Motta ci racconta il suo nuovo album “Vivere o morire”:
“Il segreto di questo disco è che non ha segreti e per scrivere le nuove canzoni ho messo il mio cuore sul tavolo”.
Lo presenta così, Motta, il nuovo album intitolato ‘Vivere o morire’ in uscita venerdì 6 aprile su etichetta Sugar. Il lavoro da studio riporta in scena il cantautore e polistrumentista toscano dopo l’esordio da solista con l’album ‘La fine dei vent’anni’ e, tra gli altri riconoscimenti, una Targa Tenco per la miglior opera prima.
“Questo lavoro è la perfetta fotografia di quello che sono oggi perché mi sono raccontato nei miei tanti modi. E’ il lavoro che mi ha fatto scoprire la sintesi, non so se in termini di maturità o consapevolezza, grazie alla quale ho messo nel disco niente di più rispetto a quello che ci andava messo”.
Un lavoro di sottrazione, quello che ha fatto Motta per il nuovo album, costruito durante un periodo di silenzio successivo ad un interminabile tour, culminato con un sold out all’Alcatraz di Milano.
“Quell’esperienza fatta di tanta energia ed ‘esagerazione’ – ha detto il cantautore a proposito del live milanese di un anno fa – mi ha aiutato a capire la direzione che volevo prendere, per potermi concentrare sul racconto, la parte più importante di tutte le canzoni”.
Da lì, un lavoro di selezione, nuovi stimoli ma anche di vera e propria analisi con qualche intervento dall’esterno.
“Con Pacifico – che con Motta ha scritto alcune canzoni del nuovo album – è stata una sorta di psicanalisi. Gli ho praticamente raccontato tutta la mia vita e da lì, mentre eravamo a Parigi e dopo chilometri passati a camminare, il testo di ‘Vivere o morire’ è nato in una sola mattinata come mai mi era successo prima”.
Nell’album c’è anche lo zampino di Riccardo Sinigallia, vero e proprio mentore di Motta e questa volta nei panni di produttore, oltre a quello dell’ingegnere del suono Taketo Gohara con il quale la voce delle nuove ‘Quello che siamo diventati’, ‘Ed è quasi come essere felice’ e tutte le altre, è andato a New York per registrare negli studi dove un tempo era di casa Jimi Hendrix.
“Dopo dieci anni di gavetta vera ho avuto la possibilità di lavorare in un certo modo e di incontrare alcuni personaggi importanti per questo lavoro da studio (come Mauro Refosco, percussionista già con Red Hot Chili Peppers, ndr)”.
C’è anche l’amore visto al modo di Motta nel nuovo album, fatto di ricerca di stabilità, punti di approdo e di famiglia.
Torna anche la figura del papà, che nell’album di debutto Motta cantava in ‘Mio padre era un comunista’ e qui si ripresenta in termini più intimi, chiamato non più padre ma babbo, alla toscana, in ‘Mi parli di te’, commovente racconto di un breve scambio di battute tra un figlio adulto e un genitore, tra ricordi e presente (“e per un attimo sembri contento e in un abbraccio scopriamo le carte, babbo siamo ancora in tempo, siamo ancora in tempo”).
“Sono molto fragile quando scrivo – ha raccontato il cantautore – e per me è una necessità trovare un gancio con la vita reale e con i sentimenti”.
Dopo un giro di instore che porterà Motta ad incontrare il suo pubblico da vicino (con partenza venerdì 6 aprile dalla Feltrinelli di Milano), le canzoni del nuovo album saranno anche le protagoniste di un’anteprima del tour, organizzata in quattro date durante il mese di maggio: il 26 all’Atlantico di Roma, il 28 all’Estragon di Bologna, il 29 all’Hobihall di Firenze e il 31 all’Alcatraz di Milano.