Dopo più di dieci anni lontana dai set cinematografici, l’ultra-ottantenne Sophia Loren, vincitrice del premio Oscar per La Ciociara nel 1962, torna a sorprendere con la sua magistrale interpretazione nel film diretto da Edoardo Ponti, ispirato al romanzo di Romain Gary, La vita davanti a sé, lanciato da Netflix nel 2020, capace di mettere in scena moltissimi temi di interesse sociale.
La trama
Il film è ambientato in Puglia, a Bari. Il coprotagonista è un bambino di 12 anni, Mohammed, soprannominato Momò, impersonato da Ibrahima Gueye, un orfano arrivato in Italia dal Senegal e affidato in custodia al dottor Cohen dopo la morte della madre. Momò, però, è un bambino fin troppo vivace e “di strada”.
Il film, infatti, inizia con uno scippo al mercato della borsa di Madame Rosà, interpretata da Sophia Loren. Quando il borseggio viene scoperto dal dottor Cohen, Renato Carpentieri nella realtà, Momò viene obbligato a riportare la borsa alla signora chiedendole scusa, ma non solo: in questa occasione il dottore, che conosce Madame Rosà da molti anni, le chiede di prendersi cura del giovane ragazzo, dato che ospita in casa altri bambini, ovvero i figli di prostitute di cui Madame è stata un tempo collega:
“Io sono convinto che qui da te starebbe meglio. Il ragazzo ha bisogno di una presenza femminile, però una senza smancerie, una tosta, come sei tu”.
Le dice il suo amico dottore.
Madame Rosà interpreta una donna dura, segnata dalla vita, una ex-prostituta ebrea sopravvissuta ai campi di sterminio di Auschwitz e, a parere del dottor Cohen, sarebbe l’unica in grado di impartire una disciplina a Momò, l’unica con un carattere abbastanza forte dettato dalla difficile vita vissuta. E dopo un rifiuto iniziale, anche grazie alla promessa di una somma di denaro mensile utile a pagare l’affitto, Madame si rende disponibile a ospitare il giovane scapestrato.
Quello a cui si assiste è uno scontro generazionale: ci sono moltissimi anni di distanza tra i due, ma ciò che li accumuna è l’emarginazione che hanno vissuto entrambi nel loro passato e che li ha toccati e scossi nel profondo. Non solo: le differenze tra i due vanno al di là dell’età anagrafica, ma si concretizzano nella diversa religione, lei ebrea e lui musulmano, nelle differenze cultura e origine.
Intrecciata alla storia di casa Madame Rosà, quella della sua migliore amica, una prostituta transessuale, Lola, che interpreta Abril Zamora, di cui però si comprende ben poco, al di là della sua genuinità.
Ognuno dei personaggi saprà dare qualcosa all’altro, in particolare Momò avrà imparato ad approfondire le apparenze e a comprendere che è impossibile e sbagliato tentare di dimenticare il passato, in quanto permette di essere quel che siamo nel presente.
L’interpretazione di Sophia Loren
La presenza di una grandissima attrice nel cast fa la differenza: Sophia Loren si rivela, come sempre, una perla rara. All’età di 86 anni, portati con classe, la Loren appare in questo film esile, con le acconciature e quella linea di eye-liner che la contraddistinguono.
I suoi anni li vediamo nelle sue mani, sottili e stanche, che la fanno apparire a brevi tratti una donna buona. Il suo personaggio, infatti, è freddo e distaccato, disilluso dalla vita. In certi passaggi, però, Madama Rosà sfoggia una rassicurante gentilezza e comprensione, come quando racconta a Momò della sua esperienza nei campi di stermino:
“Qua sotto penso, rifletto. Tu non hai tutti i torti. Ad Aushwitz mi nascondevo sotto a una baracca, era il mio rifugio. Come qua sotto, avevo la tua età. A te questo nome non dice niente, meglio così. non fare caso a quello che dico. Sono vecchiarella oramai”.
Perché guardare La vita davanti a sé
Al di là delle interpretazioni mozzafiato, sia di Sophia Loren che di Ibrahima Gueye, la trama del film è poco incisiva. Vengono sfiorati, purtroppo solo di passaggio, temi sociali che meritavano un approfondimento: l’emarginazione, la guerra, i campi di sterminio, la prostituzione, la transessualità, l’emigrazione, la povertà.
Tutto risulta appena abbozzato. Per lo più, il libro del 1975 di Romain Gary da cui prende ispirazione il film diretto da Edoardo Ponti, è ambientato a Parigi, e la scelta di girare il film a Bari facendola apparire una città più cosmopolita di quello che è pur di rendere il film internazionale, appare molto debole.
Una positiva e ritrovata sensibilità la si ritrova verso la fine della pellicola, quando Momò impiegherà tutte le sue forze, anche quelle che non ha, per tenere fede a una promessa fatta in ebraico.
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La Recensione
La vita davanti a sé
La vita davanti a sé mette in mostra una magistrale interpretazione di Sophia Loren ma risulta debole nella trama, in quanti temi importanti a livello sociale vengono solo sfiorati.
PRO
- Ottima l'interpretazione sia di Sophia Loren che di Ibrahima Gueye, bella anche la fotografia.
CONTRO
- La trama risulta carente in molti più e il finale un po' scontato.