Notizia delle ultime ore: il reggae diventa patrimonio Unesco come bene immateriale dell’umanità.
Le motivazione le spiega la stessa Unesco con un twit sul suo account ufficiale, dove spiega l’importanza del ruolo del genere musicale come forma di dibattito internazionale e non solo.
Temi come l’amore e l’ingiustizia sono colonne portanti dei grandi artisti reggae.
Uno fra tutti, quello che ha contribuito di più alla diffusione del genere: Bob Marley.
Spendo due parole in più su Bob Marley perché ne è il più grande simbolo, ma anche artisti come Peter Tosh e Jimmy Cliff hanno dato un grande contributo all’affermazione del genere.
Due parole su Bob Marley
Bob Marley è stato uno degli artisti più folli del pianeta. Non puoi chiamarlo se non così, un uomo che fino all’ultimo giorno della sua vita ha combattuto l’ingiustizia dell’oppressione politica e razziale con la musica. La musica della parola più semplice e complessa: l’amore.
Robert, conosciuto come Bob, non scrive canzoni, ma compone poesie.
Poesie che hanno piegato oppressori e smosso i più deboli. Per questo motivo le sue canzoni sono così famose nel mondo. Parlano di temi complessi, ma con parole semplici. Nessuno, prima di lui, aveva pensato di far convivere nello stesso testo parole come “guerra”,”politica” e “amore”.
E questo è solo uno degli artisti del reggae, che grazie proprio a parole come quelle di Bob Marley, oggi fa parte del patrimonio culturale Unesco.
Possiamo dire che per anni e da anni, il reggae è un arma potentissima contro la guerra e l’oppressione.
Reggae: da voce degli emarginati a musica di condivisione sociale
Nata come voce degli emarginati sociali, oggi il reggae è musica intesa come veicolo per la critica sociale.
Dalla circoscrizione in alcuni Paesi, ad uno dei generi più conosciuti del mondo. Generi dove amore e pace sono parole con obbligo di presenza nel testo. Testo che è divenuto un testo sacro, la Bibbia degli amanti della musica. Anche se non è giusto parlare solo di Bibbia, visto che il genere è condiviso da moltissime realtà religiose e sociali differenti.
Unesco lancia un segnale forte: quella che ieri era la voce di chi non poteva parlare, oggi è un canto collettivo che colpisce i cuori e le menti di milioni di persone.