Verrà proiettata al cinema solo per due giorni, il 21 e il 22 novembre, una versione digitalmente restaurata di “Sign o’ the times”, il film-concerto realizzato da Prince nel 1987 e uscito nelle sale cinematografiche proprio trent’anni fa.
Il 1987 è un anno particolarmente importante per la carriera del folletto di Minneapolis. Reduce dal successo di “Purple rain” e dagli altri due album incisi insieme ai Revolution (“Around the World in a day” del 1985 e “Parade” del 1986), Prince torna in studio, stavolta senza la band che lo aveva affiancato nei suoi ultimi dischi, e sforna quello che verrà poi definito uno dei lavori migliori della sua carriera: “Sign o’ the times”.
L’album contiene materiale vario al quale Prince aveva lavorato in momenti diversi: c’è qualcosa che risale addirittura al periodo pre-“Purple rain”, mischiata a robe più recenti. Prince suona chitarra, basso e drum machine, e dentro al disco ci mette di tutto: dal pop al rock, passando per sonorità soul e r&b e altre più funk.
Quel disco lo porta anche in tour e per la prima volta viene a suonare in Italia, per quattro concerti ospitati nel giugno del 1987 dal Palatrussardi di Milano. Il tour di “Sign o’ the times” ha un dresscode preciso: “Vestitevi tutti color pesca… o nero”, chiede Prince, e il pubblico risponde alla sua richiesta.
Il musicista decide di realizzare anche un film-concerto per “Sign o’ the times”. Pensa di realizzarlo registrando i concerti tenuti in Olanda e in Belgio nel giugno del 1987, ma quando arriva il momento di visionare il materiale si rende conto che è pressoché deludente: così organizza nuove riprese, ospitate dai suoi Paisley Park Studios, in Minnesota. Con lui ci sono la tastierista Boni Boyer, il bassista Levi Seacer Jr., il chitarrista Miko Weaver, la batterista Sheila E., il tastierista Dr. Funk, la ballerina Cat Glover: Prince propone il meglio di “Sign o’ the times”, inframmezzandolo a jam session e omaggi (come quello al jazzista Charlie Parker).