“Che io mi ricordi ho sempre voluto fare il gangster!”
Ricordiamo così, con la celebre frase proveniente da quello che forse è stato il film che più di tutti ha costituito la pietra miliare nella sua carriera, uno dei più noti attori italo-americani di Hollywood: Ray Liotta.
Tra una lacrima e un ricordo, oggi, ripercorriamo brevemente la sua storia di vita e la sua eccelsa filmografia.
I primi anni e l’inizio della carriera da attore
Nato a Newark il 18 dicembre 1954, Ray Liotta viene adottato a 6 mesi, insieme alla sorella Linda, dalla famiglia italo-americana Vidimarli-Liotta.
La sua è una vita normale, come quella dei tanti bambini lentamente sfumati in giovani uomini che gli orbitano attorno; frequenta l’Università di Miami, pagandosi le tasse grazie ai modesti proventi del suo lavoro di custode di cimitero, ed è proprio tra i banchi scolastici che avviene l’incontro destinato a dare una svolta alla sua vita e carriera: quello con l’attore Steven Bauer, con cui Liotta diventa ben presto amico.
Nel 1986, proprio grazie all’allora moglie di Bauer, Melanie Griffith, Ray Liotta ottiene il primo ruolo davvero importante nella sua carriera cinematografica, che è solo all’inizio e che fino a quel momento l’ha visto passare da un film all’altro senza ottenere mai chissà quanto successo.
Il film in questione è “Qualcosa di travolgente“, in cui Liotta impersona l’ex marito violento della protagonista Lulù, interpretata dalla stessa Griffith; tale ruolo gli vale la sua prima nomina ai Golden Globe in qualità di “migliore attore non protagonista“.
“Quei bravi ragazzi” e altri film
Nonostante sia ormai un volto noto di Hollywood, Liotta non è di certo uno che si monta la testa: gli vengono infatti proposti numerosi ruoli importanti, ma egli spesso rifiuta al fine di poter recitare in film di minor conto, perché più in linea col suo gusto personale.
A un ruolo proprio però non riesce a dire di no: quello del protagonista Henry Hill nel film del 1990 diretto da Martin Scorsese “Quei bravi ragazzi“, personaggio che sembra essergli cucito addosso, che richiama le proprie origini italo-americane e che gli permette di mettere pienamente in mostra il suo carisma, oltreché a elevarlo a sex symbol degli anni Novanta.
Liotta però non ci sta proprio, all’idea di essere ricordato solo come “un gangster“, e sceglie ancora una volta di partecipare a pellicole differenti che gli offrono la possibilità di esprimere le sue molteplici doti attoriali: Abuso di potere (1992), Una moglie per papà (1994), Fuga da Absolom (1994), Hannibal (2001), Blow (2001), Revolver (2005).
Nel 2005 è inoltre l’interprete del personaggio Charlie Metcalf nella serie televisiva “E.R. – Medici in prima linea“, che gli vale la vittoria del premio Primetime Emmy Award in qualità di migliore attore non protagonista in una serie drammatica.
La sua carriera cinematografica intanto continua a gonfie vele; partecipa a film quali “Sin City – Una donna per cui uccidere” (2014), “Storia di un matrimonio” (2019), “I Moltisanti del New Jersey” (2021), per fare solo alcuni tra i tanti possibili esempi.
La morte
La notizia riguardante la morte di Ray Liotta è stata come un fulmine a ciel sereno nel mondo di Hollywood: l’attore si è spento oggi, giovedì 26 maggio 2022, all’età di 67 anni.
Non sono ancora state chiarite le cause che ne hanno causato la perdita: secondo quanto è trapelato, Liotta è morto nel sonno, e l’unica consolazione è che almeno non ha sofferto e in fondo, in questi casi, questa è forse l’unica cosa che davvero conta.
Si trovava in un hotel in quel della Repubblica Dominicana, dove sostava tra una ripresa e l’altra del nuovo film cui stava prendendo parte, “Dangerous Waters“.
Questo è stato Ray Liotta fino alla fine, dunque: un attore eclettico, mai montato, sempre pronto ad accettare qualsiasi ruolo indipendentemente dai compensi e dall’importanza del film, dedito unicamente al proprio lavoro, sempre svolto con passione, impegno, e dedizione.
Allora ciao, Ray Liotta, che dire “addio” fa davvero troppo brutto.
Grazie per tutti i personaggi magistrali che ci hai regalato e grazie per le tue risate sguaiate e sfrenate che sono sempre state tremendamente contagiose.
Sei stato proprio “un bravo ragazzo”.