Questa miniserie di quattro capitoli dal titolo “Ossessione“, tratta dal romanzo “Il Danno” del 1991 di Josephine Hart (memorabilmente adattato nel film omonimo del 1992 di Louis Malle), aspira ad essere un ritratto artistico e significativo dell’ossessione erotica, ma si rivela invece un ammazza-passioni.
Non è colpa del cast, che si impegna con grande dedizione al progetto. Richard Armitage e Charlie Murphy non se la cavano poi male nei ruoli di William e Anna, due persone la cui relazione fa a pezzi le loro vite.
Anna esce con il figlio di William, perdutamente innamorato di lei, ma condivide con il padre una tensione sessuale irresistibile. Dopo un incontro casuale, in cui William passa un’oliva tra le labbra di Anna, accendendo una passione tale da costringerlo a passare il resto dell’episodio a smorzare l’entusiasmo sulla sua cyclette, i due iniziano a fare l’amore. Meno male, perché i pantaloni di William non avrebbero resistito a molte altre domeniche in famiglia passate a passarsi i piselli cercando di nascondere l’eccitazione dietro la cintura.
Capisci che i dialoghi di “Ossessione” non funzionano quando William – neurochirurgo solo nel senso più letterale del termine – si lava le mani dopo aver separato con successo due gemelli siamesi e un collega gli dice: “È stato un piacere vederti all’opera” con tutta l’umanità di un venditore di aspirapolveri porta a porta.
Altri dialoghi memorabili che ricordo? Si, praticamente la moglie di William, Ingrid – l’eccellente Indira Varma, sprecata qui come tutti gli altri – annuncia a William che ha avuto “alcune settimane molto intense” e che “un weekend in campagna farà bene a tutti”. I dialoghi non sono solo noiosi, sono vuoti.
William, per esempio, non dice una parola fino all’ultimo episodio (non ha tempo, tra le corse in bici per ridurre l’erezione e lo sguardo fisso fuori dalla finestra). Forse l’idea era mostrare che, come nel romanzo, William non è veramente vivo fino a quando non incontra Anna. Senza il suo monologo interiore, però, il risultato è che non lo conosciamo, non arriviamo mai a conoscerlo e lo conosciamo solo come l’uomo terribile che mette la sua lussuria al di sopra della felicità del figlio e finge emergenze ospedaliere per incontrarsi con l’amante.
William è facilmente il personaggio più detestato su Netflix in questo momento, incluso il suo catalogo di documentari sui serial killer. Segue ciecamente la sua libido verso la distruzione totale e non ci insegna nulla se non un “non farlo” perché potrebbe ritorcersi contro.
Anna è delineata con una mano leggermente più sicura in fase di sceneggiatura. Nel tentativo di renderla più di una semplice tentatrice, si è chiaramente riflettuto sulla sua psicologia, sulla storia di abusi nella sua famiglia, sui suoi schemi erotici personali e sul suo desiderio di sottomettersi al controllo. Tuttavia, nulla di tutto ciò riesce a renderla altro che una compagnia esasperante. Charlie Murphy può fare miracoli anche con un materiale scadente e inizia a prendere vita verso la fine.
Il sesso è esplicito, ma anche fastidiosamente presuntuoso. Anna e William appaiono troppo compiaciuti di sé e delle loro avventure segrete per poter godere della vista delle loro effusioni in scatti violenti e strappi di capelli. Ovviamente, l’erotismo percepito varierà da spettatore a spettatore, ma è difficile mettere da parte il pensiero durante le scene di amplesso prolungato che si sta guardando un documentario sulla natura senza commento. Se provi un’esperienza diversa, ti auguro di goderne appieno.
La cosa spiacevole è la vacuità generale di “Ossessione”, che confonde l’ambiguità con la profondità. Verso la fine, quando finalmente compare una trama, non si giunge a conclusioni significative né si suscitano emozioni. Il talentuoso cast guidato da Armitage e Murphy dà il massimo, ma non riesce a fare molto, non per colpa loro.
In definitiva, “Ossessione” si è rivelato essere una delusione. Mi aspettavo un thriller erotico avvincente e coinvolgente. Una trama all’inizio promettente e un cast talentuoso non riescono a salvare la serie dalle sue stesse insidie. Dialoghi piatti e scene di sesso presuntuose finiscono per allontanare il pubblico invece di attirarlo.
Nonostante l’ottima fotografia e la cura nella realizzazione, la serie non riesce a cogliere l’essenza del romanzo originale, perdendo l’opportunità di esplorare le dinamiche complesse tra i personaggi e la natura distruttiva dell’ossessione erotica. Inoltre, le scelte stilistiche di regia e montaggio spesso appesantiscono il ritmo della narrazione, rendendo la visione faticosa e poco appagante.
Sarebbe stato auspicabile che gli autori e il regista avessero dedicato più attenzione alla caratterizzazione dei personaggi e allo sviluppo della trama, piuttosto che concentrarsi esclusivamente sull’aspetto visuale ed erotico. In questo modo, “Ossessione” avrebbe potuto essere una serie degna di nota, in grado di offrire spunti di riflessione ed emozionare il pubblico.
Tuttavia, non tutto è perduto per gli appassionati del genere. Sebbene “Ossessione” non sia riuscita a lasciare il segno come thriller erotico, esistono altre opzioni disponibili su Netflix e altre piattaforme streaming che possono soddisfare il desiderio di storie avvincenti e sensuali. Ad esempio puoi dare un’occhiata a: “Sex Education“, “Normal People” e “Bridgerton“, che riescono a combinare con successo erotismo, dramma e introspezione psicologica.
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La Recensione
Ossessione miniserie
"Ossessione", serie Netflix tratta dal romanzo "Il Danno" di Josephine Hart, delude le attese nonostante un cast talentuoso e una trama promettente. Dialoghi piatti, scene di sesso presuntuose e una narrazione lenta rendono la visione faticosa. Gli spettatori in cerca di storie avvincenti e sensuali possono rivolgere la loro attenzione verso altre opzioni, come "Sex Education", "Normal People" e "Bridgerton".
PRO
- Cast talentuoso, fotografia curata.
CONTRO
- Dialoghi piatti e poco coinvolgenti che rendono difficile relazionarsi con i personaggi e comprendere le loro motivazioni, creando una distanza emotiva tra lo spettatore e la storia.
- Ritmo lento e narrazione faticosa che, a tratti, rende la visione noiosa e poco appagante, facendo perdere l'interesse per gli sviluppi della trama e delle relazioni tra i personaggi.