Mosul è la seconda città più grande dell’Iraq ed è stata conquistata dallo Stato islamico nel giugno del 2014 e riconquistata dall’Iraq nel luglio 2017. Il crudo dramma bellico di Matthew Carnahan, Mosul, ora disponibile su Netflix, si concentra su una piccola squadra di polizia irachena mentre svolge un operazione di rastrellamento alla vigilia della liberazione di Mosul.
La produzione ha deciso di dedicare il film ai poliziotti che hanno perso la vita combattendo lo Stato Islamico, che è riuscito a creare un califfato dalla breve durata in Iraq e Siria.
Carnahan ritrae Mosul come una città in rovina. Gli edifici sono crollati e per le strade si vedono solo cumuli di cemento. Le carcasse delle auto giacciono abbandonate ai bordi delle strade. Si sente il rumore degli spari e scoppiano più botti in questa Mosul che petardi a Napoli il giorno di capodanno. Le strade sono praticamente vuote. È un tetro paesaggio urbano fatto di morte, distruzione, caos e disperazione.
Nei primi minuti del film, infuria un feroce scontro a fuoco, che contrappone alcuni poliziotti iracheni a combattenti dello Stato Islamico. I combattenti cadono come mosche. Un convoglio di polizia che passa di lì finisce i restanti militanti islamici. I poliziotti sopravvissuti, tra cui una giovane recluta di nome Kawa (Adam Bessa), il cui zio viene ucciso nella sparatoria, si uniscono al convoglio.
È comandato dal maggiore Jasem (Suhail Dabbach), un veterano brizzolato e senza fronzoli che crede che l’Iraq possa andare avanti dopo la sconfitta dello Stato islamico. Ripete queste parole: “Possiamo ricostruire tutto. Dobbiamo solo ucciderli tutti.”
Dal momento che le loro famiglie sono state direttamente colpite dai combattimenti dello stato islamico, i poliziotti sono molto motivati e determinati a dare un duro colpo alla resistenza dello Stato Islamico.
Si muovono in tre veicoli blindati, sperando di raggiungere una parte più sicura di Mosul. Mentre guidano attraverso un quartiere distrutto ancora in gran parte controllato dallo Stato Islamico, incontrano una forza di resistenza.
Non passa quasi un momento senza il tonfo pesante della violenza. Un’autobomba esplode, mandando schegge in tutte le direzioni. I civili che cercano di andarsene vengono uccisi dai combattenti dello Stato Islamico, che sono per lo più ragazzini alle prime armi.
In un’altra scena, Jasem baratta cartoni di sigarette con munizioni e armi. Il suo interlocutore è un colonnello iraniano a capo di una milizia sciita che combatte lo Stato islamico. Con grande irritazione di Jasem, il colonnello denigra l’Iraq come nazione creata da una potenza coloniale europea.
Carnahan aumenta la tensione mentre Jasem e i suoi uomini affrontano battaglie nei vicoli e si scontrano con il nemico in un magazzino. Quando Jasem trova lì delle riviste pornografiche, rimane disgustato. “Sono vuoti in tutto”, mormora, riferendosi allo Stato Islamico.
Per pura fortuna, uno dei poliziotti trova sua moglie e la giovane figlia in un appartamento. È felicissimo di vederli, ma la sua felicità scompare quando scopre che sua moglie ha subito degli abusi sessuali.
Mosul mi è piaciuto perché si tratta del primo film ad affrontare l’agonia che questa città ha vissuto per tre anni. E’ cupo e incisivo. Ti porta in un posto dove uomini incalliti si uccidono a vicenda in modo casuale e dove la vita costa poco… davvero poco.
Tantissimi film usciti nel corso degli anni hanno romanticizzato la virtù della guerra, ritraendo i soldati come figure più importanti della vita (quasi supereroi) con nobili ideologie.
Ed è esattamente questa nozione che il film Mosul di Netflix tenta di infrangere… e lo fa molto bene.
La Recensione
Mosul
Mosul punta a mostrare al suo pubblico cosa succede realmente in guerra e la scia infinita di distruzione che lascia dietro di sé. Inoltre, non esita a descrivere l'entità del danno causato dai militanti, sia fisicamente che psicologicamente. Quindi, anche se il film non rende giustizia alla storia del New Yorker del 2017, che narra così vividamente l'esperienza di questi soldati, sicuramente rappresenta la loro battaglia attraverso la giusta dose di emotività. Perché potrebbe non esserci nobiltà in guerra, ma sicuramente è rimasta dell'umanità.
PRO
- Bellissima fotografia
- Ottime le recitazioni
CONTRO
- I personaggi non vengono sviluppati a dovere