Forse è una questione di paure personali, ma non posso dire di aver provato quel profondo senso di male che la campagna pubblicitaria di Longlegs – e i suoi sostenitori più entusiasti – promettevano.
Ma alla fine di questa recensione di Longlegs ti spiegherò perché non è un difetto.
Però mi era stato detto che mi avrebbe ricordato “Prisoners” di Denis Villeneuve, o magari “Rosemary’s Baby” di Roman Polanski”: un mix tra un thriller investigativo carico di tensione e un horror psicologico che gioca con la paranoia e la paura dell’ignoto, con una performance di Nicolas Cage come serial killer così traumatizzante che doveva essere protetta dagli occhi del pubblico.
Bisogna ammettere che la campagna pubblicitaria è stata fantastica e decisamente efficace, tanto che il film ha accumulato un’attenzione paragonabile a quella riservata a “Hereditary – Le radici del male” di Ari Aster.
Un mix di aspettative e realtà
Tuttavia, tutta questa enfasi potrebbe creare aspettative sbagliate per una parte del pubblico.
Per i miei gusti, Longlegs non è un’opera di malevolenza così come promesso, ma piuttosto una lama affilata nella schiena: pungente, precisa e inaspettata.
Dal primo all’ultimo fotogramma, il film passa da un freddo morboso a una strana e satanica avventura. È sottile come un trucco di magia e rappresenta un modo per il regista e sceneggiatore Osgood Perkins (figlio di Anthony Perkins, celebre protagonista di “Psycho”) di giocare con le aspettative del pubblico e sorprenderlo allo stesso tempo.
Un omaggio agli horror degli anni ’70
Longlegs esplora l’oscuro mondo dei veri serial killer, ispirandosi agli inquietanti rituali del ‘Night Stalker’ Richard Ramirez e alle tattiche psicologiche del ‘Green River Killer’. Nella seconda parte, il film assume un tono più grandioso e stilizzato, ricordando gli horror psicologici e surreali degli anni ’70, come ‘Suspiria‘ di Dario Argento e ‘The Wicker Man’.
Nicolas Cage: una performance inquietante ma controllata
Il serial killer interpretato da Nicolas Cage ha un aspetto sinistro, ma potrebbe facilmente essere scambiato per qualcuno che alleva gatti esotici. L’imprevedibilità di Cage ha sempre funzionato meglio quando i suoi personaggi scendono gradualmente nella follia, piuttosto che con quelli che ci sono già dentro (un territorio più congeniale a Willem Dafoe). In Longlegs, la sua interpretazione è particolarmente efficace quando abbandona le stravaganze e parla con un’intensità profonda e minacciosa.
Questo lato della sua performance emerge durante un’intervista con l’agente dell’FBI Lee Harker (interpretata da Maika Monroe), il cui acuto intuito è stato interpretato come una possibile abilità psichica. Il coinvolgimento di Lee nel caso la rende la Clarice Starling di Longlegs, in un confronto diretto con il suo Hannibal Lecter. Vale la pena notare che questo film è uno dei pochi horror che riesce a inserire una scena in un ospedale psichiatrico senza demonizzare in modo crudele e inutile la malattia mentale.
Indagini oscure e minacce latenti
In “Longlegs”, il serial killer lascia dietro di sé note codificate e firmate in ogni scena del crimine, dove intere famiglie sono state sterminate. In tutti i casi, è evidente che il padre di famiglia è colui che ha impugnato l’arma, uccidendo i propri cari prima di togliersi la vita. Nonostante non vi siano segni di effrazione, sembra che gli uomini siano stati costretti a compiere questi atti terribili, forse sotto l’influenza di una forza esterna.
Maika Monroe interpreta con intensità l’investigatrice dell’FBI, la cui presenza è tanto inquietante quanto efficace. C’è qualcosa di singolare nel suo personaggio: le labbra serrate, lo sguardo sfocato e il modo in cui il suo corpo sembra tremare leggermente quando interagisce con gli altri. Questi tratti la rendono un’arma segreta nell’indagine, ma allo stesso tempo anche il principale bersaglio del killer. Monroe riesce a trasmettere un senso costante di allerta, una tensione palpabile che si riflette anche sugli spettatori, mantenendoli sempre sul filo del rasoio.
La sottigliezza dei veri horror
Longlegs suggerisce i suoi orrori più grandi piuttosto che rivelarli apertamente. Durante i titoli di apertura, si vedono brevi lampi di qualcosa di insondabile – forse foto di scene del crimine, anche se è difficile esserne certi. A un certo punto, giurerei di aver visto qualcosa di molto più infernale. Ogni volta che Lee è immersa nel suo lavoro, tra mappe srotolate e polaroid sparse, Perkins la inquadra con cura, lasciandole sempre un paio di porte aperte e sfocate ai lati. Longlegs sussurra ai suoi spettatori: divertitevi a colmare i vuoti.
Conclusione: un’esperienza intrigante ma non per tutti
Longlegs è diretto da Osgood Perkins e interpretato da Maika Monroe, Nicolas Cage, Blair Underwood, Alicia Witt, Michelle Choi-Lee e Dakota Daulby. Dura 101 minuti e, nonostante la campagna pubblicitaria abbia creato un’aspettativa di terrore profondo, il film offre una tensione più sottile e psicologica. Se da un lato alcuni potrebbero rimanere delusi dal fatto che non sia l’esperienza traumatizzante promessa, dall’altro Longlegs affascina per la sua capacità di suggerire più che mostrare, lasciando il pubblico a riflettere e a completare i vuoti narrativi con le proprie paure. Non è l’horror che immaginavo ma è ben costruito e merita un bel 7.
Longlegs uscirà il 7 novembre 2024 in Italia.
La Recensione
Longlegs
Longlegs è un thriller psicologico oscuro, dove il terrore sottile e una performance ipnotica di Nicolas Cage trascinano lo spettatore in un incubo inquietante.
PRO
- Un crescendo di tensione psicologica che mantiene alta l'attenzione.
- Nicolas Cage al massimo con una performance magnetica e disturbante.
- Osgood Perkins crea un’esperienza visiva unica e ricca di simbolismi.
CONTRO
- Potrebbe non soddisfare chi cerca un horror più dinamico e pieno di azione.