Cosa sarebbe, infatti, il Festival della Canzone Italiana senza la presenza degli spettatori seduti nella platea del teatro Ariston? E, d’altro canto, si può ignorare il periodo di crisi pandemica in cui stiamo vivendo?
In un momento storico come questo, che non si è mai verificato prima di oggi, la battaglia alla pandemia da Covid-19 si combatte in ogni ambito, anche quello televisivo. Non sarebbe facile, infatti, gestire dal punto di vista sanitario la presenza di centinaia di persone in un solo luogo, soprattutto perché il pubblico dovrebbe cambiare ogni sera, e generalmente Sanremo dura cinque serate.
Sanremo 2021 confermato a Marzo
Come fare, quindi? Questo è uno dei temi discussi durante una riunione tra i vertici di Rai Uno e Amadeus, direttore artistico di Sanremo. La Rai ha comunque ufficializzato che il Festival si terrà dal 2 al 6 marzo 2021, da martedì a sabato come ormai da abitudine, cercando di chiarire anche come verrà gestita l’emergenza sanitaria che stiamo affrontando in questi ultimi mesi.
“Tra i temi affrontati nel corso dell’incontro, il Protocollo sanitario e organizzativo che sarà a breve sottoposto alle autorità competenti in modo da poter prevedere una presenza del pubblico nella platea del Teatro Ariston.”
Questa la nota ufficiale rilasciata dopo la riunione a viale Mazzini, che ha sollevato non poche polemiche tra gli addetti ai lavori. Un protocollo sanitario e organizzativo sarà, infatti, in grado di garantire totalmente la tutela della salute per tutti coloro che lavoreranno alla kermesse canora? Non è facile riuscire a tenere tutto sotto controllo, né garantire una reale sicurezza per tutti.
Sanremo senza pubblico
Visto il periodo attuale, non avrebbe più senso optare per un Festival di Sanremo senza pubblico? Il 2020 è stato un anno di rinunce, il 2021 si avvia nella medesima direzione, tutti sono stati chiamati a fare sacrifici, e forse sarebbe il caso di rivedere anche le regole di programmi che hanno la stessa impostazione da decenni. La decisione della Rai, inoltre, ha determinato una serie di alzata di scudi da parte di chi lavora nel settore, contrario a mettere a repentaglio la salute dei lavoratori e degli artisti in gara.
Artisti e maestranze contro il pubblico in sala
Enzo Mazza, a capo della Fimi, ha detto essere:
“esclusi per i nostri artisti scenari con palchi esterni, passerelle con pubblico, stand di sponsor e radio e incontri stampa. Tutto dovrà avvenire in streaming come accade oggi in qualsiasi altro evento, a partire dal festival del cinema di Berlino, che si tiene nella stessa settimana di Sanremo. Sanremo non deve godere di extra-territorialità. Il resto del Paese non solo non capirebbe ma rimarrebbe negativamente colpito se venissero concesse deroghe solo per la necessità di accontentare esigenze economiche di Rai e del Comune di Sanremo. “
Dello stesso avviso l’Art Directors Club Italiano, l’associazione che, da trentacinque anni, riunisce i principali creativi e pubblicitari italiani, le cui rimostranze sono state rese note da Vicky Gitto, a capo della Adci, e ricalcano quelle della Fimi:
“In un momento in cui la pandemia aggredisce, l’economia è in crisi e tutti, e nello specifico penso al mondo della cultura e dello spettacolo, sono diligentemente fermi. Ipotizzare un Festival aperto al pubblico, ci suona come una nota stonata. Ritengo non ve ne sia bisogno: il Festival è uno show televisivo, non teatrale, cui la presenza in platea di qualche centinaio di “privilegiati” non aggiunge nulla. Poi, che messaggio passerebbe a tutti gli italiani che stanno affrontando grandi sacrifici? Che musei, cinema, teatri e tutto l’indotto debbano diligentemente, come peraltro stanno facendo, starsene chiusi e invece il Festival di Sanremo.”