Dopo averlo inserito nella top ten dei film più belli dell’anno passato, adesso è il momento di trattenere più approfonditamente. Ecco a voi, cari lettori, la recensione di Ferrari.
Trama
Il film narra dei concitati eventi che hanno investito la vita di Enzo Ferrari e della sua compagna, Laura Dominica Garello, alla fine degli anni cinquanta. In quel periodo storico il Cavallino Rampante stava attraversando un momento cruciale della propria vita: dal duello con Maserati, a quello economico e finanziario per la propria sopravvivenza, per poi passare al lustro ed al fascino delle gare di un tempo. Ovviamente, è un film che estende l’universo motoristico, ma non aspettatevi che parli unicamente di gare. La prima parte inquadra molto Enzo Ferrari come uomo. Infatti, il titolo ingannevole non è un omaggio allo storico Brand modenese, bensì un richiamo al suo creatore: il mitico Enzo. Quindi il film oscilla magistralmente tra i “Ruota a ruota” (utilizzando un gergo familiare agli amanti della F1) delle “Mille miglia” del 1957 e la vita dei coniugi Ferrari, ormai spaccata per i troppi tradimenti che ne hanno destabilizzato la stabilità precaria. In contemporanea, invero, Enzo vive un’altra vita: quella segreta con Lina Lardi, da cui ebbe anche un figlio. E la sensibilità del regista e la sua abilità è evidente in questo punto cruciale, poiché l’uomo Enzo incontra la sua controparte ambiziosa ed audace, quella Ferrari. Per quanto riguarda la “Mille miglia” del 1957 poco o nulla da dire. La corsa sembra ricreata piuttosto bene, compresi i suoi momenti più drammatici. Per gli amanti del motorsport: quello è l’anno di Alfonso de Portago.
Attori
Parlare di Adam Driver è tanto superfluo quanto particolare. Nel corso degli anni Adam ci ha abituati a recitazioni di livello, seppur la sua asticella non pare mai alzarsi troppo. In questo film il buon Driver si mantiene su una sufficienza non utile alla sua carriera. Ha una grande fama, ha recitato in grandi cult, ha ottenuto enormi successi, ma quando riuscirà a mettere in mostra tutte le sue incredibili doti da attore? Poi, aggiungo, il buon “Adamone” ci sta prendendo gusto ad interpretare famiglie o protagonisti Italiani. Il richiamo, neppure troppo velato, è alla pellicola di Ridley “Scottiana” fattura “The House of Gucci”. In quel film Adam Driver sembrava apparire più al suo agio, forse perché Ferrari, in quel momento della vita, non aveva le caratteristiche personali tali da mettere in risalto ed in luce la potenza espressiva dell’attore che lo inscena. Brava anche Penelope Cruz. Su di lei dovremmo spendere fiumi di parole. La sua carriera è sempre apparsa un’altalena tra il successo e l’evanescenza. Il progressivo andamento della carriera della Cruz, però, sottolineerebbe quanto il suo dono sia stato leggermente mal gestito. Ad ogni modo, in questo film Penelope è davvero potente, espressiva, sofferente, la vera vittima che in nome dell’amore per il marito si occupa quotidianamente delle faccende economiche Ferrari e che, al momento decisivo, intraprende la via di una scelta cruciale volta unicamente a salvare il marito dal lastrico. Penelope Cruz è una donna che interpreta il dramma esistenziale di un’altra donna. Ed è incredibile quanta forza ci voglia per realizzare al massimo il tutto. In una parola sola, la Cruz è stata “Straordinaria” a inscenare tutti i fantasmi, gli spiriti, l’odio, il rancore, il disprezzo, la passione, il sesso, la quintessenza dell’affetto. I reali protagonisti del film sono Enzo e tutte quelle persone che lui stesso ha rovinato o migliorato nell’arco della sua incredibile vita. Gli altri attori sono tutti nella media, compreso Patrick Dempsey che per l’occasione ha ricoperto un ruolo del tutto marginale nella trama.
Regia ed aspetto tecnico
La regia di Michael Mann non è così negativa. Il film riesce ad esprimersi piuttosto bene e ad incidere notevolmente sulla mente dello spettatore, offendo diversi spunti di riflessione. L’impostazione della pellicola, è quella più classica: l’eroe in difficoltà che, alla fine, raggiunge il successo e riesce a conquistare tutti i suoi obiettivi. Ad oggi il racconto non offre notevoli spunti strutturali. Buoni i costumi e gli ambienti, ottime le ricostruzioni degli eventi ed un po’ meno buone le ricostruzioni in CGI. Da urlo soprattutto le automobili di quegli anni e le battaglie tra Ferrari e Maserati. Tutta la crudeltà delle corse viene espressa in quel duello incredibile tra le due case produttrici, nonché tra i piloti e le loro agognate vittorie. Il doppiaggio non è un granché e qualche volta non sembra offrire al film il tono che realmente desidera condividere. Certo, ciò che vorrei sottolineare è come per un film Italiano non ci sia nemmeno un Italiano tra i personaggi principali.
Critiche
Favino a Venezia ha criticato duramente la scelta di una produzione straniera di interpretare le storie italiane in una chiave tutta estranea da quella dello Stivale. Le frasi di Favino non sono così sbagliate, specialmente in un anno ove il cinema Italiano ha riacquistato credibilità e fascino con tre pellicole di livello immenso: C’è ancora domani, Io Capitano e Comandante. Tuttavia, queste parole non sottolineano solo un problema, ma soprattutto metterebbero in risalto la doverosa necessità di pensare il cinema in maniera differente. È forse il momento che Hollywood smetta di essere Hollywood e guardi anche oltre la siepe dello stereotipo americano? Oppure che viva in modo più espansivo con le altre comunità internazionali?
La Recensione
Ferrari
Il film è molto affascinante e profondo. Deve assolutamente essere visto. Sebbene ciò, non è proprio o del tutto esente da alcune imperfezioni.
PRO
- Avvincente
- Adrenalinico
- Cast
- Storia