Una riflessione sul tempo e sull’amore, condita con tocco di sicilianità.
Solo un’ora e trentadue minuti da passare sulla terra con la consapevolezza che poi si morirà. È una bella sfida quella che deve affrontare Paolo (Pif), il nostro protagonista.
Paolo è un uomo medio del sud, fa l’ingegnere, più a parole che a fatti, di giorno ha scappatelle extra coniugali e la sera torna a casa a baciare la moglie, e la partita con gli amici è un rito sacro.
Ma non si può sempre ignorare le regole e fregare il sistema perché si finisce per fregare sé stessi; infatti Paolo ha sempre calcolato al millisecondo il momento in cui per entrambi i due semafori dell’incrocio del centro di Palermo sono rossi, riuscendo a passare indenne. Tranne quell’ultima volta, quando anche un camion aveva calcolato il suo stesso millisecondo.
Ma cosa c’è quando si muore? Fiamme ardenti, la luce, angeli e nuvole bianche? No, c’è una sorta di ufficio postale con file chilometriche e dipendenti scocciati, insomma un prolungamento (anche peggiore) della vita reale, con i suoi ritmi lenti e i suoi intoppi, proprio come quello che è successo a Paolo: nel calcolo dei giorni da “scontare” sulla terra non sono state conteggiate le centrifughe allo zenzero, che grazie al marketing sono considerate un toccasana per salute, e quindi meritava quell’ora e mezza in più.
La pellicola è in continuum di flashback, domande, e realtà. Paolo torna alla sua quotidianità con la consapevolezza di essere ad un passo dalla morte, e vuole passarlo con sua moglie Agata (Thony) e i suoi due figli (Angelica Alleruzzo e Francesco Giammanco).
Il tempo però diventa un vero e proprio nemico, e ogni minuto può essere importante quando si tratta di stare con le persone che ami; Paolo smette di dare tutto per scontato, rinuncia alla partita del Palermo, vuole prendere suo figlio Filippo in piscina e vuole convincere Aurora, la figlia adolescente, a rientrare a casa prima; ma la vita ha messo il piede sull’acceleratore e nessuno di loro fa caso al tempo che passa, ai momenti non vissuti, le chiamate perse, le assenze, gli errori.
Paolo non ha mai dato ascolto a nessuno tranne che a sé stesso, ma proprio dieci minuti prima di tornare nell’ “al di là” passa del tempo con sua figlia Aurora, del tempo vero, prezioso, tempo desiderato, tempo vissuto, tempo passato a dare e ricevere amore; e quando Paolo pensava fossero passati più di dieci minuti si rende conto che ne sono passati appena cinque, perché quando stai bene il tempo vola e la vita si allunga.
Per la prima volta Pif decide di lasciarsi dirigere da un regista che non sia sé stesso, Daniele Luchetti, che però lascia molto spazio alla personalità degli attori e al mood della storia caratterizzato fortemente dall’ambiente siciliano, non solo per la cadenza (eccessiva) ma proprio per il modus vivendi e la cultura; una storia che se fosse stata a Milano non sarebbe mai stata uguale.
Momenti di trascurabile felicità è stata la possibilità di Francesco Piccolo di mettere sullo schermo come sceneggiatore, i suoi due libri “Momenti di trascurabile felicità” e “Momenti di trascurabile infelicità” rendendoli una commedia fresca, fatta di tutte le piccole cose alle quali dovremmo dare più attenzione. Qualche nota negativa però c’è sicuramente nella costruzione del racconto: un intreccio a volte poco chiaro e mal amalgamanti.
La Recensione
Momenti di trascurabile felicità
Un film che parla del tempo che passa troppo in fretta e dell'amore che consideriamo sempre meno. Una commedia dolceamara che non osa abbastanza e resta mediocre
PRO
- Recitazione naturale
- Temi coinvolgenti
CONTRO
- Buchi narrativi
- Regia mediocre