Dal 16 aprile 2020 è disponibile su Netflix la terza stagione di Fauda, la parola araba che possiamo tradurre come caos o, in gergo militare, come il momento in cui un’azione sotto copertura sta per precipitare. Anche in questa terza stagione il caos è garantito, esattamente come i colpi di scena a cui siamo stati abituati dalle stagioni precedenti.
La serie e il contesto storico
La serie Israeliana è stata concepita da Avi Issacharoff, Assaf Bernstein e Lior Raz, che recita nella serie come protagonista, vestendo i panni di Doron, e che è realmente un ex membro delle forze speciali.
Fauda affronta, sotto lo sguardo militare, l’interminabile conflitto che contrappone da moltissimi anni ebrei e palestinesi e che ha causato, e continua a causare, innumerevoli morti e atroci sofferenze. La serie si propone come un itinerario che racconta la realtà del territorio palestinese e, più precisamente, della Cisgiordania che dal 1995 si trova posta sotto la direzione dell’OLP, ovvero l’Organizzazione per la liberazione della Palestina guidata da Yasser Arafat.
Oggi, dopo ben 25 anni, la Cisgiordania è ancora un territorio non indipendente e arretrato economicamente. Nonostante le promesse, infatti, in questi anni non si è riusciti a ricostruire questo Paese, anche a causa degli scontri tra l’OLP e il Movimento Islamico di Resistenza, un’organizzazione paramilitare, considerata terroristica da alcune nazioni (tra cui l’Unione Europea), Hamas.
Le zone in cui regna il caos, che ci creano lo sfondo delle tre stagioni di Fauda sono, oltre a Israele e Cisgiordania, anche la vicina Siria e la striscia di Gaza.
La serie tv è uscita in Israele nel 2016, e cerca di raccontare, in modo onesto e imparziale, i diversi punti di vista degli abitanti di quei territori, cercando di farci comprendere, sotto il velo di una serie poliziesca, i motivi profondi che spingono una persona ad aderire al terrorismo o a combattere contro di esso.
La trama
Fauda racconta la vita di Doron Kabilio, il capo di una squadra speciale dell’esercito israeliano, metà arabo e metà ebreo, e degli uomini che lo supportano nelle sue operazioni di infiltramento nei territori palestinesi per dare la caccia ai terroristi.
La terza stagione è stata girata nel territorio della striscia di Gaza, un luogo posto interamente sotto il controllo di Hamas, fatta eccezione per la corrente elettrica, che viene fornita da Israele. È questo il motivo per cui spesso, nel corso di questo terzo capitolo, il capo squadra della sezione di Doron toglierà a suo piacimento la corrente per facilitare le operazioni militari.
Il fulcro di questa stagione è il rapimento di una coppia di giovani israeliani, e lo scontro fra Doron e Ashar, un ex aspirante pugile nella cui famiglia Doron si era infiltrato per catturarne il cugino, poi ucciso dalle sue stesse mani. Per liberare i due giovani e riportarli a casa, in Israele, Doron e la sua squadra si infiltrano a Gaza: subiranno importanti perdite e il finale non sarà lieto, nemmeno una volta rientrati a casa. Tanto crudo, quanto vero.
Gli aspetti psicologici trattati da Fauda e perché guardare la serie
In Fauda vengono trattati entrambi i punti di vista, e il tentativo di rispettare ambedue le culture è chiaro fin dalla scelta di utilizzare l’arabo per gran parte, se non metà, di tutti i dialoghi. In questa serie si indagano le ragioni che spingono le famiglie ad associarsi al terrorismo e il perché dedichino la loro vita e siano disposti a sacrificarla per un ideale, spesso incuranti della violenza che genera.
Lo stesso Lior Raz, ha dichiarato che ha creato la serie per sensibilizzare le persone sul tema del prezzo psicologico che i soldati devono pagare per le loro azioni, nel tentativo di esorcizzare i demoni che si portano dietro per via delle operazioni compiute, che non di rado implicano violenza e morte. Ma Fauda mescola bene e male continuamente, non riesce a farci stare né da una parte né dall’altra, perché periodicamente le forze armate mettono in atto i metodi propri dei nemici che cercano di combattere, per ottenere informazioni: esiste un confine entro cui ci si può spingere per raggiungere il proprio scopo?
A giudicare dal racconto di Fauda pare di no, entrambe le parti non paiono conoscere limiti, per perseguire i propri fini. A ogni spettatore, le proprie valutazioni morali.
È una serie che vale la pena di guardare perché mette in luce, con crudo realismo, una situazione conflittuale che non terminerà a breve, forse non terminerà mai in modo definitivo.
Voi che ne pensate? Fatemelo sapere nei commenti!
La Recensione
Fauda 3° stagione
Dal 16 aprile 2020 è disponibile su Netflix la terza stagione di Fauda, che ruota attorno al rapimento di due giovani israeliani sullo sfondo del territorio della striscia di Gaza, e su numerosi e crudi tentativi di liberarli.
PRO
- Entrambi i punti di vista, ebraico e arabo, sono rispettati.
CONTRO
- Il racconto è molto crudo e violento, a livello fisico quanto psicologico.
Secondo me, il Ciccione ha letto molti fumetti di Tex Willer. E’ una serie poco seria. Da dimenticare.
Ho guardato le prime 12 puntate della 1 stagione in un pomeriggio di una domenica piovosa….
Con questo potete tirare già le conclusioni
La 2 stagione in tre serate infrasettimanali
Ora stasera iniziò la 3 stagione
Non vedo L ora