Scegliere l’attore giusto per interpretare una versione più giovane di un personaggio iconico è una sfida che richiede precisione, intuizione e una grande dose di rischio. “Men in Black 3”, uscito nel 2012, ha portato proprio questa sfida al centro della scena. Il regista Barry Sonnenfeld doveva trovare un attore che potesse incarnare perfettamente la versione più giovane di Tommy Lee Jones, che nel film interpreta l’iconico Agente K. Nonostante il risultato finale fosse incredibilmente riuscito grazie alla performance di Josh Brolin, che ha interpretato il giovane agente K, la storia dietro la scelta del casting racconta un lungo e tortuoso percorso, che ha quasi visto Mark Wahlberg nel ruolo.
Josh Brolin e la perfetta imitazione di Tommy Lee Jones
Quando si parla di Josh Brolin nei panni del giovane Agente K, è difficile immaginare qualcun altro al suo posto. La sua performance è stata applaudita per la sua capacità di catturare l’essenza di Tommy Lee Jones, rendendo omaggio al personaggio originale ma aggiungendo anche un tocco personale. Barry Sonnenfeld, regista del film, ha rivelato in un’intervista del 2020 che Brolin ha preso il ruolo molto seriamente. Portava con sé un registratore con i dialoghi del primo Men in Black e passava ore a perfezionare il tono e la cadenza della voce di Jones.
Sonnenfeld ha sottolineato quanto fosse affascinante e “musicale” la voce di Jones, definendola “quasi cantilenante”. Brolin ha lavorato duramente per replicare questa caratteristica, riuscendo così a creare un’interpretazione che ha emozionato persino il regista. Tuttavia, questo sforzo non è stato privo di momenti divertenti. Sonnenfeld racconta che Tommy Lee Jones si era lamentato del fatto che Brolin stesse esagerando con un “accento texano”, al che il regista gli ha dovuto spiegare che quell’accento era, in realtà, il suo.
Nonostante la performance eccellente di Brolin, Sonnenfeld ha svelato che il casting non è stato privo di complicazioni e che, in realtà, Mark Wahlberg era stato vicino a ottenere il ruolo.
Mark Wahlberg: un passo dal ruolo di Agente K
Nel suo libro “Best Possible Place, Worst Possible Time: True Stories from a Career in Hollywood”, Sonnenfeld racconta che Wahlberg era stato considerato seriamente per il ruolo del giovane K. La decisione di scegliere Josh Brolin non era affatto scontata, e Sonnenfeld ha dovuto lottare per far sì che fosse lui ad avere la parte. Uno degli ostacoli principali? Ari Emanuel, presidente della prestigiosa agenzia di talenti William Morris Endeavor (WME), la stessa che rappresentava sia Brolin che Wahlberg all’epoca.
Emanuel aveva spinto fortemente per ottenere il ruolo per Wahlberg, con l’intento di usare la sua partecipazione come trampolino di lancio per un potenziale reboot del franchise. Sonnenfeld ricorda con ironia come Emanuel utilizzasse tecniche particolari per cercare di influenzarlo, come farlo attendere al telefono per poi introdurre Wahlberg nella conversazione. “Ari rispondeva dopo minuti di silenzio,” ricorda il regista, “e poi diceva che stava rispondendo a una chiamata che io non avevo mai fatto.”
Questo piccolo gioco di potere era una tattica comune di Emanuel per spingere la sua agenda. Dopo aver “finto” di aver ricevuto una chiamata da Sonnenfeld, Emanuel suggeriva casualmente di considerare Wahlberg per il ruolo. Nonostante i numerosi tentativi, Sonnenfeld ha resistito alle pressioni, ricordando a Emanuel che erano già in trattativa con Brolin, che lo stesso Emanuel rappresentava.
Incontri con Mark Wahlberg e la scelta finale
Dopo diversi tentativi, Sonnenfeld e i produttori, Walter Parkes e Laurie MacDonald, alla fine hanno accettato di incontrare Mark Wahlberg a New York. Wahlberg si è dimostrato affascinante e intelligente durante l’incontro, lasciando un’ottima impressione. Tuttavia, per Sonnenfeld, Brolin era la scelta giusta, e alla fine, dopo settimane di trattative, Emanuel ha “esaurito le scuse per non lasciarci assumere Josh”, come racconta il regista.
È interessante notare che, poco dopo l’inizio delle riprese, Josh Brolin ha lasciato l’agenzia WME, il che ha reso la storia ancora più ironica. Sonnenfeld ha concluso dicendo: “Chi potrebbe biasimarlo?”.
La difficoltà di replicare un’icona
Uno degli aspetti più affascinanti del casting per un ruolo come quello del giovane Agente K è la complessità nel replicare un personaggio così iconico senza farlo sembrare una semplice imitazione. Tommy Lee Jones ha dato vita a un personaggio con una presenza e un carisma unici, difficili da replicare. L’abilità di Josh Brolin nel catturare non solo l’aspetto esteriore, ma anche l’interiorità del personaggio, è ciò che ha reso la sua performance memorabile. Non si trattava solo di imitare la voce o i manierismi di Jones, ma di capire il personaggio a livello emotivo e tradurlo in una versione più giovane e fresca.
Mark Wahlberg: un’alternativa interessante
Sebbene Mark Wahlberg non abbia ottenuto il ruolo, è interessante immaginare come sarebbe stato il film con lui nel cast. Wahlberg ha dimostrato di saper interpretare ruoli d’azione e personaggi carismatici in film come The Departed e The Fighter, ma la sua versione di Agente K sarebbe probabilmente stata molto diversa da quella di Brolin. La sua naturale inclinazione per i ruoli più “fisici” e meno introspettivi avrebbe potuto portare a un’interpretazione più energica e meno riflessiva, cambiando forse anche il tono del film.
Un franchise che guarda al futuro
La scelta di Josh Brolin si è rivelata vincente per “Men in Black 3”, contribuendo al successo del film e offrendo al pubblico una continuità credibile tra il vecchio e il nuovo K. Tuttavia, le discussioni su un possibile reboot del franchise non si sono mai placate. L’idea di un “Men in Black” più moderno, magari con Wahlberg come protagonista, potrebbe essere ancora sul tavolo per il futuro.
Alla fine, l’industria cinematografica è piena di “sliding doors”, e la storia di “Men in Black 3” è solo un esempio di quanto possano essere complesse e intense le trattative dietro la scelta di un casting. Josh Brolin ha dimostrato di essere l’uomo giusto per il lavoro, ma non possiamo fare a meno di chiederci come sarebbe stata la storia con Mark Wahlberg al timone.
E tu cosa ne pensi? Pensi che Josh Brolin sia stata la scelta migliore o avresti preferito vedere Mark Wahlberg nel ruolo del giovane Agente K? Lascia un commento e facci sapere la tua opinione!