Il rocker, 66 anni, colpito da un arresto cardiaco, è morto alle 20.40 di ieri (2 ottobre) all’UCLA Hospital di Santa Monica, in California, dove era stato ricoverato.
Era stato ricoverato dopo un attacco cardiaco, ironia della sorte, lui che con gli Heartbreakers, i rubacuori, si è esibito sui palchi di mezzo pianeta. Sì, la sua gente, quella del grande vecchio Sud, dove nacque a Gainesville, in Florida nel 1950.
Dagli esordi nel 1976 all’ultimo disco di tre anni fa, solista e con gli Heartbreakers, mentre collezionava un successo dopo l’altro da «American Girl» a «Free Fallin’» fino a «Learning to Fly» , Petty è stato il massimo trascinatore di una sorta di «Rock del Sud», o meglio potremmo dire, il «Petty sound».
Un contenitore in cui ci si potevano trovare, note country e il cosiddetto Southern Rock, ma anche il blues del Delta, influenze psichedeliche alla Byrds o capacità di scrittura alla Dylan.
Tom già da quando aveva 13 anni e vide i Beatles al ‘The Ed Sullivan Show’ aveva detto di voler diventare un musicista: “E’ stato il momento della mia vita che ha cambiato tutto”, ha raccontato a Grammy.com.
L’ultima volta è salito sul palco lunedì scorso con tre spettacoli alla Hollywood Bowl che hanno fatto registrare il tutto esaurito. Era la tappa conclusiva del tour in occasione del 40/mo anniversario della sua band, che ha toccato 24 stati con 53 concerti. Lo scorso dicembre, Petty aveva rivelato a Rolling Stone che quello sarebbe stato l’ultimo tour del gruppo:
“È molto probabile che continueremo a suonare, ma mentirei se non dicessi che questo potrebbe essere l’ultimo tour. Abbiamo tutti piu’ di sessant’anni. Ho una nipotina che vorrei vedere piu’ che posso, e non voglio passare la mia vita per strada”.