“Per troppo tempo, le piattaforme di streaming, le etichette discografiche e altri giganti del web hanno sfruttato artisti e cantautori senza ricompensarli equamente”, si legge nella lettera al primo ministro inglese Boris Johnson.
Tanti musicisti della Gran Bretagna – compresi i giganti citati nel titolo – hanno firmato una lettera aperta diretta al primo ministro inglese Boris Johnson, invitandolo ad abbracciare le riforme che migliorerebbero i ricavi dello streaming per artisti musicali e cantautori.
La lettera è sostenuta dalla Musicians’ Union e dalla Ivors Academy, che rappresentano decine di migliaia di professionisti della musica britannica. Praticamente gli artisti del Regno Unito stanno attendendo un rapporto finale redatto dai membri del parlamento a seguito di un’indagine sull’economia dello streaming (secondo Billboard, il rapporto dovrebbe essere pubblicato prima di luglio).
Tra i firmatari della lettera anche Chris Martin. Ecco alcuni volti noti che compaiono: Damon Albarn, Billy Bragg, Chris Martin, Roger Daltrey, Brian Eno, Marianne Faithfull, Robert Fripp, Peter Gabriel, Bob Geldof, Boy George, Eric Idle, Shabaka Hutchings, Annie Lennox, Johnny Marr, Chris Martin, Laura Mvula, Kate Nash, Jimmy Page, Robert Plant, Sting e Jessie Ware.
“Per troppo tempo, le piattaforme di streaming, le etichette discografiche e altri giganti del web hanno sfruttato artisti e cantautori senza ricompensarli equamente”, si legge nella lettera al Primo Ministro Boris Johnson. “Dobbiamo riportare il valore della musica al suo posto: nelle mani dei produttori.”
La lettera sostiene che le leggi precedenti non hanno valutato il passaggio allo streaming e che qualche riforma aumenterebbe in modo significativo il pagamento medio per ogni stream (ora vale meno di un centesimo) per artisti e cantautori. La principale di queste riforme è una modifica al Copyright, Designs, and Patents Act del 1988, che secondo la lettera garantirà che “gli artisti di oggi ricevano una quota delle entrate, proprio come succede in radio”.
La lettera chiede che venga “garantito un trattamento legale equo per i produttori di musica. Il Regno Unito ha una grande storia circa la protezione dei suoi produttori, imprenditori e inventori. Riteniamo che i creatori britannici meritino le stesse protezioni di altri settori”.
La lettera si chiude affermando: “Affrontando questi problemi, renderemo il Regno Unito il posto migliore al mondo dove diventare un musicista o un cantautore, consentiremo agli studi di registrazione del Regno Unito di prosperare ancora una volta, rafforzando la nostra cultura, consentendo al mercato della musica di prosperare e portare alla luce una generazione di talenti”.