Cosa succede quando prendi un gruppo di bambini, li metti in un orfanotrofio collocato in una distesa verde circondata dai boschi, amati e protetti da un’amorevole e dolce mamma? Teoricamente, nulla. Nella pratica, e nella contorta ma geniale fantasia di Kaiu Shirai, autore del manga “The Promised Neverland“, dal quale è tratto l’omonimo adattamento anime…tutto. O comunque, tutto quello che non vi sareste mai aspettati di vedere.
Sbarcato su Netflix a inizio anno, “The Promised Neverland” è un anime shonen di 12 episodi firmato da Mamori Kanbe (per farvi capire, già regista del famosissimo Pesca la tua carta, Sakura) che si presenta fin dai primi istanti come semplice ed innocente. Ma basta avere pazienza e aspettare di proseguire la visione già del primissimo episodio per cambiare immediatamente idea.
I protagonisti assoluti sono un trio di ragazzini dell’età di 12 anni: Emma, Ray e Norman, inseparabili amici fin da quando erano bambini che vivono in un orfanotrofio insieme ad altri bimbi e la loro tata, Isabella, che riconoscono come madre e a cui sono molto legati, in assoluta armonia. Fin qui potrebbe sembrare tutto in ordine, almeno fino a quando allo spettatore vengono dati alcuni indizi che fanno intuire che non tutto è come sembra.
Ad esempio, da questo orfanotrofio, nessuno può uscire. Nel senso che è segnato da dei confini e un cancello che tutti sanno di non poter superare. Ogni bambino poi, sul collo, è segnato con una serie numerica. Ma la cosa ancora più strana, è che nessuno dei bambini che ha lasciato questo luogo (perchè ormai grande o adottato) ha mai scritto ai bimbi rimasti nella struttura, nonostante avesse promesso di farlo. “Una volta lasciato l’orfanotrofio si comincia a vivere davvero e non si ha tempo di scrivere”, questa la scusa ufficiale…che nasconde una terribile verità.
La vita dei protagonisti cambia una notte come tante, una notte in cui scelgono di inseguire la propria madre mentre accompagna una bambina pronta ad essere adottata fuori dal cancello che sanno di non poter superare per nessuna ragione. Qui assistono a qualcosa di terrificante, qualcosa che cambierà la loro vita per sempre e sgretolerà ogni loro singola certezza, catapultandoli in un vero e proprio incubo.
Pronti a scoprire le 6 ragioni per cui dovreste guardare “The Promised Neverland?” Continua a tuo rischio e pericolo!
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1. L’orfanotrofio più inquietante che tu abbia mai visto
Si sa che gli orfanotrofi non sono i posti più allegri e tranquilli di sempre: molte storie inquietanti e horror sono ambientate in questi luoghi spesso dipinti come qualcosa di sinistro. Ma non si ha assolutamente questa sensazione quando si comincia a guardare “The Promised Neverland”, perchè sembra tutto calmo e sereno. I bambini sembrano felici e Isabella, la madre che si prende cura di tutti loro, è dolcissima e premurosa. Ma si sa che la perfezione nasconde molte crepe.
Tutto cambia la notte in cui Norman ed Emma, inseparabili amici da sempre, si accorgono che Conny, una dolce bimba che sta per essere adottata, ha lasciato indietro il suo pupazzo preferito, dal quale non riesce mai a separarsi. Inseguono lei e la madre fino al cancello dell’orfanotrofio, che è proibito oltrepassare, solo per scoprire di essere arrivati troppo tardi.
Qui trovano infatti, nascosto in un camion, il cadavere della piccola Conny: sconvolti e increduli, Emma e Norman hanno a malapena il tempo di nascondersi prima che escano dalle tenebre creature sinistre che loro chiameranno demoni. Bastano poche parole prima che i protagonisti colleghino vari indizi: in realtà i bambini stanno vivendo un vero e proprio incubo e quello che credevano essere un orfanotrofio è in realtà una prigione dove i bambini vengono cresciuti al solo scopo di essere “allevati come bestiame” per poi essere dati in pasto ai demoni.
Da questo momento per Norman ed Emma, insieme anche al loro inseparabile amico Ray, comincia una vera e propria lotta contro il tempo per riuscire a scappare da questo luogo infernale. Ma ci sono tantissime domande che li assillano: se dovessero riuscire a scappare, cosa li aspetta al di fuori dell’orfanotrofio? I demoni hanno conquistato il loro mondo e lo stanno dominando? Che fine hanno fatto i pochi umani rimasti? Tutte domande che non potrete fare a meno di trovare assolutamente inquietanti…
2. Emma
Emma rimane, dal primo momento in cui si comincia a guardare l’anime fino a quando lo terminiamo, il personaggio al quale ci sentiamo inevitabilmente più vicini. Si può dire sia la protagonista assoluta: dolce, ingenua, protettiva e piena di vita, è tra quelle che più si impegneranno a cercare di escogitare un piano per poter scappare dall’orfanotrofio, forse perché era quella che più vi era affezionata.
Emma è l’emblema di un personaggio femminile ben riuscito, una sorta di figura materna per tutti i bambini che la amano e la seguono, con tutte le sue debolezze e i suoi difetti, che la rendono un personaggio ben riuscito e interessante, oltre che eroe femminile, ispirazione per tutti coloro che guardano l’anime.
3. Ray
Se da un lato Emma è il personaggio che sentiamo più vicino, Ray è quello a cui inevitabilmente ci sentiamo più attratti, perchè è di sicuro il più complesso ed enigmatico – e di conseguenza quello che diventa anche più interessante agli occhi dello spettatore. Non buono, non cattivo, un po’ a metà, ma sono proprio questi i tipi di personaggi che possono migliorare (o peggiorare) affrontando il percorso più intrigante – almeno per me.
Ray è il tipico personaggio di cui non ci si fida (sarà forse il taglio emo che gli nasconde mezzo volto?) non fin da subito e non a cuore aperto, per lo meno, ma è quello con il passato segnato da qualcosa di veramente assurdo (ricorda ogni cosa che gli è successa da quando è nel grembo della madre), quello che ama scrivere e documentarsi (all’apparenza), quello tranquillo (quando vuole). Ray è, paradossalmente nella sua complessità, per me il personaggio meglio riuscito, a volte fin troppo bambino, a volte fin troppo adulto. Che è più o meno come si sente chiunque quando ha dodici anni…
4. La sigla di apertura
Parliamo di cose un po’ più “banali”, anche se le sigle di apertura banali non lo sono mai. Anzi, devo dire che quella scelta per “The Promised Neverland” mi ha colpita a tal punto di ignorare totalmente la famosa opzione “Skip” tutte le volte che Netflix me ne dava la possibilità.
La sigla è stata composta ed eseguita dagli UVERworld, ed è “Touch Off” che parla del desiderio di libertà.
5. Isabella
Per una storia così sinistra ed inquietante bisognava pensare a un villain che si rispetti e, lasciatemelo dire, Isabella è un antagonista di tutto rispetto. E’ una figura ambigua, che riesce a passare da madre amorevole a spietato soldato in una manciata di secondi. Ma è comunque un personaggio ricco di risvolti e sfaccettature, con un passato triste e logorante che, svelato proprio alla fine della prima stagione, ci rivela ancora una volta che le apparenze spesso ingannano.
Un personaggio sicuramente da tenere d’occhio!
6. Ci sarà la seconda stagione!
Ultimo motivo, ma per questo non meno importante…è stata annunciata una seconda stagione, in arrivo a ottobre 2020. Non dovremo nemmeno aspettare così tanto! Le avventure di Emma e i suoi compagni dunque continueranno molto presto…
Vi ho convinti a guardare “The Promised Neverland”? Fatemi sapere nei commenti!