La cinematografia dei primi anni del terzo millennio ha regalato, per quanto riguarda l’opera dei registi italiani, delle vere e proprie perle. Tra i programmi TV stasera ne spicca una: Respiro di Emanuele Crialese. Nelle prossime righe, puoi trovare la nostra recensione.
Trama
La pellicola, prodotta da Medusa Film e uscita nel 2002, racconta la storia di Grazia, interpretata da Valeria Golino. La donna, che vive in un villaggio di pescatori di Lampedusa, si sente intrappolata in una vita che sembra davvero troppo piccola per il suo carattere esuberante.
Madre di tre figli, è una donna che ama la libertà e che non ha paura né di prendersi cura con tutto l’amore possibile delle persone a lei care, né di mostrare il suo temperamento stravagante.
Questo, in un ambiente chiuso come quello di un’isola come Lampedusa, le procura non poche critiche da parte delle persone che le vivono intorno. Ad un certo punto, per sopravvivere e non rinnegare se stessa e ciò in cui crede, Grazia si troverà costretta a tentare la fuga.
Recensione
In questo film di Emanuele Crialese, classe 1965, che spicca senza dubbio per la bellezza della fotografia, ha un ruolo importantissimo la musica, in particolare quella di Patty Pravo, cantante molto amata dalla protagonista. Grazia si identifica nello specifico con la Bambola, uno dei brani simbolo della Strambelli.
Proprio come una bambola, una creatura artificiale, si sente spaesata in un contesto dove i paesaggi naturali, nonostante la loro bellezza, sembrano delle grandi gabbie dalle quali fuggire.
Seconda prova registica di Crialese, il film è ben riuscito soprattutto per via del personaggio della Golino. Grazie è potenza, vita e vitalità. Quello slancio di libertà e di follia che fa parte di tutti noi e del quale abbiamo paura, esattamente come gli abitanti della piccola isola al largo della Sicilia hanno timore di questa donna.
La dicotomia principale è quella tra il femminile incarnato da Grazie e il maschile che, invece, è concretizzato dagli abitanti dell’isola. Questi due mondi in qualche modo riescono a incontrarsi e, per gli abitanti di Lampedusa, l’energia di Grazia riesce a rappresentare un’occasione di rinascita.
In questo film la Golino restituisce una delle sue migliori prove di attrice. La critica, però, nel corso degli anni ha sempre riconosciuto una cosa: il suo personaggio, seppur intenso, è inscindibile dal mondo dell’isola, con i suoi scenari ricchi di colori e profumi.
Con una macchina da presa che guarda il contesto senza giudicare mai nulla, il film si offre allo spettatore con dialoghi ridotti all’osso, in qualche modo austeri come certi scorci dell’Isola di Lampedusa e come l’atteggiamento che i suoi abitanti, incapaci di accogliere la diversità, adottano nei confronti di Grazia.
Tornando all’interprete principale, che è senza dubbio la colonna del cast, è impossibile non notare la sua espressione spesso attonita, così come il motivo cromatico dell’azzurro, che contraddistingue molte delle scene che la vedono protagonista.
Premiato a Cannes e ai Festival di Toronto e di Atene, questo film è un inno all’importanza dell’accoglienza intesa non solo come apertura all’altro, ma anche come capacità di guardare i lati più scuri della propria personalità.
Con una natura che si fa personaggio e che ‘investe’ lo spettatore con tutta la sua potenza fisica, sensuale e per certi versi spirituale, la pellicola di Crialese presenta una Valeria Golino in stato di grazia – nomen omen – donna, creatrice e coraggiosa come mai prima e mai dopo nel corso della sua lunghissima carriera costellata di successi davanti e dietro la macchina da presa.