I primi anni, tra povertà e vagabondaggi
River Jude Bottom nasce il 23 di Agosto del 1970 a Madras, primo di cinque fratelli.
Il nome “River” richiama il fiume della vita di cui si parla nel romanzo “Siddharta” di Hermann Hesse; il secondo nome, Jude, è invece ispirato alla canzone “Hey Jude” dei Beatles.
Non è una famiglia facile, la sua. I genitori vengono descritti come due hippie, dediti ad una vita di eccessi e sregolatezze in cui fa capolino sempre più dirompente la grande ombra della droga. River e sua sorella Rain, seppur piccolissimi, sono costretti a suonare per la strada, al fine di aiutare economicamente la famiglia, sempre più sull’orlo del lastrico. River stesso a tal fine impara a 6 anni, da autodidatta, a suonare la chitarra.
I genitori fanno inoltre parte di un gruppo religioso che viene chiamato “I bambini di Dio“, il quale li porta a vagabondare per tutto il paese; man mano, durante tali spostamente continui, vengono alla luce gli altri figli. Prima Joaquin, poi Liberty.
Ma il gruppo di cui fanno parte gli allora Bottom non è altro che una setta, il cui stesso leader, David Berg, è stato accusato in passato di aver violentato ripetutamente le sue due figlie. Secondo le parole di un River adulto, durante quegli incontri venivano praticate orge in cui erano coinvolti anche i bambini. Lui stesso ha dichiarato di aver perso la verginità a quattro anni, con il consenso della madre, che affermava come “il pene di suo figlio fosse di tutti“. Ella stessa, inoltre, ebbe rapporti sessuali con lui, secondo la ricostruzione del giovane. Oltre a questo il padre sprofonda sempre di più nel vortice dell’alcol, e River inizia a sua volta a bere per tenergli compagnia, durante le frequentissime serate di sbronza del genitore. River, in questo periodo, ha solo 10 anni.
La nascita della Fenice
Nel 1977 avviene però finalmente una svolta: la famiglia abbandona la setta, e allo stesso modo lascia anche la cabina sulla spiaggia dove aveva vissuto fino a quel momento, e si trasferisce presso una Chiesa di accoglienza di Caracas.
Per mantenersi, i genitori lavorano come braccianti, i bambini invece si esibiscono per le strade, formando un gruppo chiamato Los Niños Rubios Que Cantan. È in questo periodo che l’intera famiglia diventa vegana, complici i feroci metodi di pesca praticata dai pescatori locali, che sconvolgono non poco in particolare River e Joaquin.
Nel 1978 i Bottom ritornano negli Usa, nasce l’ultimogenita Summer e i bambini iniziano ad andare a scuola. Tutti tranne River, che comunque impara a leggere e scrivere da autodidatta. Un anno dopo la famiglia cambia il proprio cognome nel ben più famoso “Phoenix“, Fenice, a rappresentare la rinascita dalle ceneri e l’inizio di una nuova vita.
L’inizio di una fulgida carriera
Nel 1980 comincia a tutti gli effetti la carriera televisiva di River: recita in alcuni spot pubblicitari e soli due anni dopo arriva il momento del suo primo ruolo in un film: “Sette spose per sette fratelli“.
Ma quello è solo l’inizio: River in pochi anni colleziona parti di successo in numerosi film, dei quali il più importante, all’epoca, è “Explorers” di Joe Dante, dove recita accanto a un altrettanto giovanissimo Ethan Hawke.
Nel 1993 interpreta invece il dolce e ribelle Christopher Chambers in “Stand by me“, ruolo che gli si addice perfettamente e in qualche modo sembra raccontare la sua vera storia di vita.
Tanti altri sono i film che gira successivamente, e tante le amicizie famose collezionate nel frattempo, prima fra tutte quella con il collega Keanu Reeves, conosciuto sul set di “Belli e dannati“.
Tutto sembra procedere a gonfie vele.
I problemi
River, ormai attore acclarato, non ha però solo l’amore dei suoi fan a fargli compagnia; sempre più presente nella sua vita diviene infatti la droga, soprattutto eroina e cocaina, per le quali arriva a spendere fino a 1000 dollari a settimana.
Diventa inoltre sempre più ostile nei confronti dei media, e rifugge i paparazzi, convinto che le fotografie abbiano il potere di rubargli l’anima.
Nello stesso periodo inizia a scrivere una sceneggiatura sua, inerente all’adolescenza del padre, e comincia a dedicarsi anche più seriamente alla musica, fondando insieme a due amici e alla sorella Rain il gruppo di rock alternativo Aleka’s Attic, il quale scrive canzoni usate come colonna sonora per il sopracitato film “Belli e dannati“.
La morte
Arriva la notte tra il 30 e il 31 Ottobre del 1993.
River è invitato al Viper Room, un club di proprietà di Johnny Depp, presente nel locale quella sera; oltre a loro ci sono altri personaggi di spicco quali Leonardo di Caprio, Flea e John Frusciante (rispettivamente il bassista e il chitarrista dei Red Hot Chilli Peppers). Sono presenti anche Joaquin e Rain.
Ma River è strano. Sembra agitato, addirittura stordito, stravolto. Lo descrivono come un pugile che ha preso troppi colpi. Si reca più volte in bagno, talvolta con dei tizi loschi al seguito, che poi si scopre non essere altro che spacciatori; uno di loro dà a River una potente dose di Persian Brown, ovvero una variante di droga tagliata con crystal meth. È il colpo di grazia per River.
Gli amici gli danno tre valium per cercare di migliorare le sue condizioni. Peggio che mai. River vomita, sviene, poi si riprende e insieme alla fidanzata Samantha Mathis esce dal locale per prendere un po’ d’aria. Ma non serve a nulla.
All’una di notte circa River sviene nuovamente, ma questa volta a causa della prima di cinque crisi epilettiche che lo colpiranno di lì a breve. Si dibatte, annaspa, sembra un pesce fuor d’acqua. Nessuno però chiama i soccorsi; sono coinvolte droghe, del resto, e nessuno vuole finire nei guai.
Passa quasi un’ora, e River ormai diventa blu, in preda a una nuova crisi epilettica iniziata circa 8 minuti prima. Solo allora Joaquin si rende conto della situazione, chiama i soccorsi in lacrime, ma quando arrivano River è già morto. Gli è scoppiato il cuore. Nel sangue viene riscontrata la presenza di una dose di eroina e cocaina rispettivamente otto e quattro volte maggiore rispetto alla quantità letale, oltre ad altre droghe di vario tipo, senza però aver segni di punture di ago in nessuna parte del corpo. Aveva 23 anni.
I postumi
Successivamente, River viene inserito dall’Empire nella classifica dei 100 attori migliori di tutti i tempi, ricoprendo l’ottantaseiesimo posto, e viene definito una fonte di ispirazione da attori quali Di Caprio, Jared Leto e James Franco. Quest’ultimo gli dedica un lungometraggio chiamato “My own private River“, nel 2012.
Ma a nulla in fin dei conti serve tutto ciò. Nessuna celebrazione, nessun omaggio, nessuna commemorazione, potrà mai far ritornare a scorrere il Fiume di Phoenix, la cui corsa si è arrestata definitivamente in quella scura notte di Halloween, su un marciapiede freddo e duro, in quella che è stata una tragedia annunciata, ma che comunque mette davvero tanta tristezza.