E’ attualmente la serie TV più guardata su Netflix. Non c’è da stupirsi: basta vedere qualche istante anche solo del trailer per toccare con mano la qualità de “La Regina degli Scacchi” – “The Queen’s Gambit” in lingua originale – miniserie per l’appunto originale Netflix disponibile sulla piattaforma dallo scorso 23 ottobre.
Nato prima come romanzo del 1983 di Walter Tevis, “La regina degli scacchi” è stato riadattato per il piccolo schermo da Scott Frank e Alan Scott, ed ha come principale protagonista Beth Harmon – interpretata dalla grandiosa Anya Taylor-Joy – bambina prodigio degli scacchi che si fa strada in un’epoca difficile per la figura femminile – siamo infatti a metà tra gli anni ’50 e ’60 – con la sua astuzia e il suo talento, non senza poche problematiche.
Accanto alla Taylor-Joy troviamo numerosi attori di spicco a completare una rosa che non passa assolutamente inosservata: tra gli altri, Harry Melling (Harry Potter, The Old Guard), Thomas Brodie-Sangster (The Maze Runner, Love Actually), Marielle Heller (regista de Un amico straordinario).
Non solo il cast dovrebbe spingervi a guardare questo prodotto: certo, è di aiuto il fatto che la protagonista, la Taylor-Joy, arrivi già da successi personali non indifferenti, come la partecipazione ai film Split, Barry e il più recente Emma – ma ciò che vi colpirà di più è che “The Queen’s Gambit”, in particolar modo in quest’ultimo periodo in cui su Netflix sembra regnare la regola Quantity over quality (quantità sopra la qualità) si distingue per la grande attenzione ai particolari e per essere di fatto una buona serie che mette tutti d’accordo. Forse fin troppo, perchè possiamo immediatamente accorgerci come poi questi prodotti godibili siano guardati dai più e dai più giudicati, di fatto creando poi una vera e propria piazza di commenti che spaziano dai più entusiasti alle critiche più demolitrici.
C’è infatti chi ha definito “La Regina degli Scacchi” come un prodotto sì e no mediocre; altri se ne sono innamorati, definendola ad oggi una delle più belle – se non la miglior – serie originale Netflix. Su quest’ultima affermazione forse noi di Wonder Channel avremmo qualcosa da ridire: per prima cosa, perché è impensabile trovare qualcuno che riesca a dare un parere oggettivo su tutte le serie Netflix e definire “La Regina degli Scacchi” come la migliore in assoluto. La migliore in assoluto magari no…ma forse tra le migliori di quest’anno sicuramente. Su Rotten Tomatoes, famoso sito americano che raccoglie recensioni sia del pubblico che dei critici, in entrambe le categorie la serie supera il 90% di recensioni positive, facendo invidia a molti altri prodotti non solo di Netflix ma anche di altri famosi siti di streaming.
La Regina degli Scacchi: Cosa funziona?
Beth Harmon, senza ombra di dubbio. Guidata da una storia forte e potente, Anya Taylor-Joy ha creato un personaggio solido, vivido e reale, dando vita a una giovane donna dalla corazza dura che si è dovuta costruire dopo un passato difficile: dopo la prematura morte della madre, Beth viene portata infatti in un orfanotrofio per sole bambine e qui cresciuta tra rigide regole e medicinali che le creano una forte dipendenza. In questo nuovo e difficile ambiente saranno poche le cose le daranno conforto: tra queste l’amica Jolene (Moses Ingram) e la scoperta, a piccoli passi, di un gioco che la appassiona come nient’altro è riuscito a fare: gli scacchi. A insegnarle le prime mosse è il burbero signor Schaibel (Will Camp), che ben presto si rende conto di avere di fronte un vero e proprio prodigio.
Questo per Beth sarà solo l’inizio di un lungo e tortuoso percorso che la vedrà sempre più dipendente dagli scacchi (e non solo): troverà dapprima supporto nella sua nuova madre adottiva, Alma (Heller), con la quale comincierà a viaggiare il mondo per sfidare i più grandi degli scacchi; e in un secondo momento troverà appoggio e complicità in quelli che dapprima erano stati i suoi avversari, Harry Beltink (Melling) e Benny Watts (Brodie-Sagster). Tutto questo con un unico scopo: diventare grande maestro degli scacchi.
Più di una semplice mossa
Anya Taylor-Joy non solo riesce a creare un personaggio credibile e a regalare un’impeccabile performance: ciò che rimane allo spettatore è molto più di questo. La storia de “La Regina degli scacchi” è la storia di una donna che si fa strada in un mondo interamente dominato da uomini, uomini che in un primo momento non avrebbero mai creduto che una ragazzina potesse essere al loro pari, e che si ritrovano ben presto ad essere battuti e – passatemi il termine – umiliati.
La figura maschile e femminile vengono messe a confronto affrontando temi che oramai sono antichi come il mondo: a partire forse dallo stesso padre adottivo di Beth (interpretato da Patrick Kennedy), un uomo piccolo che non ha mai veramente apprezzato la moglie e che riversa nel matrimonio tutta la sua frustrazione – ma non solo. La nostra Beth, proprio come una pedina, si muove in un mondo fatto di soli uomini, pedine anch’esse che si muovono solo allo scopo di “mangiarla”, scartarla e passare avanti. E in un primo momento Beth si muove sulla scacchiera con mosse incerte, dominando le partite a volte, sbagliando in altre, e in questo caso incolpando solo se stessa.
Proprio come accade nella mossa degli scacchi da cui prende il nome la serie, “il gambetto di donna” è una strategia che Beth si ritrova a usare sia nella vita che sulla scacchiera, che la vede piano piano e inesorabilmente prendere sempre più spazio e dominare uno sport non solamente complicato ma considerato per definizione appartenente agli uomini. Il tutto mentre combatte contro dipendenze non indifferenti che dapprima hanno segnato inesorabilmente la sua infanzia e che si porterà dietro anche da adulta.
Di errori e mosse sbagliate
Se da una parte non c’è nulla di particolarmente grave da recriminare a “La regina degli scacchi”, non possiamo nemmeno lasciarlo in un angolo dicendo in maniera unanime che sia stato perfetto e senza difetti.
Come altri prodotti e non solo di Netflix, la trama de “La regina degli scacchi” sembra dimenticarsi di alcuni personaggi, ripescandoli fuori solo in un determinato momento della storia perché – servono in quel momento proprio per aiutare la protagonista. Se non si è ancora capito sto parlando di Jolene, personaggio costruito come un vero e proprio stereotipo e caduto un pochino nel banale: un vero peccato perché sicuramente le si poteva dare qualcosa di più.
Personalmente, e qui in molti potrebbero non trovarsi d’accordo, ho trovato alcuni passaggi della serie abbastanza ripetitivi: in particolar modo l’episodio 6, “Sospensione”, uno dei più lunghi della mini-serie, per quanto emblematico e importante (in particolare per la Taylor-Joy che ha dimostrato tutta la sua bravura) alla sua conclusione mi è sembrato fin troppo ridondante, con forse fin troppo tempo dedicato alla ricaduta psicologica della nostra protagonista. Mi spiego meglio: sicuramente è stato fondamentale e interessante vedere fino a che punto Beth era disposta a spingersi, ma per me poteva essere chiaro anche in meno tempo. Lo spettatore era oramai fin troppo cosciente dei suoi problemi e non mi è sembrato assolutamente necessario calcare la mano in questo modo.
Ma questi sono solo piccoli intoppi, nulla di più. Nulla che possa veramente togliere tutti i meriti di una serie che ad oggi si classifica per noi di Wonder Channel come una tra le migliori di Netflix: se non l’avete ancora fatto, recuperatela. Non vi serve sapere qualcosa di scacchi per vederla. Parola di una persona che non saprebbe neanche dirvi quali sono le principali mosse degli scacchi.
Certo che capirci qualcosa sicuramente aiuta!
La Recensione
La Regina degli Scacchi
In un periodo in cui su Netflix vige la regola del "quantity over quality" La Regina degli Scacchi - perdonate il gioco di parole - regna sovrana e si pone come uno dei prodotti meglio riusciti di questo 2020. Anya Taylor-Joy crea un personaggio vivido quanto fragile e reale che da un lato esalta il potere femminile mentre dall'altro combatte contro demoni molto pericolosi. Che gli scacchi vi appassionino o no, un prodotto assolutamente da vedere!
PRO
- Anya Taylor-Joy
- La fotografia e i costumi
- La figura femminile esaltata nel suo potere e le sue fragilità
CONTRO
- Alcuni personaggi passano purtroppo in secondo piano
- Alcune parti si ripetono