Puoi baciare lo sposo merita sicuramente la sufficienza per il fatto di mostrare Salvatore Esposito (Jenny Savastano di Gomorra) in versione gay. Cioè il passaggio da duro di Gomorra a gay è troppo simpatico e Salvatore se la cava bene in un’interpretazione diversa dal solito.
Ho recuperato questo film dato che è stato reso disponibile su Netflix.
Puoi baciare lo sposo è diretto da Alessandro Genovesi, che concentra il messaggio del film in una scena, indubbiamente la più interessante: quella in cui il giovane Antonio (Cristiano Caccamo) si fa coraggio per dire ai suoi genitori vecchio stampo che vuole sposare il suo ragazzo Paolo (Salvatore Esposito).
Dopo una breve lotta interna, la madre di Antonio, Anna (Monica Guerritore), accetta la situazione e accoglie Paolo in famiglia. Suo padre, Roberto (Diego Abatantuono), non la prende benissimo. Ma lui ha il compito più difficile del film, cioè mostrare la mentalità chiusa della maggior parte degli uomini di mezza età italiani. Compito che divide egregiamente con la madre napoletana di Paolo. Nel Sud Italia molti genitori continuano ad avere pieni poteri nella gestione della vita dei figli e questo avvelena fidanzamenti e matrimoni. Il film, nella sua ironia, prova a fare una critica costruttiva ai pregiudizi familiari. Oltre a questo, è una sorta di celebrazione dei matrimoni gay. In Italia, attualmente, le coppie omosessuali possono sposarsi ricorrendo all’istituto dell’unione civile. Questo istituto è stato introdotto nel 2016 dalla legge Cirinnà. Il film Puoi baciare lo sposo è uscito due anni dopo, nel 2018. In Italia bisognerà lavorare da questo punto di vista perché il matrimonio tra gay deve essere ancora legalizzato. Quello che Antonio e Paolo hanno in programma di celebrare è, tecnicamente, un’unione civile, anche se la sceneggiatura non fa molti sforzi per spiegarlo. Sarebbe stato interessante sviluppare questo tema per dare qualcosa in più al film. Peccato.
Genovesi ha voluto sfidare il pubblico senza ribaltare le nozioni su famiglia, genere o religione, ma dimostrando che le unioni omosessuali non rappresentano una minaccia per queste fazioni. Avvicina la religione ai matrimoni gay quando Roberto si rifiuta di celebrare il rito civile. Allora, un frate francescano (Antonio Catania), si offre di intervenire per fare gli onori di casa, anche se in una chiesa sconsacrata.
Le allusioni cristiane non si fermano qui. I genitori di Antonio vivono a Civita, un borgo medievale dell’Italia centrale incredibilmente pittoresco, raggiungibile solo tramite un ponte sospeso. Quando Antonio e Paolo arrivano con una coppia di amici poco prima di Pasqua, è come se stessero salendo in una specie di paradiso terrestre. Antonio impersona Gesù nella rappresentazione della passione locale, per la gioia della sua ombrosa coinquilina, Bernadetta (Diana Del Bufalo). “Adoro Gesù”, dice. “Ma non so perché.”
Questo è un film che gira sui miracoli, in cui tutti i conflitti vengono appianati e tutte le difficoltà cancellate come dall’onda di una bacchetta magica. Anche i veterani del villaggio arrivano a vedere l’associazione tra la loro città e il matrimonio tra persone dello stesso sesso come un potenziale vantaggio per il turismo.
In un film con una minima pretesa di realismo, il comportamento di Antonio solleverebbe una serie di bandiere rosse. Anche quando fa la proposta di matrimonio, non è in grado di dire “ti amo” a Paolo, né ammette di aver fatto sesso con l’ex fidanzata (Beatrice Arnera) che rimane ossessionata da lui.
Ma il film non è interessato a un esame approfondito della relazione centrale o, anzi, di qualsiasi cosa. Spesso ti da l’idea di un film in cui le scene siano state montate all’ultimo momento. Il vantaggio di questo approccio disordinato – puoi chiamarlo anche errore – permette a Genovesi di farla franca sulla presentazione di un materiale che potrebbe sembrare piuttosto provocatorio se fosse stato sviluppato a dovere. Ad esempio, assume una visione disinvolta e accettante dell’argomento di cui Freud ha scritto tante righe: il legame tra i nostri primi sentimenti nei confronti dei nostri genitori e i desideri che in seguito perseguiamo.
Ho dato 6 a Puoi baciare lo sposo perché alla fine trattasi di una commedia leggera, divertente e che prova ad ironizzare sulla mentalità chiusa italiana. Fammi sapere attraverso i commenti se sei d’accordo con il voto della recensione.
La Recensione
Puoi baciare lo sposo
Sono un grande fan di Salvatore Esposito per via del suo ruolo in "Gomorra". Ho trovato geniale la mossa di sceglierlo per interpretare un simpatico ragazzo gay che sposa un altro ragazzo gay. Il problema di Puoi baciare lo sposo non è nel cast, dove c'è anche un grandissimo Diego Abatantuono, ma nella sceneggiatura, che non si preoccupa di sviluppare al meglio nessun tema che propone. È sicuramente una commedia leggera e divertente, ma nulla di più. Il finale poi non si adatta al contesto del film.
PRO
- Il cast
- Civita è sempre bella
CONTRO
- La sceneggiatura non sviluppa nessun tema che propone
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Raramente ho visto film così superficiali, sconnessi e banali. Si salva solo il cast, anche se la recitazione di Monica guerritore sarebbe più adatta ad un film drammatico. Dispiace che un tema così importante sia stato trattato in questo modo. A volte mi sono chiesto se la chiave narrativa del’assurdo fosse volta o inconsapevole. Sconsigliato