Dopo “Il Truffatore di Tinder” ecco un altro prodotto targato Netflix in cui la truffa la fa da padrona: “Inventing Anna”.
“Inventing Anna” è una miniserie di nove episodi che romanza in parte la vera storia di una falsa ereditiera tedesca che si è fatta strada truffando diverse persone delle alte sfere della società di New York. Portata al pubblico nel 2018 da Vanity Fair e dalla rivista New York dopo periodici articoli del New York Post, Anna Sorokin, nota a molti con il suo pseudonimo Anna Delvey, non ha pagato manco un dollaro per soggiornare mesi e mesi in hotel eleganti del centro di New York, ha ingannato il collezionista Michael Xufu Huang facendogli pagare il conto per la sua visita alla Biennale di Venezia del 2015 e ha persino fregato i suoi amici durante un sontuoso viaggio in Marocco. Tutte queste azioni però l’hanno portata alla rovina. Soprannominata la “Soho Grifter”, è stata processata nel 2019, dove è stata dichiarata colpevole sia di furto di servizi che di furto aggravato, poi è stata condannata a 4-12 anni, al pagamento di una multa di $ 24.000 e a restituire circa $ 199.000. È uscita lo scorso febbraio, per buona condotta. I soldi incassati con la serie TV Inventing Anna (320 mila dollari), sono serviti ad Anna Delvey per pagare queste spese.
Nelle mani di Shonda Rhimes, Inventing Anna è piena zeppa di battute deliziose e sottotrame scandalistiche.
La protagonista della serie TV non è la stessa Delvey (Julia Garner), ma piuttosto Vivian Kent, una giornalista della fittizia rivista Manhattan, interpretata da Anna Chlumsky, famosa per Veep. La storia di Kent è basata sulla vita e sul lavoro di Jessica Pressler, la giornalista di una rivista di New York il cui articolo investigativo ha contribuito a rendere famosa la Delvey. Netflix non è stata in grado di assicurarsi i diritti sulla vita di Pressler. La serie “Inventing Anna” include anche un disclaimer: “L’intera storia è completamente vera. Fatta eccezione per tutte le parti che sono totalmente inventate.”
Dopo aver appreso dell’arresto di Delvey, Kent intraprende un viaggio per comprendere la mente misteriosa dell’artista della truffa. Presenta la storia ai suoi editori (tutti uomini), ma loro non sono interessati: hanno bisogno della loro giornalista su altri articoli. Quindi cercano di assegnarli Wall Street #MeToo, ma lei protesta, temendo che tali storie trasformino semplicemente il trauma delle donne in clickbait senza offrire loro un’adeguata protezione o cambiamento.
Insiste quindi sulla storia di Anna Delvey. I suoi redattori acconsentono solo perché la donna è incinta. Tuttavia, Kent è convinta che la storia, riguardi in realtà le disuguaglianze nel sistema di immigrazione degli Stati Uniti. Delvey è nata in Russia ed è cresciuta in Germania. È riuscita a farla franca con le sue truffe incolpando i bonifici internazionali o il fatto che i suoi soldi fossero depositati all’estero. La storia mostra anche come le persone non riescano a immaginare che una donna bianca affascinante possa essere in grado di commettere tali truffe.
Kent e Delvey sono entrambe donne bianche della classe medio-alta che cercano di farsi un nome nonostante il patriarcato capitalista. Una prende una scorciatoia. L’obiettivo della vita di Delvey è creare un club esclusivo incentrato su una fondazione artistica a suo nome. E giura che avrà i soldi quando compirà 25 anni e avrà accesso al suo fondo fiduciario (ma a quanto pare non esiste un fondo del genere). L’altra donna è onesta e laboriosa ma, come giornalista, ammettiamolo, come Delvey, anche Kent ha più capitale sociale che denaro in tasca. Inventing Anna è la storia di due ragazze che cercano di farsi un nome a Manhattan dopo il 2008.
Quando la storia di “Inventing Anna” prende il via, Anna è già in prigione a Rikers Island, dove è in attesa di processo, e Kent inizia a fare visita all’artista della truffa e alle persone nella sua orbita. Kent crea un’immagine di Anna attraverso le storie raccontate da altri: persone che Anna ha incantato, persone che ha truffato.
La serie “Inventing Anna” include anche diverse storie di uomini che, come Anna, hanno truffato il sistema. La maggior parte di loro non è mai andata in prigione, ma Anna ha scontato quattro anni. Questi uomini non sono ritratti come truffatori ma solo uomini d’affari che sanno come funziona il tutto. La stessa Anna dice a Kent in prigione: “si scandalizzano per queste cose ma ogni giorno altre persone rubano milioni di dollari e non vengono mai punite.” Il fidanzato “futurista” di Delvey, Chase Sikorski (Saamer Usmani), è uno speaker di TED Talk romanzato che, sospetta Anna, abbia fregato i suoi investitori. Stava creando un’app e pianificava di raccogliere e vendere dati sulle speranze e paure inconsce degli utenti agli inserzionisti. Se le persone che hanno più 50 anni fanno sogni sulla paura di morire, ad esempio, Big Pharma senza dati non potrebbe saperlo, ma con l’app potrebbe vendere molto più Xanax. Ma c’è qualcosa di strano in quest’applicazione. Chase non ha mai pagato il suo sviluppatore (unico assunto per un’app enorme), che poi non è nemmeno uno sviluppatore. Ora vive felice e contento, eludendo le accuse a Dubai. Anche lui è uno di quegli uomini che l’ha fatta franca.
La versione più nota della storia di Anna è stata scritta da Rachel DeLoache Williams, un personaggio che vedremo più avanti nella serie. Williams ha pubblicato il suo articolo su Vanity Fair, poi lo ha trasformato in un libro intitolato My Friend Anna (2019). In entrambi, Williams, che all’epoca era un editor fotografico presso VF, racconta la storia di un’amicizia andata male in Marocco, dove spiega di come era stata costretta a pagare il conto per un soggiorno di $ 62.109,29 in una villa privata a Marrakech che le due avevano visto sull’Instagram di Khloe Kardashian. Williams è stata a lungo fedele a Delvey, ha detto, perché “chi penserebbe di inventare una storia così elaborata e andare avanti per così tanto tempo?”
Quando le carte di credito di Anna iniziano a essere rifiutate, lei si lamenta, nel suo tipico modo scortese, che la sua banca non farebbe affari con “un paese sporco” (riferendosi, con rude razzismo, al Marocco). Promette di ripagare Williams una volta arrivate negli Stati Uniti. Passano i mesi e, dopo numerosi follow-up e solo $ 5.000 versati tramite PayPal, alla fine diventa chiaro che Williams non vedrà mai quei $ 60.000. Quindi Williams va alla polizia e alla fine lavora con loro in un’operazione che porta all’arresto di Anna. Anna si era nascosta in una lussuosa struttura di riabilitazione a Malibu, rendendosi praticamente irreperibile.
Nel suo libro del 2019, Williams afferma che Anna, che era già in trattative con Netflix al momento del processo, non ha accettato il patteggiamento che le era stato offerto perché lei e i produttori sapevano che un dramma ambientato in tribunale sarebbe stata una buona pubblicità per la serie TV — e avrebbe permesso di creare un finale migliore. Ed è stata una buona pubblicità: Internet è diventato ossessionato dai suoi abiti chic mostrati nell’aula del tribunale, in particolare dal suo iconico girocollo nero e dagli occhiali Céline. Inventing Anna dipinge la Williams come una donna fastidiosa che si è liberata della sua ricca amica. Sì, ha dovuto pagare $ 60.000 in Marocco, ma Anna aveva “speso” parecchi soldi quando erano amiche: giornate in sauna, sessioni costose con una personal trainer molto richiesta (Laverne Cox), innumerevoli cene di lusso al Le Coucou.
Quando Williams prende la parola in tribunale, si lamenta, tra le lacrime, che il debito della sua carta di credito a seguito della loro sontuosa vacanza è stata la cosa peggiore che le sia mai capitata. La replica dell’avvocato di Anna è gelida: “chissà se potremo essere tutti così fortunati come lo sei stata tu”. Procede a calcolare quanti soldi si è fatta la Williams dall’intero calvario. AmEx alla fine ha ritirato le accuse e Vanity Fair le ha pagato $ 1.200 per la sua storia, ma non è tutto. Il suo contratto per il libro è valso $ 300.000 e la HBO ha offerto $ 30.000 per opzionare la sua storia, promettendo altri $ 300.000. Diciamo che la Williams è stata un’approfittatrice in tutto questo.
Torniamo a Kent, la giornalista. Sta lottando per riscattare la sua reputazione. Nel corso della serie, apprendiamo lentamente di un precedente incidente giornalistico, di tipo fake news, per il quale Vivian era stata incolpata. Spera che la sua storia su Anna sia il biglietto d’uscita dalla “scriberia”, un angolo senza finestre dell’ufficio dove gli scrittori più anziani e meno rilevanti vengono collocati e a cui vengono assegnate storie prevedibili tipo #MeToo.
Ci riuscirà? Lo scoprirai vedendo “Inventing Anna”.
Se stai cercando risposte su chi è veramente Anna Delvey, probabilmente rimarrai deluso da Inventing Anna. C’è un episodio dedicato alla sua storia passata, ma non è poi così rivelatore, forse perché la vera Anna è piuttosto noiosa.
Ti lascio al commento finale della recensione con voto. Fammi sapere attraverso i commenti cosa ne pensi tu riguardo a “Inventing Anna”.
La Recensione
Inventing Anna
La serie Inventing Anna vuole disperatamente trasmettere qualcosa al pubblico ma non sempre ci riesce. In un episodio, Anna dice a Vivian che alcuni uomini hanno commesso crimini molto peggiori dei suoi "non affrontando conseguenze, nessuna ricaduta, nessun carcere". Ci sono riferimenti a Donald Trump e Warren Buffet, Martin Shkreli e Billy McFarland. In più la serie ci mostra come i grossi avvocati o aziende di investimento, ti prendono sul serio solo se sei vestita in un certo modo. Anna cambia decisamente look nel tentativo di convincere un avvocato finanziario a prendere in considerazione la sua proposta d'affari. Si tinge con riluttanza i capelli e indossa un dolcevita in stile Steve Job al posto dei suoi abiti sfarzosi e modaioli. Ma oltre a dirci che c'è una discriminazione nei confronti delle donne, Inventing Anna propone poca roba. Purtroppo non è nemmeno la vera storia di Anna Delvey. Dagli un'occhiata comunque, per molti tratti l'ho trovata divertente.
PRO
- Il concetto di discriminazione viene affrontato bene
- Si diverte con le storie dei ricconi di New York
CONTRO
- Non è la vera storia di Anna Delvey