Il film “Infiesto” segue due detective che perseguono ostinatamente i responsabili di un rapimento e si rendono conto fa parte di uno schema sinistro.
Devo ammettere che all’inizio pensavo che l’ambientazione covid-19 fosse stata tirata in ballo così tanto per far scena ma poi ho capito che gli sceneggiatori di “Infiesto” avevano in mente di collegarla a questa storia macabra. Resto dell’idea che alcune scene in ospedale o che ritraggono il mondo in piena lotta pandemia rallentino un pochino il ritmo del film che, comunque, resta sempre ben sostenuto.
Premessa a parte…
È quasi travolgente passare dal mondo di Pamela Anderson a quello apocalittico di Infiesto di Patxi Amezcua. Ma è ciò che mi è successo oggi. Un legame comune tra i due film è l’uso del colore giallo. In Pamela: a love story, il filtro giallo è stato applicato per un effetto caldo e tenero. Infiesto, invece, non ha tempo per la felicità. La vernice gialla, quasi seppia, stesa su tutti i fotogrammi di questo film è così torbida e inquietante da rendere tutto solenne e diabolico. I personaggi la pensano allo stesso modo: “questa è la fine del mondo”, ripetono continuamente.
Le strade sono vuote a causa della pandemia di corona virus. Quindi, in un certo senso, è quasi come se fosse la fine del mondo o comunque sembra di essere ritornati ai primi giorni della pandemia. Ma i detective Castro (Iria del Río) e Samuel (Isak Férriz) devono affrontare un altro problema oltre al virus. Come tutti, anche loro stanno soffrendo a causa della pandemia. Il fidanzato di Castro è infetto e a Samuel non è permesso vedere sua madre che è ricoverata in ospedale. Questi due detective sono separati dai loro cari e lo stress è evidente nelle loro espressioni. La loro faccia è dura come una roccia, il che ha senso dato che sono esausti e non possono trovare conforto tra le braccia delle persone che amano. Castro e Samuel si fanno forza l’uno con l’altro. Il film “Infiesto” racconta bene questo legame amici/colleghi.
Se la pandemia ha stravolto la loro vita personale, la loro vita professionale è messa a dura prova a causa di un reato. Tutto ha inizio quando una ragazza, Saioa (Andrea Barrado), viene rapita e ritrovata in fin di vita. Quando Castro e Samuel indagano sul caso, scoprono che una setta potrebbe essere coinvolta nel rapimento. Ci sono tre uomini decisi a fare un sacrificio per fermare la fine del mondo. Il capo di questa setta viene chiamato il Profeta.
In Infiesto l’arco temporale viene scandito da testi come: “1 giorno di Lockdown, 2 giorno di Lockdown” e così via, che in un primo momento servono come informazione e in seguito mostrano l’urgenza di una bomba da disinnescare. I criminali, dopotutto, dicono: “Questo è solo l’inizio”, quindi gli investigatori devono davvero lavorare velocemente e concludere rapidamente il caso. Gli eventi sono registrati con una calma inquietante. Anche quando una bomba viene fatta esplodere, non ci sono movimenti della telecamera eccessivamente tremolanti. Questa calma dà l’impressione che la superficie di questo film sia “morta”. Solo i cattivi ridono o sorridono in questo film. È come se questo mondo fosse diventato un parco giochi per il Diavolo.
I due poliziotti non possono permettersi il lusso di elaborare la vittoria o la tristezza. Una scena vede Samuel ricevere cattive notizie e piange abbracciando Castro prima di farsi strada sulla scena del crimine. Non ha molto tempo per addolorarsi. Allo stesso modo, dopo una grande vittoria, non vediamo nessuno festeggiare. Infiesto è intriso di un senso di urgenza e dolore. I personaggi sono impegnati e non hanno spazio per il tempo libero. Si preoccupano costantemente per i loro cari e corrono contro il tempo (hanno 48 ore per salvare una donna) per fermare un sacrificio.
Samuel e Castro non sono personaggi esagerati. Hanno un solo superpotere: sono determinati a fare il loro lavoro. Le azioni a volte poco razionali di Samuel sono giustificate dal suo stato d’animo. C’è qualche cliché del genere poliziesco sparso di qua e di là. Ad ogni modo, non ti infastidiscono tanto quanto lo scontro finale tra Castro e il Profeta. Manca di gusto e suspense ma si fonde con il resto del film.
E tu hai visto Infiesto? Ti è piaciuto? Scrivimi il tuo parere attraverso i commenti qui sotto. Io ti lascio al commento finale della recensione.
La Recensione
Infiesto
Il finale di Infiesto non mi è proprio piaciuto. L'ho scritto anche sopra e continuo a ribadirlo pure qui. Questo finale sembra davvero affrettato. È vero che si fonde con il resto del film ma gli manca di fascino. Sceneggiatori e regista avrebbero dovuto allungare il film. 96 minuti sono pochini per raccontare questi eventi. Sono sicuro che qualche minuto di materiale è stato tagliato o forse anche 30. E sono sicuro che questa non è stata la scelta migliore. A parte questo, tutti i personaggi, le rivelazioni e i colpi di scena di Infiesto sono forti e meritano un'occhiata.
PRO
- La fotografia ritrae bene lo scenario tetro del film
- L'urgenza di risolvere il caso traspare in ogni cosa
CONTRO
- Finale molto deludente
- Troppi tagli non sempre sono positivi