La parola ridicolo è ciò che mi è venuto subito in mente dopo aver visto questa scena di “Svaniti nella notte”:
Dopo il rapimento dei figli, la moglie di Riccardo Scamarcio afferma di essere già partita e di trovarsi in un aeroporto sconosciuto. Tuttavia, poco dopo, la vediamo tornare in taxi. Come ha fatto a essere a casa del marito così rapidamente?
Ma di cosa parla Svaniti nella notte?
Quando i figli di un padre, che sta affrontando un doloroso divorzio, scompaiono dalla loro isolata proprietà di campagna, egli si lancia in una pericolosa ricerca.
Dopo anni passati a guardare film, penso di aver sviluppato un sesto senso.
Oggi, questo sesto senso, simile a quello del film con lo stesso nome, mi mette in allerta ogni volta che mi siedo davanti allo schermo con penna e taccuino.
Una voce nella mia testa mi ha implorato di chiudere il browser pochi minuti dopo l’inizio del thriller di Renato De Maria, “Svaniti nella Notte”.
La scena iniziale, girata sull’acqua e volutamente manipolativa, sembrava un disperato grido d’attenzione, ma ho presto capito che doveva essere un avvertimento.
Pietro (Riccardo Scamarcio) e sua moglie, Elena (Annabelle Wallis), nuotano con i loro figli. Si immergono in acqua e, risaliti in superficie, si accorgono che i bambini sono scomparsi. Mentre i genitori gridano “Bianca! Giovanni!”, la scena si sposta su Pietro ed Elena che discutono di fronte a un giudice con i rispettivi avvocati. Il film ci porta a credere che i bambini siano morti, e che ciò abbia messo a dura prova la relazione della coppia, portandoli al divorzio.
Ma “Svaniti nella Notte” subito ti spiazza: i bambini sono vivi, stavano solo facendo uno scherzo ai genitori.
Pietro ed Elena stanno divorziando, sì, ma per un altro motivo. Quale? Non ha importanza. Il motivo della separazione è debole come la loro storia passata.
Tutto è volutamente vago, tranne il fatto che Elena non vuole più vivere con Pietro e ha abbandonato il loro sogno, che comunque non ricordo.
Potrei rivedere il film per cogliere i dettagli, ma sarebbe inutile. “Svaniti nella Notte” si basa interamente sui suoi “colpi di scena”. De Maria pone così tanta fiducia nella trama che trascura attori e stile. L’enfasi sugli sviluppi inattesi sacrifica sia lo sviluppo dei personaggi che l’estetica della regia. La storia è piena di depistaggi, e De Maria non fa altro che puntare la telecamera su ogni cosa in modo minaccioso. La narrazione è punteggiata da indizi fuorvianti e ogni scena, compresa quella in cui Elena osserva Pietro partire con la barca, trasmette un senso di disagio e suggerisce che qualcosa non va. Lo schermo sembra sussurrare: “qualcosa non va decisamente”.
Anche le espressioni di Scamarcio inviano segnali sospetti al pubblico.
Pietro appare sempre colpevole, come se ci dicesse che le cose peggioreranno. Una delle mie lamentele è che non peggiorano abbastanza. Quando Pietro è sulla barca con della droga e il motore smette di funzionare, deve chiamare la guardia costiera. Un uomo che cerca di nascondere droga alla polizia? La scena dovrebbe essere piena di suspense o terrore. Ma l’esecuzione di De Maria è così blanda che sembra una tranquilla scena di una cena in famiglia.
La sensazione è la stessa di quelle riprese solari di Pietro e la sua famiglia sorridenti. Con De Maria non provi quasi nulla. Alla grande rivelazione del film provi shock misto a incredulità, ma è dovuto alla prevedibilità. Pochi minuti prima della rivelazione, cogli un’idea assurda e, quando si scopre che è il vero segreto del film, spalanchi gli occhi e ridi.
Perché pagare i registi per simili assurdità quando il pubblico è perfettamente in grado di immaginare colpi di scena ridicoli come questi?
E tu hai visto Svaniti nella Notte? Cosa ne pensi? Dì la tua nei commenti qui sotto. Per me merita un 3.
La Recensione
Svaniti nella Notte
"Svaniti nella Notte" è un thriller ridicolo e prevedibile che sacrifica la sostanza per i colpi di scena senza senso.
PRO
- I colpi di scena non mancano.
CONTRO
- Trama prevedibile.
- Personaggi poco sviluppati.
- Esecuzione blanda.