Ideato, scritto e diretto da Yuzuru Tachikawa, “Death Parade” è un anime di genere thriller/psicologico prodotto dalla Madhouse e composto da una sola stagione di 12 episodi, ispirato al cortometraggio “Death biliards“, prodotto sempre dalla Madhouse nel 2013.
In Italia, la serie è stata trasmessa sulla piattaforma VVVVID il 18 giugno del 2018, in seguito all’acquisizione dei diritti da parte della Dynit, la quale ne ha curato anche il doppiaggio in italiano. Successivamente, la serie anime è stata resa disponibile sulle piattaforme di Netflix e Prime Video.
Trama
La storia è essenzialmente ambientata all’interno di un misterioso bar chiamato “Quindecim“, in cui lavora in solitaria un uomo dai capelli bianchi, di nome Decim.
Non vi sono però avventori “normali“, in esso, in quanto tutti coloro che vi arrivano – a loro insaputa – sono persone decedute. Ogniqualvolta infatti sulla Terra muoiono nel medesimo momento due individui, anche in parti del mondo lontanissime e per motivi totalmente scollegati tra loro, essi giungono al Quindecim, all’interno del quale dovranno obbligatoriamente sfidarsi in quello che è noto come “Death game“, un gioco mortale sempre diverso per ogni coppia ma sempre ispirato ai classici giochi da casinò, come il biliardo o le freccette, la vittoria nel quale comporta l’apparente salvezza per il giocatore che ha trionfato.
Gli individui inizialmente non sanno di essere morti, ma pian piano la consapevolezza circa la loro triste condizione emerge, portando con sè ricordi del passato e di quella vita ormai perduta.
Il bar Quindecim non è dunque altro che una sorta di limbo ultraterreno, nel quale il suo gestore, il tenebroso Decim, ricopre il ruolo di giudice supremo delle anime: suo infatti è il compito ultimo di scegliere, alla fine del Death Game, quale sarà l’anima destinata al Paradiso, e quale invece vedrà inevitabilmente spalancarsi di fronte a sè le porte dell’Inferno.
I parallelismi con il mondo reale
“Death Parade” è un anime intenso, profondo, bello. Estremamente significativo, inoltre, e a tratti filosofico, di sicuro rappresentante in modo simbolico la realtà odierna.
Perché le anime di questi individui morti che si devono scontrare in assurdi e macabri giochi alla Saw, non rappresentano altro che le persone vive al di là dello schermo, che si trovano ad esistere e ad agire nella società egocentrica ed egoistica di oggi.
Del resto è così che funziona, spesso: “per quanto puoi amare, per quanto puoi dichiararti una brava persona, ti scosterai sempre un po’ quando il sangue inizierà a scorrere troppo vicino“, come diceva Chuck Palahniuk. È una società in cui è tutto così facile da dissezionare, da spiegare.
E i personaggi di questo anime la rappresentano al meglio, questa società strana in cui spesso nulla è come sembra, e la maggior parte delle volte non in senso positivo: individui che sembrano puri di cuore, innocenti come un’alba primaverile, ma che quando si tratta di essere messi alle strette dimenticano tutto, e talvolta dimenticano persino di essere umani, incuranti degli altri, con l’unico obiettivo di aver salva quella vita che non sanno che è già stata loro rubata. Il tutto sotto gli occhi di giudici imparziali, che si limitano a guardare, e ad esprimere – come del resto è imposto dal ruolo loro assegnato – un giudizio in merito agli individui in questione; a scegliere, cioè, chi vince e chi perde, chi sprofonda nell’abisso e chi riemerge.
Non è forse così che funziona anche nel mondo là fuori? Non ci si rimette spesso al giudizio degli altri, annebbiando in tal modo, volontariamente o meno, se stessi? Spesso non si vive pienamente solo se ci si rende conto di esistere agli occhi degli altri? Tutto che necessita di un pubblico, di attenzione, di approvazione, di giudizio. Continuamente. Come se fossimo davvero costanti pedine di un gioco che è più grande di noi, volto a dare spettacolo, a farci vedere, e in qualche modo, anche indirettamente, valutare.
L’idea di un cambiamento
Ma in questo marasma caotico e insignificante, rifulge ancora seppur lieve e flebile la speranza, la salvezza.
Ci sono cioè persone che bandiscono l’egoismo, che annullano se stesse in funzione dell’altro. Ciò non perché sono prive di personalità, vuoti manichini da riempire di fili per essere mossi a tempo da un burattinaio, no; semplicemente sono individui in cui sboccia, chissà da quale seme, la volontà intima di fare davvero nella pratica qualcosa di buono per gli altri. Di sacrificarsi.
E quando ciò accade, quando una vita volontariamente si spezza ed un’altra viene in tal modo preservata, tutto cambia.
Il cerchio della vita si espande, il mondo intero è più vasto, le variabili si modificano.
Ed ecco che anche i giudici imparziali ed algidi di “Death parade“, i quali sembrano tanto essere dei gusci colmi di nulla, provano d’improvviso qualcosa. Non importa definire esattamente cosa; le parole a volte non indicano nulla, né circoscrivono nessuno.
Semplicemente, provano qualcosa.
Per la prima volta.
Cade una lacrima.
Il cerchio si espande ancora, le variabili mutano ancora di più.
E forse, lontana ma possibile, nasce davvero la speranza di un cambiamento.
La Recensione
"Death parade"
Un anime intenso, che fa riflettere sulla condizione sociale odierna.
PRO
- Intenso ed emozionante
- Fa riflettere perchè rispecchia simbolicamente la società odierna
- Ottimo doppiaggio italiano
- Personaggi interessanti
CONTRO
- Alcune scene forti/violente
- Alla lunga un po' ripetitivo
- Alcuni episodi noiosi