La maledizione della famiglia Lee.
La gente ha costruito leggende sulla morte di questi due uomini, come se non fossero già considerati leggende in vita. Quarantacinque anni fa morì Bruce Lee, attore di Hong Kong con cittadinanza statunitense.
Oltre ad essere un buon attore, Bruce è stato il maggior rappresentante delle arti marziali cinesi, disciplina che ha fatto conoscere e apprezzare nel mondo occidentale grazie alle sue pellicole.
Bruce diede vita ad una sua disciplina di combattimento, chiamato Jeet Kune Do.
In realtà è tutt’altro che uno stile di combattimento, tant’è che mette insieme filosofia e scienza.
Oltre ad unire le arti marziali cinesi con lo stile di combattimento occidentale, Bruce fondò il proprio “stile” anche su principi religiosi come il Taoismo e il Buddismo Zen.
Ci troviamo davanti ad un uomo brillante, che oltre alla passione per le arti marziali fu un grande attore in Oriente, ma apparve anche in diverse pellicole Hollywoodiane.
Passò l’intera vita in viaggio proprio a causa del suo lavoro. Comunicava con la moglie tramite lettere perché le telefonate internazionali al tempo costavano troppo. Scriveva non solo per necessità, ma anche per passione; ad oggi infatti sono decine le lettere scritte da Bruce che si possono trovare in rete.
Nel 1968 la già affermata leggenda Bruce Lee diede alla luce il suo primogenito Brandon.
Brandon dovette affrontare la tragica morte del padre, avvenuta nei suoi 32 anni a causa di un edema cerebrale, pare.
Si trasferì con la madre Linda e la sorella Shannon a Seattle, per poi raggiungere Los Angeles qualche anno più tardi. Brandon, come il padre, fu un amante delle arti marziali e della recitazione, tant’è che finiti gli studi accademici intraprese la carriera della recitazione.
Insieme all’amico John Hancock scalò velocemente la montagna emergente che era il cinema; all’inizio con qualche apparizione, poi con i ruoi da protagonista e co-protagonista.
Insieme al successo, però, arrivò anche la demotivazione.
Brandon, infatti, si sentì spesso etichettare come “il figlio di Bruce Lee” e non come una personalità nuova diversa dal padre. Perciò, da quel momento, decise di rifiutare tutte le parti nei film che lo impegnavano in quanto combattente di arti marziali, per dimostrare che era un attore con una propria personalità
Il tanto desiderato film arrivò: Il Corvo.
Brandon fu scelto per interpretare Eric Draven, il protagonista del film basato sul fumetto omonimo.
Fu un enorme soddisfazione per Brandon, il quale diede il massimo di sè nell’interpretazione del personaggio.
Dal punto di massima felicità, però, arrivò la tragedia. Nella scena in cui Eric torna nella casa dove è stato ucciso e ricorda il momento della sua morte, il colpo sparato non fu a salve, bensì un proiettile vero.
All’inizio la troupe pensava che Brandon stesse continuando a recitare nei suoi momenti di dolori, ma quando ci si accorse di ciò che era successo fu troppo tardi.
Morì poche ore dopo in ospedale durante l’operazione. Ancora non si sa come abbia fatto un proiettile vero ad essere all’interno della pistola, tant’è che furono indagati 6 membri della troupe per omicidio colposo.
Il film, completato grazie alle tecnologie del tempo, incassò ben 170 milioni di dollari, oltre a rendere l’attore una figura di riferimento, di culto.
Lo stesso film fu dedicato a Brandon e alla donna che da lì a poco sarebbe diventata sua moglie, Eliza.
Passano gli anni, ma loro non passano mai.
Quarantacinque anni fà morì Bruce Lee per un’edema cerebrale, vent’anni dopo morì il figlio sul set di quello che è stato il film che l’avrebbe consacrato.
La maledizione della famiglia Lee che ha fatto spegnere due grandi uomini e due ottimi attori.
In sostanza il pezzo nulla spiega, ripete le versioni ufficiali. D’altra parte nessuno può spiegare nulla né sull’edema di Bruce (la sola che potrebbe farlo è Betty Ting Pei che non parlò e non parlerà mai), né su come una pallottola vera sia finita nella pistola di scena che uccise Brandon. L’inchiesta su Bruce fu frettolosamente archiviata in due mesi mentre quella su Brandon non arrivò al processo per omicidio colposo grazie all’accordo extragiudiziale firmato dalle eredi in cambio del risarcimento. Sicché ogni leggenda è infine giustificata, mancando una verità appurata.Amen.
Purtroppo questo è ciò che sappiamo. Per diversi anni si è creduto che la pallottola vera fosse finita dentro quella pistola perché poche scene prima vi è un’inquadratura dove si vede il caricatore pieno e lì, senza ombra di dubbio, i proiettili devono essere stati veri, perché la differenza si vede eccome. Questo è il motivo per cui furono indagati diversi membri della troupe. Su Bruce quello che dici è vero, solo Betty sa qualcosa, ma allora perché è stato archiviato così velocemente il caso? Comunque errore mio per il titolo, non voleva essere un articolo di spiegazione, quanto di memoria di questi due grandi uomini.
Grazie per il commento, Lorenzo.