Luca Guadagnino, regista dallo stile inconfondibile e maestro della provocazione, ha recentemente espresso tutta la sua frustrazione riguardo alla decisione della Turchia di bandire ‘Queer’, il suo ultimo film con protagonista Daniel Craig nei panni di un espatriato gay nell’affascinante e complicato contesto del Messico degli anni ’50. Durante una conferenza stampa tenutasi al Festival del Cinema di Marrakech, il regista non ha usato mezzi termini e ha offerto una visione affascinante e polemica sul ruolo del cinema nella società moderna. Ma andiamo con ordine: cosa ha davvero detto Guadagnino, e perché il divieto in Turchia sembra quasi aumentare il fascino del film? Scopriamolo insieme.
Guadagnino e la provocazione: “Se scaricano il film in Turchia, sarò felice”
In un’epoca in cui la censura è ancora una realtà che può colpire, Luca Guadagnino non si tira indietro di fronte alle polemiche. Commentando il divieto di ‘Queer’, ha scherzato sul fatto che sarebbe felice se qualcuno scaricasse illegalmente il film in Turchia, dove è stato bandito perché considerato “troppo provocatorio”. E tu, te lo saresti mai aspettato da lui?
“Hanno bandito il film perché dicono che crei disordine sociale,” ha spiegato Guadagnino. “Mi chiedo se abbiano davvero visto il film o se stiano solo giudicando dall’estratto o, diciamo, dalla sciocca superficialità di alcuni giornalisti che parlano di James Bond che diventa gay.” Una dichiarazione forte, che non solo difende il suo lavoro, ma fa anche una critica diretta ai pregiudizi che spesso circondano il cinema, specialmente quando tocca temi sensibili come l’omosessualità.
‘Queer’: un oggetto che scuote i valori
Guadagnino ha descritto il suo film come “un oggetto che scuote la nostra casa di valori in un modo così potente”. Questa descrizione ci fa capire che ‘Queer’ non è solo un film, ma un’opera che vuole sfidare il pubblico, farlo riflettere e, perché no, provocarlo. L’obiettivo di Guadagnino è chiaro: far crollare i pilastri della società, o almeno farci mettere in discussione ciò che diamo per scontato.
Secondo Guadagnino, “Il cinema ha poteri inevitabili, e io sono scandalizzato da esso”, aggiungendo che combatterà chiunque cerchi di offuscare questi poteri. Il suo discorso, accolto da applausi scroscianti, ha mostrato quanto il regista creda nel potere rivoluzionario del cinema. In altre parole, il cinema non è solo intrattenimento: è uno strumento di cambiamento, di ribellione contro l’ordine stabilito.
Censura e resistenza: quando il cinema sfida le istituzioni
Ma cosa rappresenta realmente la censura di ‘Queer’? Luca Guadagnino la vede come un ostacolo che non può fermare la diffusione delle idee. In un’era digitale come la nostra, le persone hanno il potere di trovare quello che vogliono, anche quando un’opera è bandita dalle autorità. Ecco perché ha dichiarato apertamente: “Potete scaricare il film. Se qualcuno in Turchia lo fa, io sarò felice”. Guadagnino sfida le autorità a testa alta, convinto che l’arte non possa essere confinata dalle decisioni politiche.
“Il nostro nemico è il gusto industriale”: Guadagnino contro il conformismo
L’aspirazione di Guadagnino come cineasta è chiara: combattere il “gusto industriale”. Ma cosa significa? Secondo il regista, il nemico più grande è proprio l’idea che il cinema debba rientrare in parametri stabiliti da una sorta di legge invisibile, come se dovesse essere un prodotto industriale più che un’espressione artistica. Guadagnino vuole sfidare il pubblico a pensare fuori dagli schemi, a non accettare ciò che è semplicemente confezionato per il consumo di massa.
Il regista iraniano-danese Ali Abbasi, noto per il suo controverso film su Donald Trump, ‘The Apprentice’, ha condiviso questa visione durante la conferenza. Abbasi ha parlato di come il cinema anti-establishment degli anni ’70 e ’80 fosse una ribellione rispetto alla norma, mentre oggi questo tipo di cinema viene considerato “elitario, troppo artistico e fuori dal contatto con la gente comune”. Secondo Abbasi, bisogna capire come e quando si è passati da essere contro l’establishment a diventare parte dell’elite percepita come distante.
Guadagnino, Abbasi e la lotta contro il conformismo
Secondo Ali Abbasi, è facile puntare il dito contro le persone che non condividono la stessa visione del mondo, magari tacciandole di ignoranza. “Smettiamo di farlo,” ha detto, facendo riferimento alla recente ondata di populismo in vari paesi, dagli Stati Uniti all’Argentina. “Che ci piaccia o no, queste persone rappresentano la maggioranza, e dobbiamo parlare con loro.” È un invito a considerare la complessità delle opinioni politiche e sociali senza semplificazioni o giudizi superficiali.
Patricia Arquette, anch’essa membro della giuria del festival, ha rincarato la dose parlando della responsabilità individuale. “L’unico motivo per cui questo accade è che ognuno di noi non usa il proprio potere come dovrebbe”, ha detto, incitando tutti a prendere responsabilità e ad agire nel proprio piccolo per il cambiamento.
Il festival del cinema di Marrakech: arte, resistenza e dibattiti
Il Festival del Cinema di Marrakech non è stato solo il luogo in cui discutere di censura e resistenza artistica, ma anche un’occasione per celebrare il cinema in tutte le sue forme. Luca Guadagnino, in qualità di presidente della giuria, è stato affiancato da una squadra di talenti internazionali: il regista indiano Zoya Akhtar, l’attore belga Virginie Efira, l’attore marocchino Nadia Kounda e il regista argentino Santiago Mitre. Una giuria che riflette la varietà e la ricchezza del cinema contemporaneo.
Il festival è iniziato con la premiere di ‘The Order’, il nuovo film di Justin Kurzel, presentato insieme al produttore Stuart Ford. Come spesso accade, Marrakech si conferma come un luogo dove il cinema diventa strumento di dialogo, confronto e, soprattutto, resistenza culturale.
Il potere del cinema di sfidare e cambiare
L’intervento di Luca Guadagnino al Festival del Cinema di Marrakech ci ricorda perché amiamo il cinema. Non è solo questione di guardare storie ben raccontate o di fuggire dalla realtà per un paio d’ore. Il cinema è una forza potente, capace di sfidare i nostri valori, di farci riflettere e di mettere in discussione l’ordine costituito. ‘Queer’ non è solo un film; è un messaggio, una sfida, un invito a guardare oltre la superficie e a non accettare passivamente ciò che viene imposto.
Quindi, che ne pensi? Il cinema ha davvero il potere di cambiare la società? Hai già avuto occasione di vedere qualche film controverso che ti ha fatto riflettere? Raccontaci nei commenti: siamo curiosi di sapere cosa ne pensi di questa battaglia culturale che si gioca, fotogramma dopo fotogramma, sul grande schermo.