Il 20 Luglio del 1969 accadde un evento eccezionale per tutta l’umanità che ispirò le menti artistiche più sensibili ad episodi di “stranezza” accaduti nei secoli. Così, nove giorni prima che l’astronauta Neil Armstrong mettesse piede prima di chiunque altro sul suolo lunare, David Bowie pubblica “Space Oddity” un racconto visionario che proiettò la musica in un nuovo mondo, quello della fantascienza.
“Space Oddity” è il singolo che anticiperà l’uscita del secondo album del “Duca Bianco” dal titolo omonimo. L’occasione si rivelò imperdibile per la Philips, l’etichetta discografica dell’artista inglese, che decise di rendere disponibile sul mercato il fortunatissimo 45 giri con lato B “Wild Eyed Boy from Freecloud”. Questo capolavoro dell’artista inglese racchiude nel suo titolo una storia particolare. L’album uscì il 4 novembre del 1969 sia negli USA che in Inghilterra, ma con due titoli completamente differenti. Nel Regno Unito si chiamò “David Bowie”, lo stesso del suo album di debutto del 1967, mentre negli Stati Uniti venne pubblicato dalla Mercury Records come “Man of Words/Man of Music.”
Si può dire che la storia ha dato ragione all’entourage di Bowie, poiché “Space Oddity” oltre ad aver raggiunto i primi posti della classifica inglese due volte a distanza di sei anni, detiene ancora oggi il primato dei 45 giri più venduti dell’artista inglese nel Regno Unito. “Space Oddity” è stato il suo effettivo trampolino di lancio che ha scioccato il mondo musicale, tanto da essere ormai entrata nella cultura di massa e tradotta in più lingue: nota è la traduzione italiana del 1970 cantata da Bowie in persona “Ragazzo solo, ragazza sola”, con un testo in realtà non attinente a quello originale.
Il significato del brano
Il brano racconta il viaggio spaziale del Maggiore Tom, che si appresta a fluttuare nello spazio con una certa dimestichezza e un occhio affascinato dallo spettacolo a cui sta per assistere. Alcuni versi malinconici come “I think my spaceship knows which way to go” (“penso che la mia astronave sappia quale via seguire”), si rifanno più largamente a un senso di estraniazione ed emancipazione da una situazione poco gradevole, per poi proiettarsi verso un futuro migliore, dove naturalmente c’è anche l’obbligo di assumersi le proprie responsabilità di adulto.
Altri versi come “Planet Earth is blue, and there’s nothing I can do” potrebbero far pensare allo stato arrendevole con cui l’artista in quel periodo approcciava al mondo discografico e alla sua particolare dimensione esistenziale precaria. Alcuni critici, forzando un po’ la mano, hanno accostato tale verso alla prima frase pronunciata dal cosmonauta sovietico Jurij Gagarin durante il volo orbitale attorno al pianeta. Altri hanno addirittura avanzato delle teorie per cui Bowie potrebbe aver creato un personaggio mandato in orbita dalle figure dell’establishment, imponendo all’artista di fare la sua parte nella promozione mediatica dell’evento spaziale, il che ha portato a ipotizzare che il suo stato d’animo al momento del “lancio” riflettesse l’arrendevole senso di isolamento del protagonista.
Non mancano infine dei riferimenti all’uso di stupefacenti nel “viaggio” del Maggiore Tom, suggerendo che il conto alla rovescia, il decollo e il «fluttuare nel modo più strano» potrebbero essere riferiti all’assunzione di droga e al suo effetto.
Lo stesso Bowie, circa dieci anni dopo rispose molto acutamente a tali provocazioni:
“C’era la grande esplosione tecnologica americana che ha spinto questo ragazzo nello spazio, ma una volta arrivato non era del tutto sicuro del perché fosse lì. Ed è lì che l’ho lasciato… Una volta resosi conto che l’intero processo che lo spinse lassù è decaduto è entrato in un processo di decomposizione. Ma lui vuole tornare nel rassicurante grembo, sulla Terra, dove tutto è iniziato… Si tratta di uomini dello spazio diventati dei drogati».
David Bowie ha sempre voluto mantenere delle incognite sul significato intrinseco del brano: «Riguarda l’alienazione», disse una volta, aggiungendo di essere molto portato a immedesimarsi col protagonista. Nel luglio 2002, in un’intervista con Paul Du Noyer della rivista Mojo, il cantante è tornato sul significato del brano affermando che “Space Oddity” parla solamente «del sentirsi soli».
Eppure, anche se l’alienazione e la solitudine rappresentano possibili chiavi di lettura, “Space Oddity” non è un brano assolutamente cupo e disperato, ma più che altro raffigura l’interpretazione distopica della realtà circostante di un’artista mistico.
Le influenze maggiori che ispirarono David Bowie a comporre “Space Oddidy” furono sicuramente le pellicole cinematografiche:
«Molti film mi hanno profondamente impressionato negli anni sessanta e uno dei più importanti è stato 2001: Odissea nello spazio. Lo collegavo al senso di isolamento. Questo e diversi altri elementi modellarono molte delle mie performance, e forse hanno predetto il mio stile di vita negli anni settanta.»
Il celeberrimo film di Stanley Kubrick del 1968, ebbe un impatto decisivo sulla creatività del cantante. Bowie stesso disse che fu particolarmente colpito dalle immagini del finale di “2001: Odissea nello spazio”, tanto da inserire nella coda della canzone un riferimento a “Atmospheres”, la composizione di György Ligeti che si trova nel finale del film.
Anche la scrittura fantascientifica di Ray Bradbury è una delle fonti d’ispirazione per “Space Oddity” e per altri celebri capolavori del “Duca Bianco”. In particolare furono decisivi i racconti di The Illustrated Man che comprende “The Rocket Man”, in seguito ispiratore anche per Bernie Taupin e Elton John, dove la vita dell’uomo dello spazio appare noiosa e isolata come quella di un commesso viaggiatore.
“Space Oddity” è una canzone che a sua volta ha avuto un forte ascendente su numerosi artisti che per la prima volta approcciavano al mondo discografico. La sua influenza fu talmente forte che venne inserita tra le “500 canzoni che hanno plasmato il rock and roll” della Rock and Roll Hall of Fame.
Il disco che portò al successo l’artista inglese è un mix di diversi generi: dal suggestivo folk proveniente dai cantautori d’oltre oceano, alle “novità” del rock psichedelico e del rock progressivo che portarono l’artista inglese a collaborare con musicisti del calibro di Paul Buckmaster, il batterista dei Pentangle Terry Cox, e Rick Wakeman, turnista futuro membro di Strawbs e degli Yes.
In “Space Oddity” il Maggiore Tom parte per lo spazio e non fa più ritorno sulla Terra, un’analogia con il suo autore David Bowie, che con questo brano immortale ha scoperto di essere in grado di disegnare immagini futuristiche che, per citare il biologo Edward Osborne Wilson, vanno oltre il concetto stesso di esistenza umana.