Le differenze tra il pranzo in prigione e quello a scuola:
Sicuramente una cosa in comune tra i due menù c’è sicuramente: il bisogno di nutrire i propri ospiti, che siano studenti o prigionieri. Alimentare una massa quotidianamente è sicuramente una dura sfida per il cuoco o i cuochi che lavorano in questi luoghi abbastanza affollati. E riuscire anche a cucinare del cibo buono è una sfida ancora più difficile. Le portate che sono raffigurate qui sotto sono state fotografate sia in una scuola che in una prigione, provate a notare le differenze, se ci sono.
Pranzo a scuola:
Pranzo in Prigione:
Pranzo a Scuola:
Pranzo a Scuola:
Pranzo a Scuola:
Pranzo in Prigione:
Pranzo in Prigione:
Pranzo a Scuola:
Pranzo a Scuola:
Pranzo in Prigione:
Pranzo in Prigione:
Pranzo in Prigione:
Pranzo in Prigione:
Pranzo in Prigione:
Pranzo in Prigione:
Ricapitolando:
Come si è visto, gli Stati sviluppati nel mondo trattano i nostri bambini come dei detenuti o comunque servono dei piatti che potrebbero essere facilmente equiparati a quelli serviti nelle carceri. Le cose sono due: i carcerati vengono trattati troppo bene e la prigione sembra un hotel oppure le scuole non ricevono dei fondi adeguati affinché le mense siano di un livello superiore. Sicuramente i nostri penitenziari non adottano norme così severe che potrebbero farci dire: “andare in carcere è veramente una punizione”, a parte quella di essere rinchiusi per un tot. di tempo in uno spazio circoscritto. In Italia poi non ci sono abbastanza posti nelle carceri così da contenere tutti quindi in tantissimi verranno scarcerati dopo poco tempo o comunque nemmeno fatti avvicinare ai penitenziari se hanno commesso reati minori che comunque andrebbero puniti dalla legge. Per prevenire l’aumento delle statistiche sulla delinquenza in Italia occorrerebbe una riforma per inasprire le pene, o comunque bisognerebbe dare un maggior potere d’iniziativa alle forze dell’ordine in modo da prevenire i reati minori come saccheggi, furti, risse, disordini, soprattutto quando vengono dagli extra-comunitari, che si sentono impuniti e addirittura esternano in pubblico questa impunità con frasi: “Qui in Italia possiamo fare tutto perché non ci fanno nulla”. Queste parole sono una sorta di sconfitta per il sistema giudiziario nazionale. Soprattutto perché il 70 percento dei reati vengono commessi da extra-comunitari, e chissà quanti di questi avranno il permesso di soggiornare in Italia. L’integrazione è perfetta quando funziona, ma va controllata.