Madame Claude, film pubblicato il 2 aprile su Netflix, non riesce a collegare in modo significativo la rappresentazione della prostituzione e in questa recensione ti dirò il perché.
Come primo biopic francese di Netflix dedicato alla donna che Vanity Fair ha elogiato come “leggendaria“, “Madame Claude” è, paradossalmente, non très bon. Il film si concentra sulla storia del suo personaggio principale, Madame Claude (Karole Rocher), e su come la stessa gestisca la fiorente industria del lavoro sessuale di Parigi negli anni ’60.
Ovviamente tutto il film è incentrato su Madame Claude che forma gradualmente una forte relazione con Sidonie (Garance Marillier), una nuova prostituta che diventa “il suo braccio destro” in poco tempo e la più intima confidente. Mentre Madame Claude affronta le sfide nella sua vita personale e professionale, Sidonie la supporta e accetta anche i lavori più ostili per aiutarla.
Le donne sono sempre ritratte in termini voyeuristici, i loro corpi vengono ingranditi e messi in mostra. Anche le conversazioni intorno alle donne ci fanno capire quanto siano fisicamente “desiderabili”.
Rocher fa un buon lavoro nella sua interpretazione di Madame Claude, che è distaccata ed esigente ma anche vulnerabile. Fornisce spesso narrazioni fuori campo dei suoi problemi spiegando la relazione tra l’amore fisico ed emotivo. Questi problemi sono poi intrecciati con scene della sua realtà odierna.
Queste transizioni tra il passato e presente di Madame Claude finiscono per essere un po’ stridenti e interrompono il flusso della storia. Tuttavia, sono anche un promemoria del fatto che “Madame Claude” dovrebbe essere prima di tutto un film biografico. Questa è una donna che fa un lavoro pieno di pericoli. Le tensioni nella vita di Madame Claude si alimentano successivamente in una narrativa più ampia sull’intersezione tra lavoro sessuale e identità delle donne.
Lo scopo del film di ritrarre il lavoro delle prostitute in tutta la sua complessità, tuttavia, balza a capofitto in un territorio osé e, spesso ed eccessivamente, sfrutta al massimo il suo rating. Questo non è affatto ingiustificato, ovviamente, ma non aggiunge molto allo sviluppo di Madame Claude come personaggio, che è il punto di forza della storia. Rende felici solo noi maschietti.
In effetti, vale la pena chiedersi se il film finisca per adeguarsi allo sguardo maschile o cerchi di mostrare come le donne siano influenzate dalla sessualizzazione dei loro corpi e delle loro professioni.
Se l’obiettivo del film era quello di fornire una resa più oscura delle sfide associate al lavoro sessuale, fa un lavoro efficace in questo. A un certo punto, una delle lavoratrici di Madame Claude, Virginie (Liah O’Prey), subisce abusi fisici dai suoi clienti per 200.000 franchi. Virginie ha molta paura di fare questo lavoro. Allo stesso modo, altre prostitute sono costrette a sopportare trattamenti degradanti e disumanizzanti.
Tuttavia, “Madame Claude” in realtà non spiega nessuna di queste scene e le loro implicite connessioni con la violenza di genere; invece, sceglie di mostrare ripetutamente la sensualità dei corpi delle donne. Questo diventa estenuante per coloro che vogliono vedere le donne come persone e non come oggetti sessuali, così come il film le presenta. Lascia allo spettatore – non me forse – la voglia di avanzare velocemente o saltare alle parti che mostrano la narrativa principale di Madame Claude che sfida e prende il suo posto in un mondo di uomini, come mostrato nel trailer.
Non si può negare che il film descriva un quadro completo del lavoro delle prostitute. Dai casting alla scelta del nome d’arte sino ai contatti con la criminalità per permettere alle ragazze di esercitare senza problemi il lavoro. L’assoluta abbondanza di scene di sesso non forniscono però un di più su come Madame Claude negozi con la politica e i personaggi coinvolti in questo business.
Si parla di conflitti con uomini potenti e poliziotti, ma questi non vengono sviluppati a dovere e sembrano uscire quasi per caso. Ci sono alcuni discorsi di Madame Claude su come gli uomini gestiscano tutto e sulle ingiustizie del mondo, ma sembrano proposti casualmente. C’è un tentativo di dare a Madame Claude un po’ di profondità attraverso le voci fuori campo del suo passato, ma il fatto che Madame Claude annunci sempre gli eventi del suo passato potrebbe lasciare agli spettatori la sensazione di non fidarsi di lei.
“Madame Claude” potrebbe soddisfare gli utenti che vogliono vedere la natura esplicita dell’industria del lavoro sessuale di Parigi degli anni ’60. Per coloro che vogliono esplorare un ritratto complesso di Madame Claude oltre i suoi miti, questo non è il film adatto. Infatti, qui sotto ti spiegherò qualcosa in più su Madame Claude, così da aiutarti a collegare alcune scene del film.
Fammi sapere se sei d’accordo con il voto di questa recensione.
Chi fa parte del cast di Madame Claude?
- Karole Rocher come Fernande Grudet / Madame Claude;
- Roschdy Zem come Jo Attia;
- Garance Marillier come Sidonie (la mia preferita);
- Pierre Deladonchamps come Serge;
- Annabelle Belmondo come Kate;
- Hafsia Herzi come Nadège;
- Joséphine de La Baume come Josie;
- Mylène Jampanoï come Yoshiro;
- Paul Hamy come André;
- Djanis Bouzyani come Alban.
Karole Rocher è nata il 4 Luglio del 1974 a Bezons, Val-d’Oise, in Francia. Ha lavorato sia come attrice che come regista in film come Polisse (2011), Paris la blanche (2017) e Braquo (2009).
Garance Marillier è un’attrice francese, conosciuta ai più per il suo ruolo da protagonista nell’horror Raw – Una cruda verità (2016). Marillier ha iniziato la sua carriera di attrice nel 2011 nel cortometraggio Junior (2011) di Julia Ducournau. È apparsa anche nel cortometraggio Ce n’est pas un film de cow-boys (2012). Prima di dedicarsi alla recitazione, era una musicista e ha imparato a suonare il trombone e le percussioni classiche al conservatorio.
La storia vera di Madame Claude?
Fernande Grudet è nata il 6 luglio 1923 ed è morta a Nizza il 19 dicembre 2015. E’ nota anche come Madame Claude, proprietaria di bordelli in Francia. Negli anni ’60 era a capo di una rete francese di ragazze squillo che lavoravano soprattutto per potenti e funzionari pubblici.
Nata il 6 luglio 1923 ad Angers, in Francia, ci sono resoconti contrastanti sulle origini di Grudet, che vanno da un padre aristocratico impegnato in politica e un’educazione data dalle suore a un padre che gestiva un piccolo caffè e si alzava presto la mattina per vendere cibo da un carretto a mano. Un’altra storia non verificata sul suo passato include un lavoro come agente della Resistenza francese durante l’occupazione tedesca della Francia nella seconda guerra mondiale e la prigionia in un campo di concentramento nazista. Dopo la guerra, ha lavorato come prostituta ma ha affermato di “non essere mai stata abbastanza carina”… era più adatta alla gestione. Nel 1961, infatti, aveva creato quella che divenne la rete di prostituzione più esclusiva di Parigi per il decennio successivo.
A quel tempo gestiva un bordello nel lussuoso 16° arrondissement di Parigi. “Ci sono due cose per cui la gente pagherà sempre: cibo e sesso. Non ero brava a cucinare”, aveva detto Madame Claude.
La sua ricca clientela comprendeva personaggi politici e membri della mafia, e il suo status di informatore della polizia le garantiva protezione. La sua rubrica, sosteneva Grudet, includeva i nomi dello scià dell’Iran, John F. Kennedy, Gianni Agnelli e pure Brando… come abbiamo visto nel film di Netflix.
Nel 1976, il giudice Jean-Louis Bruguière iniziò a smantellare l’organizzazione di Grudet. È stata perseguita per tasse non pagate, pari a 11 milioni di franchi ed è fuggita a Los Angeles, ma è tornata in Francia nel 1986, scontando una pena detentiva di quattro mesi. Dopo il suo rilascio, ha tentato di creare una seconda organizzazione di prostituzione, ma nel 1992 è stata condannata a una pena detentiva nella prigione di Fleury-Mérogis.
La sua vita è stata la base del lungometraggio Madame Claude del 1977 diretto da Just Jaeckin e interpretato da Françoise Fabian. Grudet è morta a Nizza il 19 dicembre 2015, a 92 anni.
La Recensione
Madame Claude
Madame Claude potrebbe soddisfare gli utenti che vogliono vedere la natura esplicita dell'industria del lavoro sessuale di Parigi degli anni '60. Per coloro che vogliono esplorare un ritratto complesso di Madame Claude oltre i suoi miti, questo non è il film adatto.
PRO
- Belle interpretazioni
- Ho trovato interessanti gli intrighi oscuri collegati al lavoro della prostituzione
- Mi sono innamorato di Garance Marillier
CONTRO
- Forse esce troppo dal suo obiettivo obiettivo iniziale
- Scene di sesso belle ma abbondanti