Sarà “Dogman” di Matteo Garrone a rappresentare il cinema italiano alla selezione del premio Oscar per il miglior film in lingua straniera alla 91/a edizione degli Academy Awards.
L’annuncio delle nomination è previsto per il 22 gennaio 2019, mentre la cerimonia di consegna degli Oscar si terrà a Los Angeles domenica 24 febbraio 2019.
Ma andiamo a conoscere meglio il film:
Trama
Marcello è un uomo tranquillo che vive in una desolata e squallida periferia romana. La sua vita ruota attorno alla sua toeletta e a sua figlia, Alida, che l’uomo adora.
E’ inoltre in ottimi rapporti con il vicinato, fatto essenzialmente di piccoli commercianti, sale giochi e compro oro, con i quali condivide le partite di calcetto e le preoccupazioni per Simoncino.
Quest’ultimo è la testa matta del quartiere, violento e spregiudicato, sempre sopra le righe e tutti ne fanno le spese.
E’ facile che quando c’è Simoncino in giro si scateni una rissa, qualcuno sia vittima di un furto o di qualche altro genere di sopruso dovuto alla prepotenza dell’uomo che, sovrastando fisicamente tutti, riesce a sottometterli senza grandi problemi.
Marcello e gli altri, guidati da Francesco, gestore della sala giochi Portoricano, cercano di trovare una soluzione dopo l’ennesima esplosione di violenza di Simoncino, ma non riescono a trovare un accordo.
Se Francesco è per rivolgersi a qualcuno che possa risolvere il problema al posto loro, Franco, il padrone del compro oro, non vuole prendersi una simile responsabilità, convinto che “quello è uno segnato, prima o poi qualcuno lo ammazza”.
Dal canto suo Marcello ascolta e non dice niente, il suo rapporto con Simoncino è di totale soggiogamento. Quando Simoncino gli chiede qualcosa, Marcello non riesce a dirgli di no.
Questa incapacità di sottrarsi alla prepotenza del prevaricatore, porta Marcello ad accondiscendere più di quanto vorrebbe, al punto di dargli una mano a svaligiare il compro oro di Franco.
E’ il solo Marcello ad essere arrestato per il furto e, sebbene sollecitato dai poliziotti che hanno capito che è stato minacciato da Simoncino, sceglie di affrontare la galera e non tradirlo, aggrappandosi all’idea che una volta uscito gli spetterà parte della refurtiva.
Una volta fuori di galera, trascorso ormai un anno, tenta inutilmente di avere dei soldi da Simoncino, ma non riceve che botte.
Il resto del quartiere, gli amici di una volta, lo evitano e non gli parlano più, ritenendolo un infame. Vinto dalla solitudine e deciso ad avere ciò che ritiene giusto, i soldi o delle scuse, Marcello organizza un piano per imprigionare Simoncino e sottometterlo, per una volta. La situazione però degenera, Simoncino si ribella, ma ormai Marcello è deciso ad arrivare fino in fondo e a riscattare una vita fatta di soprusi.
Il rapporto di forza si ribalta, Marcello ha la meglio e nel suo delirio cerca di esporre il cadavere di Simoncino nel tentativo di farsi nuovamente accettare nella comunità del quartiere.
Differenze con la vera storia di Magliana:
Se avete letto la trama vi sarete resi conto che Matteo Garrone prende molto dalla storia del canaro, ma recupera soprattutto le linee generali degli eventi, evita invece di farne un’esatta copia, una trasposizione cinematografica di un fatto di cronaca. Ecco infatti cosa ha raccontato in proposito:
[…] anche per questo tengo molto a sottolineare la distanza dal fatto di cronaca che lo ha soltato liberamente ispirato. Tutto, a cominciare dai luoghi, dai personaggi, dalle loro psicologie, è stato trasfigurato
Non si può che dar ragione a Matteo Garrone dopo aver visto Dogman, perché il film manca totalmente della componente morbosa che invece troppo spesso permea le storie delittuose, a partire dall’uccisione di Simoncino.
Il regista evita di indulgere in scene di tortura, evita di farne un film estremo sebbene sia tratto da una storia che estrema lo è, eccome, e riesce invece a mostrarci la lotta di un uomo semplice Marcello, che si accorge che essere mite non basta per essere dalla parte del giusto, per agire secondo coscienza.
Biografia e filmografia dell’autore:
Matteo Garrone (Roma, 15 ottobre 1968) è un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico italiano.
Figlio di un critico teatrale e di una fotografa.Bravissimo negli sport, sogna di diventare campione di tennis, ma un incidente lo costringe ad appendere la racchetta al chiodo e a seguire una carriera diversa.
Dopo un diploma al liceo artistico nel 1986, il futuro regista lavora come aiuto-operatore, poi si dedica alla pittura. Nel 1996 firma il cortometraggio Silhouette e vince il Sacher Festival organizzato da Nanni Moretti.
A questo punto il suo destino artistico è segnato e, l’anno successivo, Garrone fa del corto uno dei tre episodi del suo primo lungometraggio, che si intitola Terra di mezzo ed è un collage di storie di immigrazione a Roma. Il suo sforzo viene gratificato e il festival Cinemagiovani di Torino gli assegna il Premio Speciale della Giuria. Di lì a poco Matteo gira a New York, insieme a Carlo Cresto-Dina, il documentario sul Movimento Pentecostale Bienvenido espirito santo.
Nel 1998, invece, dirige sia il documentario Oreste Pipolo, fotografo di matrimoni che il cortometraggio Il caso di forza maggiore, realizzato insieme a Massimo Gaudioso e Fabio Nunziata. Dello stesso anno è Ospiti, il suo secondo lungometraggio, che segue le vicende di due giovani albanesi che vivono a Roma.
Già in questa prime prove, Matteo Garrone definisce il suo metodo di fare cinema: troupe ridotta, suono in presa diretta, uso frequente della camera a mano e attori spesso non professionisti o comunque non troppo conosciuti.
Nel 2000 il regista gira Estate romana, che rende omaggio alla stagione dei teatri underground degli anni ’70 e mostra la “città eterna” alle prese con i lavori di preparazione al Giubileo.
Il film viene inserito nella programmazione del Festival di Venezia nella sezione Cinema del presente e, pur facendo acquisire una certa familiarità con l’opera di Garrone a pubblico e critica, non lascia il segno come il successivo L’imbalsamatore (2002), che risente della formazione pittorica di Matteo e contemporaneamente abbraccia il cinema di genere, percorrendo la via del noir.
Ispirato a un fatto di cronaca e inserito nella Quinzaine des Réalisateurs del 55° Festival di Cannes, L’imbalsamatore vince il David di Donatello per la migliore sceneggiatura.
Nel 2004 Matteo Garrone si rimette al lavoro, scegliendo ancora di rifarsi a una storia realmente accaduta e parlando di un uomo ossessionato dalla magrezza femminile. Il film è Primo amore, che va al Festival di Berlino ed è interpretato da Michela Cescon e da Vitaliano Trevisan, quest’ultimo anche sceneggiatore.
Prima che Garrone si dedichi al suo sesto e forse più importante film passano quattro anni, durante i quali lavora come sceneggiatore per conto di altri e trova il tempo di fare un cameo ne Il Caimano di Nanni Moretti.
Nel 2008 esce Gomorra, che prende spunto dal celeberrimo libro omonimo di Roberto Saviano e viene presentato in concorso al Festival di Cannes.
La giuria rimane stregata dal monumentale affresco sulla camorra e dalle performance dei tanti non attori, e assegna al film il Grand Prix.
Seguono sette David di Donatello e due Nastri d’Argento. Nel 2012 Matteo firma Reality, un’opera molto diversa da Gomorra che si affida al talento di un volto sconosciuto.
Parliamo di Aniello Arena, detenuto in semi-libertà e attore della Compagnia della Fortezza del carcere di Volterra. La storia del pescivendolo napoletano ossessionato dal Grande Fratello porta Matteo Garrone ancora a Cannes e, anche stavolta, arriva per lui il Grand Prix.
Nel 2015 il regista torna al film episodi – e a Cannes – con Il racconto dei racconti, in cui chiama a recitare anche grossi nomi stranieri, tra cui John C. Reilly, Salma Hayek e Vincent Cassel.