Introduzione alla storia
“La Stanza degli Omicidi” si apre con la figura imponente di Reggie (interpretato da Joe Manganiello) che cammina per strada, ascoltando un podcast di cronaca nera.
Entrato in un negozio per lamentarsi di un caffè di pessima qualità, il proprietario lo affronta con un atteggiamento aggressivo, invitandolo a uscire. Reggie reagisce strangolandolo, e mentre l’uomo lotta per respirare, i segni lasciati dai suoi tacchi si dissolvono in un dipinto dalle ampie pennellate. Questo inizio maldestro introduce una trama altrettanto goffa, ma “La Stanza degli Omicidi”, diretto da Nicol Paone al suo secondo film, evolve in una critica ampiamente comica del mondo dell’arte, attraverso la lente di un thriller poliziesco.
La proposta di Gordon
La storia prende forma quando Gordon (Samuel L. Jackson), proprietario di una gastronomia e panetteria ebreo-nera con legami mafiosi, fa una proposta a Patrice (Uma Thurman). L’offerta è semplice: il suo sicario, Reggie, creerà dei quadri che verranno valutati a prezzi esorbitanti come metodo per riciclare denaro. Patrice dovrà semplicemente esporre queste opere nella sua galleria, evitando che vengano vendute. In cambio, riceverà una parte considerevole dei profitti. L’offerta è troppo allettante per essere rifiutata da Patrice, che è a corto di denaro e rischia di perdere la sua galleria e i suoi clienti. Tuttavia, quando la sua stagista condivide pubblicamente le foto delle opere, i dipinti diventano un fenomeno nel mondo dell’arte. Presto, tutti vogliono acquistare le opere dell’artista, che Patrice ha soprannominato “The Bagman“.
Critica al sistema dell’arte
Come critica del sistema dell’arte, “La Stanza degli Omicidi” supera altri film del genere per la sua incisività. Si scopre che la galleria di Patrice è in difficoltà perché lei privilegia la qualità e l’etica rispetto al semplice profitto: detesta pagare per le recensioni, affidarsi al marketing a pagamento o tollerare artisti maschi misogini.
“Quando fai grandi vendite, hai il potere di controllare la narrazione”, spiega alla sua stagista.
Al contrario, vediamo in altre scene commercianti rivali vantarsi di vendere a trafficanti d’armi, al figlio di un dittatore africano e a un oligarca russo. Poiché questi sono disposti a piegare e persino ignorare le regole.
Patrice si trova in una posizione così svantaggiata da dover attenuare anche la sua integrità.
L’ignoranza iniziale di Patrice
La rigorosa Patrice, naturalmente, all’inizio non conosce il vero lavoro di “The Bagman”.
Crede che sia probabilmente uno spacciatore, un difetto che è disposta a ignorare se ciò significa salvare la sua attività, ma non sospetta nulla di così oscuro come essere un sicario. Nel film vediamo qualche scena del lavoro di Reggie, ma spesso il modo in cui queste scene sono montate è eccessivamente stilizzato, con un tono che si lega al montaggio incrociato di Gillian L. Hutshing, utilizzato per connettere gli spettatori al mondo dell’arte. Il film, ovviamente, vuole sottolineare l’equivalenza tra la malvagità in questi due mondi diversi. Tuttavia, questo intreccio tende a sminuire la parte malavitosa della storia. Se la violenza fosse più marcata, la critica al mondo dell’arte non si baserebbe solo sulla commedia ampia, ma anche su una commedia più viscerale.
Performance del cast
Nonostante ciò, il cast principale del film offre una performance solida e apprezzabile. Thurman, in particolare, inizia in modo incerto (la sua prima scena in cui assume Adderall è decisamente esagerata), ma presto trova un livello di comfort più naturale. In questa sorta di riunione sullo schermo tra lei e Jackson (in realtà non avevano condiviso una scena in “Pulp Fiction”), i due veterani non si limitano a sfruttare i soliti trucchi del loro repertorio di star affermate. Nonostante la stupidità intrinseca dei loro personaggi, riescono a ritrarre persone affascinanti e imperfette in un universo amplificato, evitando di trasformarsi in caricature che si muovono in un mondo cartoonesco. Se “La Stanza degli Omicidi” offrisse solo questo (grandi star del cinema che si divertono in compagnia reciproca), sarebbe già abbastanza.
Finale e tematiche
Il film di Paone si conclude con un finale particolarmente soddisfacente, che si distingue per una scena finale drammatica e intensa. In questa scena, il regista utilizza una sorta di performance art sanguinaria, ovvero una rappresentazione artistica che mescola violenza e simbolismo per esprimere un messaggio potente. Durante questa sequenza, alcuni spacciatori malvagi e collezionisti d’arte senza scrupoli, che sono motivati unicamente dalle mode passeggere (cioè tendenze temporanee e superficiali), dalla scarsità (il desiderio di possedere qualcosa di raro), dall’autorialità (l’importanza attribuita al fatto che un’opera sia stata realizzata da un artista famoso) e dal capitalismo (la ricerca del profitto a tutti i costi), vengono messi a confronto con le conseguenze delle loro azioni. Questo finale mette in luce la critica del film verso un mondo dell’arte corrotto e guidato solo da interessi economici.
Il cliché del sicario dal cuore d’oro
Nel film, viene utilizzato il cliché del “sicario dal cuore d’oro”, un personaggio che, nonostante il suo lavoro spietato come assassino, mostra tratti di bontà o umanità. Questo archetipo funziona bene in diversi momenti del film, soprattutto grazie alla convincente interpretazione di Joe Manganiello, che riesce a rendere il personaggio complesso e affascinante.
Un’opera intrigante
Il film “La Stanza degli Omicidi” ha un peso tematico significativo, ovvero affronta in maniera profonda e critica temi rilevanti come l’avidità, la corruzione nel mondo dell’arte e le dinamiche del potere economico. Questi elementi tematici, uniti a una narrazione coinvolgente e a personaggi ben costruiti, rendono il film interessante e divertente da guardare. Questo lo rende anche un primo passo promettente per il regista Nicol Paone, che mostra il suo potenziale in una carriera cinematografica che si preannuncia intrigante.
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La Recensione
La stanza degli omicidi
Un thriller che svela con tagliente ironia la corruzione nel mondo dell'arte. iImpreziosito da interpretazioni magnetiche e un finale sconvolgente.
PRO
- Cast di spessore
- Bello come critica il mondo dell'arte con tagliente ironia.
CONTRO
- Trama prevedibile e cliché già visti che potrebbero deludere chi cerca originalità e innovazione.