Rifkin’s festival è l’ultimo film di Woody Allen, il suo cinquantesimo capolavoro, ambientato in Spagna, esattamente a San Sebastian, dove una coppia americana si stabilisce qualche tempo per lavoro, a cui seguirà lo sfacelo di un matrimonio. Il film di Allen, e che vede come direttore della fotografia il premio Oscar Vittorio Storaro, è stato prodotto nel 2020 (ma in ritardo nell’uscita al cinema per cause legate al Covid-19), ed è disponibile nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 6 maggio 2021.
La trama
Il protagonista è Mort Rifkin, interpretato da Wallace Shawn, un uomo ebreo sulla sessantina che insegna cinema a New York, sposato con Sue, la bella Gina Gershon, che lavora invece come ufficio stampa per la promozione di un attore e regista francese, Philippe, Louis Garrel (guarda caso il vero nome del padre di Louis, un grande regista), nonché affascinante e giovane uomo, motivo per cui lei dovrà presenziare al suo fianco al festival del cinema di San Sebastian, in Spagna.
Mort l’accompagnerà in questo viaggio, abbandonando momentaneamente non solo la sua città, ma il suo psicanalista, indispensabile per un uomo che non fa che discutere di qualsiasi cosa, e il suo medico, altrettanto essenziale per un ostinato ipocondriaco.
Ed eccolo a ritrovarsi come terzo incomodo, tra il bel Philippe e sua moglie, ad assistere agli smielati complimenti di quest’ultima verso un giovane regista verso cui la stima di lui rasenta il piano terra o, forse, è la gelosia ad accecarlo. Nelle lunghe ore di solitudine conosce, per caso, una stupenda dottoressa, Jo Rojas, interpretata da Elena Anaja, che come lui vive all’interno di un matrimonio tumultuoso, anche se per motivi differenti. I due si ritroveranno a passare del tempo insieme, sullo sfondo di una calda Spagna, che permetterà a entrambi di estirpare da loro stessi il senso di colpa e tornare a farli vivere, seppur per pochi attimi, all’insegna di occhi che vogliono realmente vedere, per assistere a che punto siano arrivati col loro matrimonio e con la loro vita.
Ma la realtà è sempre stata per Allen estremamente noiosa, ed è per questo che tutto il film è intervallato da omaggi e rivisitazioni in bianco e nero di alcuni tra i film più belli di sempre che hanno segnato la sua carriera come regista.
L’immaginazione acuta, d’altronde, è sempre stata, e si dimostra ancora con questo film, la sua arma vincente.
Cosa aspettarsi da Rifkin’s festival
Dopo l’autobiografia della sua infanzia, La ruota delle meraviglie, e dopo l’intera sua storia raccontata in uno strabiliante libro, A proposito di niente, Rifkin’s festival è il racconto di Woody Allen negli ultimi anni, ipocondriaco, affidato nelle mani di uno psicanalista, nostalgico verso il passato più che fiducioso verso il futuro.
Nessun nesso con il suo precedente film, Un giorno di pioggia a New York, se non per l’amore per la città di Manhattan, riscontrabile in ogni suo film, e per le romantiche giornate di pioggia che da sempre ci sottolinea amare.
Con Rifkin’s festival i colori sono caldi e soffusi, l’atmosfera rilassata di questo tempo, ma con un rimando continuo ed uno omaggio ai “Grandi del cinema” che hanno ispirato la sua carriera.
I riferimenti sono moltissimi: da Il posto delle fragole, a Il settimo sigillo, da Quarto potere a Un uomo, una donna di Lelouch, da Jules e Jim a Fino all’ultimo respiro, senza dimenticare di omaggiare il grande Federico Fellini e il suo 8 ½.
La polemica verso il nuovo cinema, imparagonabile per Allen con quello dei grandi maestri, è sottile, fatta volontariamente in modo che capisca solo chi conosce. Nonostante Wallace Shawn sia perfettamente calato nella parte, sarebbe stato interessante vedere ancora una volta Woody Allen interpretare la parte di sé stesso, sicuramente più maturo, ma con tutti gli elementi che lo caratterizzano: i sentimenti nostalgici, le camminate solitarie, l’ironia pungente, la passione per Parigi, le manie, e quella sua immancabile voglia di essere sempre altrove.
Rifkin’s festival fa parte di quel tipo di cinema di cui, ancora oggi e forse a maggior ragione in quest’epoca, abbiamo bisogno, per ricordarci di sognare.
Come scrive Woody nella sua autobiografia, A proposito di niente:
“La cosa divertente, quando si gira un film, e il fatto di realizzarlo, l’atto creativo. Gli applausi non significano nulla. Anche gli elogi più sperticati non ti evitano l’artrite e il fuoco di Sant’Antonio. Ed è così terribile che qualcuno non impazzisca per il tuo lavoro? Che qualcuno possa non piacere il tuo film? L’universo si sgretola alla velocità della luce e tu ti preoccupi di un tipo di Sheboygan secondo cui i tuoi film sono lenti? Una signora di Tuscaloosa scrive che sei un genio e tu credi che la sua opinione ti renda Paris a Rembrandt o Chopin? Occupati di cose serie”.
E tu? Sei già tornato nelle sale cinematografiche?
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La Recensione
Rifkin's festival
Rifkin's festival è l'ultimo film di Woody Allen, in cui un insegnante di cinema affronta un viaggio in Spagna con sua moglie che decreterà la fine di un matrimonio.
PRO
- La trama è leggera e divertente, bellissima la fotografia.
CONTRO
- Sarebbe stato bello che la parte del protagonista fosse stata interpretata direttamente da Woody Allen.