Molte persone hanno in famiglia qualcuno con una malattia incurabile o comunque grave. A parte il covid-19, esistono molte patologie che purtroppo mietono tante vittime ogni giorno. E anche se possiedi un animo di ferro potrai risultare emotivamente impreparato per la visione di Paper Lives e, soprattutto, per la performance struggente di Çağatay Ulusoy nei panni di Mehmet, un uomo malato e morente che risparmia i suoi soldi per un trapianto di rene e raccoglie questi fondi vendendo spazzatura per le strade di Istanbul. Nonostante questo, quando trova un bambino abbandonato, non si tira indietro… tutt’altro, ne diventa la figura paterna. Questo bambino è il piccolo Ali, interpretato da Emir Ali Dogrul.
Il film inizia con una dedica a “tutti i bambini che crescono e vivono per la strada” che, oltre a essere un gesto genuino e sentito nel contesto turco dove “il 38 per cento dei bambini vive in estrema povertà”, indica anche il tipo di emozioni a cui intende fare appello Paper Lives: disperazione, dolore, paura, resa.
La performance di Ulusoy nei panni di Mehmet trascende il tipico film “strappalacrime”. Nelle scene in cui mancano i primi piani, le sue mani tremano ancora. Quando la sceneggiatura sembra dimenticare la sua malattia per concentrarsi sul suo rapporto con Ali, la sua performance ci ricorda rapidamente che il suo corpo si sta deteriorando.
Mehmet interpreta i momenti di gioia in modo giocoso.
Lo fa in un modo abbastanza originale.
In un dramma che parla di un netturbino morente che si prende cura di un ragazzo orfano, non ti aspetteresti queste scene felici. Penseresti: “questo personaggio non può essere felice. Guarda come vive.” Molti di questi film non permettono ai personaggi di provare emozioni positive fino a quando non vengono tirati fuori dalla povertà. Ma Mehmet non viene mai fuori in quel modo; prova felicità a volte solo di sfuggita, quando si sente amato dal piccolo Alì o dai suoi amici che lui chiama fratelli.
Il cast e la fotografia di Paper Lives
Il quartiere di Paper Lives ha una personalità a sé. Ritrae un senso di abbandono – tema principale del film – attraverso l’incuria degli edifici cupi, pieni di graffiti e infissi fatiscenti.
Insieme alla fotografia trionfano i ricchi dialoghi usati da un cast di talento. Uno dei dialoghi più toccanti viene pronunciato a un tavolo enorme dove i ragazzi di quartiere si riuniscono per festeggiare un compleanno. Dopo che le candeline sulla torta sono state spente, Mehmet chiede ai bambini quali sono i loro desideri, e non sorprende che il primo sia quello di trovare la loro madre, rispecchiando il desiderio di Mehmet. Un bambino dice che il suo desiderio è morire. Mentre il silenzio cala intorno al tavolo, spiega che vorrebbe morire così che sua mamma possa riconoscerlo quando i due si ricongiungeranno nell’aldilà.
Il realismo intessuto nella sceneggiatura, che esplora e fornisce pensieri così profondi senza troppe fanfare, è il segno distintivo del grande cinema. La storia ha una svolta sorprendente alla fine, ma è perfettamente realizzata in modo tale da incapsulare l’intera narrazione in un epilogo pieno di sentimento che ti costringerà a un replay.
La Recensione
Paper Lives
Paper Lives è un'esplorazione inaspettata di una prospettiva molto maschile sull'abbandono e dei vuoti che ne derivano. Anche se non hai familiarità con i dramma turchi, apprezzerai i dialoghi e le inquadrature che, poco alla volta, ti porteranno dentro il dolore di Mehmet.
PRO
- Dialoghi
- Fotografia
CONTRO
- Il trailer rovina un po' le scene più emotive
- La musica non si fonde benissimo con la storia e non riflette le emozioni dei personaggi sullo schermo