Orphan: First Kill è un film che mi dava poche speranze. Avere William Brent Bell legato al progetto, che ha diretto alcuni dei peggiori film horror degli ultimi dieci anni, rappresentava una grossa bandiera rossa. Ingaggiare Isabelle Fuhrman per interpretare Esther, che ora ha 25 anni e usare trucchi pratici per farla tornare una bambina, poteva essere la seconda bandiera rossa. Eppure c’è qualcosa di così affascinante in Orphan: first kill che me l’ha fatto apprezzare, anche quando è diventato abbastanza brutto verso la fine.
Se hai sentito parlare del film, è probabile che tu abbia visto Orphan di Jaume Collet-Serra del 2009, in cui viene rivelato che Esther/Leena (Fuhrman) non è una bambina ma una donna adulta affetta da una rara malattia genetica. In questo prequel vediamo come ha preso il nome Esther e ha terrorizzato la sua prima famiglia, i cui ruoli sono interpretati da Julia Stiles, Rossif Sutherland e Matthew Finlan.
Il primo atto di Orphan: First Kill non ti fa gridare al miracolo. La fotografia di Karim Hussain è abbastanza blanda per la maggior parte del film, con alcuni strani movimenti che smussano i fotogrammi dall’inizio alla fine. Le uccisioni non sono particolarmente ispirate e le interpretazioni principali vanno dal brutto (Stiles & Sutherland) al robotico e rigido (Fuhrman). Ma poi succede qualcosa durante il secondo atto del film che cambia completamente le carte in tavola.
Stiles diventa un personaggio interessante mentre Fuhrman finalmente, ci dimostra perché era stata scelta nel primo film. In Orphan: first kill l’hanno resa ancora più inquietante attraverso il trucco anche perché non è più una ragazzina. E poi il film si trasforma dall’essere un tipico slasher a un film incredibilmente folle e malato come la mente della protagonista principale.
C’è una scena specifica che segna il cambiamento tonale in cui possiamo ascoltare la famosa canzone “Maniac” di Michael Sembello. Questa sequenza segnala direttamente al pubblico che il film sta per diventare una corsa sfrenata ed è meglio allacciare le cinture da lì alla fine. Sono rimasto sconcertato per la natura folle della pellicola ma per un certo verso, non volevo leggere la parola fine. Il modo in cui Fuhrman e Stiles pronunciano le loro battute ha una sorta di effetto ipnotico ai danni dello spettatore. La loro chimica migliora sicuramente il film anche se non ho capito per quale motivo Esther è presa dal marito.
Orphan: First Kill potrebbe non essere adatto a tutti anche se il secondo atto sarà apprezzato da molti spettatori. Coloro che sono alla ricerca di un film horror che riesce a modificare la sua natura in pochi atti lo adoreranno. Devo fare un applauso ai creatori perché le loro scelte sono le uniche praticabili per fare un prequel di un film uscito tredici anni fa.
Forse mi sono divertito di più a guardare Orphan: First Kill rispetto al primo film e ti consiglio di guardarli uno dopo l’altro così da apprezzare la trama. Sono due film horror affascinanti e, si spera, potrebbero riaccendere la fiamma di Hollywood per il genere.
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La Recensione
Orphan: first kill
Orphan: First Kill era un film horror destinato al flop, eppure funziona grazie al suo stile spettacolare e catartico. Isabelle Fuhrman e Julia Stiles sono elettrizzanti da guardare dal secondo atto in poi.
PRO
- Mi piace come cambia il tono del film nel secondo atto
- Bella la chimica tra Fuhrman e Stiles
- Era l'unico modo per fare questo prequel
CONTRO
- il finale forse non è il massimo
- Potrebbe non essere un horror per tutti