella aerea, ma ecco che in questo 2024 appena iniziato il cerchio si è concluso. E lo ha fatto rispettando le aspettative.
La nuova opera dei due registi si chiama giustappunto Masters of the air, è ispirata al romanzo omonimo di Donald Miller e si incentra sul Centesimo Gruppo Bombardieri dell’Inghilterra orientale, con particolare attenzione, nel corso delle nove puntate di cui è composta, su alcune missioni salienti da questi aviatori condotte, quali ad esempio il bombardamento strategico sulla Germania nazista operato tra il 1943 e il 1945.
Nel cast figurano tra i protagonisti Austin Butler, recentemente noto per la sua interpretazione di Harkonnen in Dune, Callum Turner, già visto nei panni dell’austero fratello di Newt Scaramander nella saga di Animali fantastici e dove trovarli e Barry Keoghan, lo stesso che ha tanto fatto discutere in Saltburn.
Ma, a parte i puri dettagli tecnici, com’è Masters of the air? Merita la visione? E’ all’altezza delle sue serie sorelle?
Senza dilungarci troppo, la risposta è sì, senza ombra di dubbio, nonostante qualche piccola pecca che vedremo successivamente.
Sceneggiatura
Iniziamo con gli aspetti positivi della serie, e al primo posto non può che esserci la sceneggiatura, che è magistrale.
Gli scenari di guerra, siano essi via terra o via cielo, sono resi in maniera impeccabile, con cura al dettaglio quasi maniacale. Del resto non che ci sia da stupirsene, visti i già mirabili risultati riportati in merito dalle serie precedenti.
Trama
Le puntate di Masters of the air scorrono fluidamente, in alcuni casi con una velocità impressionante.
Anche quando non succede nulla di chissà quanto “importante” e avventuroso, risulta davvero difficile annoiarsi, complici dialoghi brillanti nella loro semplicità e frequenti cambi di prospettiva tra i personaggi.
C’è poi assenza di volgarità gratuita, e il medesimo discorso riguarda la violenza e le scene macabre: certo, non è una favoletta per bambini, ma non è neanche una serie eccessivamente – e gratuitamente – truculenta, il che non è affatto un difetto.
Personaggi
Veniamo ora a quello che in mio parere è il principale lato negativo di questa serie: i personaggi.
Abituata a Band of brothers e The Pacific, in cui i soldati protagonisti erano tanti e tutti a loro modo ben caratterizzati, in Masters of the air non ho ritrovato questa coralità.
La storia ruota infatti alla fine della fiera attorno ai soliti protagonisti, che si possono pressoché contare sulle dita di una mano. Degli altri – tanti altri – si parla, certo, ma pochissimo, e dopo un po’ vengono tutti rilegati a nulla più che comparse, che giusto ogni tanto appaiono sullo schermo. Di alcuni non si vede neanche il momento della morte, relegata a un semplice “X non è tornato dalla missione“.
Il resoconto finale che racconta tramite foto originali il futuro dei soldati negli anni successivi alla guerra è esplicativo di questo fatto.
Nulla invece da dire sulla recitazione, ottima e di alti livelli, soprattutto nei momenti drammatici, nella capacità di questi giovani attori di mostrarsi piegati dal dolore con compostezza e dignità, senza essere spezzati da una presa di coscienza inevitabile e contro ogni tentativo di ottimismo già nota a priori.
Conclusione
Masters of the air è dunque una serie che merita senza dubbio una visione, bella e fatta bene, che resta impressa anche se non quanto le sue sorelle, complice una minor emozionalità trasmessa allo spettatore e a un quantitativo di personaggi più ridotto.
Una serie che deve essere vista anche solo per ricordarsi ancora una volta, specialmente di questi tempi, di quanto la guerra sia disumana, inutile, stupida. Lo si percepisce dagli eventi narrati, e ancor di più dai volti dei personaggi a battaglia conclusa, espressione recitata di sentimenti reali, da altri prima di loro vissuti realmente, quegli stessi individui spesso solo poco più che bambini che si sono trovati costretti non a tornare a vivere, bensì a iniziare a vivere. Che la guerra si sa, ti cambia, e dopo non sei più lo stesso. Mai più.
La Recensione
"Masters of the air"
Una serie a tema bellico che chiude il cerchio aperto da "Band of brothers" e continuato con "The Pacific" e che merita assolutamente una visione.
PRO
- Trama scorrevole
- Attori bravissimi
- Sceneggiatura spettacolare
- Zero volgarità o eccessiva violenza
CONTRO
- Pochi personaggi principali ben caratterizzati